19/9/2016 ● Cultura
Laica-mente (all’attenzione della dott.ssa Montari)
Subito un paio di premesse. Seguo con particolare attenzione i suoi
interventi sul blog, interessato come sono al Vangelo, soprattutto in quelle
preziose occasioni di attenta esegesi quali si dimostrano essere le sue.
Riguardo al mio essere debordante ... beh, ne sono consapevole. Ho avuto già
modo di precisare che scrivo in modo autoreferenziale. Non ho intenti
divulgativi, quindi non mi pongo il problema di essere “digeribile”.
Nel mio precedente scritto la condanna era diretta principalmente al
capitalismo, e all’istituzione ecclesiastica solo di rimando, per quel ruolo
comprimario che giudicavo insensato dacché il Cristianesimo – sintetizzando il
concetto - ha tenuto a battesimo quell’idea di progresso che invece il
capitalismo nega a noi tutti. È già la seconda volta che mi imbatto in una
difesa di ufficio per una chiamata in correità della Chiesa (allora l’argomento
era la pace). E, ad essere sinceri, imbastire una dialettica con interlocutori
che assumono posizioni assolutistiche, monocolori, é operazione che si rivela a
volte complicata, in particolare quando l’oggetto di discussione è la Chiesa,
l’azienda che opera nel campo del Bene in regime di monopolio – e alla quale, in
virtù di tale circostanza, si tende a riconoscere un operato in buona fede anche
in caso di palesi errori. Tuttavia incontro serie difficoltà a riconoscere
quest’ultima in capo a chi ha compiuto nefandezze in nome di Dio, nominandolo
dunque non invano ma, peggio, a sproposito.
Purtroppo non riuscirò ad essere breve ... troppa carne al fuoco.
Innanzitutto il “Dio è morto” di Nietzsche è una metafora che ho spiegato meglio
in un mio precedente scritto e che allude proprio al nichilismo che lei stessa
cita quale male moderno. La nostra religione ci parla di progresso, di
ottimismo, ma la società contemporanea ha deciso di fare a meno di Dio. I valori
cristiani sono stati abbandonati e al loro posto non sono subentrati nuovi
valori ... nichilismo, appunto. E, senza Dio, non riusciamo a fornire uno scopo
alle nostre azioni, a legittimarle in vista del futuro. Oggi è il capitalismo ad
aver preso il posto di Dio, con il suo principale comandamento: “non avrai altra
società all’infuori di questa”. Nella quotidianità del nostro vissuto Dio non ha
quel ruolo da protagonista di un tempo e quella cifra, 2 miliardi, censisce
cattolici che nella stragrande maggioranza non pregano, non vanno a messa, non
officiano i sacramenti e vivono in spregio della Parola di Dio. Ciò accade
quantomeno in Occidente, dove accettiamo supinamente i rapporti di forza
scaturenti dal mercato, dunque i conflitti sociali, con buona pace della Chiesa
che, anziché diffondere attivamente il concetto di uguaglianza, invoca la
solidarietà: gran parte della società deve quindi rassegnarsi al ruolo di
“ultimi”, e a ricevere la beneficienza proprio da coloro che si appropriano
delle risorse prodotte col lavoro degli umili. Giusto per fare un parallelo, non
tutte le religioni approvano l’ingiusta speculazione: nel sistema creditizio
musulmano, ad esempio, è vietato richiedere interessi per i prestiti.
Anche dell’ideale della libertà mi è capitato di scrivere, premendomi
sottolineare che fino al ‘700 è stata una parola censurata nella cultura di ogni
tempo, fino a quando Schiller fa gridare ai masnadieri “libertà o morte”. La
stessa Chiesa, agli ordini del Papa Re, ghigliottinava i repubblicani, fautori
della libertà politica. E lì ne evidenziavo l’importanza, quale il principale
degli ideali, tutti gli altri non potendo realizzarsi in assenza di essa. Resta
il fatto, tuttavia, che è strumento difficile da maneggiare e, inoltre, il
Potere ne ha sempre fatto un uso distorto. Lei stessa, presa dalla retorica, fa
cenno al sacrificio di quanti sono morti in nome della libertà. Peccato che
nella maggior parte delle guerre ciascuna delle due parti non si esime dal
menzionarla nella sua propaganda. E cosi gli USA conducono una battaglia di
libertà contro i nazisti (e per averci salvato stiamo ancora pagando un tributo
nei loro confronti in termini di libertà: nell’immediato assicurandosi che le
elezioni le vincesse la DC dell’epoca, così oggi continuiamo a mostrar loro
sudditanza nella politica estera), che a loro volta all’inizio della guerra
arringavano la folla facendo appello alla necessaria conquista della libertà del
popolo tedesco dal complotto giudaico-plutocratico-massonico globale degli USA.
Garibaldi pure ha “liberato” il Sud, salvo in seguito scoprire – grazie ad una
tardiva opera di revisionismo storico - che di conquista si è trattata ...
questioni di punti di vista: già, il relativismo. Strano che per parlare di
libertà, come nel grido dei masnadieri, debba scorrere necessariamente del
sangue. Per questi motivi ritengo più opportuno tirare in ballo il più concreto
concetto di emancipazione, da tutto ciò che influisce a tal punto sul nostro
libero arbitrio da far sì che le scelte individualmente adottate non siano in
realtà genuinamente nostre.
Lei condanna inoltre il relativismo, senza fare alcuna precisazione che, credo,
sia invece dovuta. E sì, perché se allude all’esasperazione del concetto sono
d’accordo, soprattutto in campo etico, dacchè si perderebbe ogni punto di
riferimento riguardo ai valori su cui informare la vita sociale. Tuttavia il
relativismo è di fatto una conquista che ha segnato il progresso culturale
dell’Occidente, a discapito dell’assolutismo che sovente si è dimostrato un male
(lei stessa fa cenno agli errori/orrori in cui tutti gli assolutismi incedono).
La nostra Costituzione, davvero la più bella del mondo, esprime tale concetto
come l’affermazione del pluralismo, contro ogni confessione ideologica o ipse
dixit che dir si voglia: a tutte le opinioni, minoritarie o maggioritarie che
siano, va riconosciuta pari dignità, non esistendo preconcetti e pregiudizi
universalmente validi. Da convinto laicista – e d’altronde, come si può non
essere tali? – difendo le mie opinioni tendendo l’orecchio a quelle altrui.
Sebbene sia una conquista già dell’Illuminismo – rispecchiata nel celebre
aforisma erroneamente attribuito a Voltaire “non condivido la tua idea ma darei
la vita affinché tu la possa esprimere” – in campo religioso si è ancora avvezzi
ad approcciarsi alla dialettica facendo ricorso a verità assolute. Un mondo così
tratteggiato, in bianco e nero – anziché composto da una scala di grigi – è la
versione estremamente semplicizzata di una realtà ad opera proprio di quel
trascendente che invece mostra quanto mistero celi la nostra complicata
esistenza. Davvero invidiabile è la posizione di chi nutre certezze, essendovene
una sola indiscutibile, ovvero che tutto è opinabile - tranne quei valori che,
pur astratti, servono da necessario punto di riferimento per il progresso
culturale dell’umanità. Aristotele sosteneva che una mente può reputarsi davvero
matura quando riesce a contemplare un’idea senza lasciarsi “comprare” da essa.
L’essenza del laicismo è proprio questa, analizzare pensieri e concetti
tenendoli a debita distanza, come uno scienziato farebbe studiando i fenomeni
fisici, senza lasciarsi possedere. La corruzione umana, che semplicisticamente
chiamiamo Male, non nasce dal mero errore, quanto dall’insana perseveranza nello
stesso. In psicologia si dice “se sai non sei” ... e viceversa. Un avaro non sa
di essere tale, e nel momento in cui se ne rendesse conto cesserebbe di esserlo.
Mafiosi pluriomicidi, e politici loro conniventi, sovente si sono mostrati
cattolici osservanti ... evidentemente ritenevano legittime le loro pratiche
feroci, non in contrasto con la volontà di Dio.
Torno nuovamente sulla questione della libertà quale strumento difficile da
maneggiare. La libertà è appunto relativa, essendo un concetto di relazione,
quindi non è il poter fare quello che si vuole ... e su questo siamo d’accordo.
La libertà ha bisogno di disciplina e di consapevolezza. Il libero arbitrio è
diretta conseguenza del peccato originale, poiché dall’aver conseguito la
conoscenza del bene e del male deriva per l’uomo il dover decidere da solo, sì
liberamente ma consapevolmente la giusta opzione. Il problema, anche stavolta
correttamente inquadrato da Nietzsche (“Al di là del bene e del male”), riguarda
come gli ideali vengono intesi dall’uomo. Anche questi sono una peculiarità
della nostra religione che, contrariamente a quel che lei sostiene, tramite gli
stessi predica una sorta di fuga dal mondo. Qui cadiamo in quella sorta di
schizofrenia, di corto circuito che viene a crearsi a volte tra il Vecchio ed il
Nuovo Testamento. Il primo parla di un Dio che si rivela al Suo popolo eletto, a
quel tempo in condizioni di cattività in Egitto. Un popolo interamente schiavo
si dà una religione che, date le circostanze, parla di un’altra vita in cui
potranno riscattarsi coloro che hanno patito in quella terrena, che privilegia
l’ideale rispetto al reale, dato che questa seconda dimensione li vede
soccombere. Dunque è magari la nostra religione a poter essere interpretata –
male – una fuga dal mondo, mentre è al contrario l’orientale Buddismo ad
invitare, al riguardo, all’accettazione della condizione umana. Questa visione
dell’esistenza degli opposti in termini assoluti, il Bene e il Male ecc., è
pericolosa nelle mani di uomini culturalmente poco attrezzati. E il cattolico
medio, mediamente poco attrezzato culturalmente, è tale anche in quanto a
cultura religiosa. Già la percentuale di praticanti è esigua, e di questi ben
pochi vanno al di là di qualche passo tratto dall’omelia. Io, ad esempio, pur
essendo credente sono un convinto anticlericale, per una lunga serie di ragioni.
Essenzialmente si critica la Chiesa per le ingerenze nel potere temporale, per
un Papa che ha abrogato la pena di morte solo nel 1969, capo di una istituzione
responsabile, direttamente o indirettamente, di milioni di morti, così
intimamente corrotta che anche un Papa come Giovanni P. II ha dovuto convivere –
consapevolmente perché chi comanda non può non sapere, per principio – con lo
IOR ai tempi di Marcinkus. Ma un credente dovrebbe condannare ancor più
severamente gli indebiti interventi sulla Parola di Dio, ovvero la disinvoltura
con cui ha interpretato passi del Libro che in seguito, diventati dogmi (col
tempo diventati un numero cospicuo), sono stati pretesto per mandare al rogo
milioni di persone e costringere all’abiura autori di opere culturali di immenso
valore. Se il Vangelo parla di Conoscenza, la Chiesa si è fin troppo adoperata
nell’Oscurantismo (la Controriforma ne è l’esempio massimo).
Io sono un credente, ma prendo la cosa con la serietà dovuta, quindi non mi
lascio facilmente suggestionare dai “professionisti” della fede. Da buon laico
credo che ognuno di noi, con il proprio esempio di vita, collezionando il più
possibile comportamenti virtuosi, possa influire sulla coscienza collettiva e
rendere il mondo migliore ... che è quello che lei dice di fare, e per questo
chapeau!. Ecco, sono uno di quelli che pensa che se praticanti e uomini di
Chiesa non riescono ad essere da esempio, beh ... la loro pratica è vuota
teoria. Non solo non mi/ci è utile, ma è pernicioso perché sortisce l’effetto
contrario, ovvero allontana la gente da quella che è un’occasione fondamentale
per la celebrazione del divino, ossia il momento aggregativo. Quindi, pur
sapendo di non essere popolare nel criticare la Chiesa, è la mia delusione che
si sente autorizzata a farlo. Mi creda, io per primo desidererei vivere in una
società in cui sia la buona novella a dettare le azioni di ciascun individuo, ma
se proprio coloro che dovrebbero indurci ad adottare tale stile di vita
antepongono il materialismo quale priorità assoluta, allora dall’odierno
nichilismo non guariremo mai. “Scherza coi fanti ma lascia stare i santi”: la
corruzione dei politici la condanniamo, ma continuiamo a pendere dalle labbra di
uomini di chiesa che girano in SUV, utilizzano l’i-phone e gestiscono capitali
degni di un imprenditore. Il mondo è dominato dal materialismo ... chi dovrebbe
fare da esempio virtuoso? Lei che conosce meglio di me il Vangelo: dei tre voti
non è proprio la povertà che annovera il maggior numero di riferimenti? Papa
Francesco esterna condanne formali e dà il buon esempio, ma sinora non ho
notizie di cardinali che abbiano lasciato il loro attico di qualche centinaio di
mq al centro di Roma. Questi pastori dovrebbero convincerci che il materialismo
é una strada da non intraprendere e indicarci la via della fede? Scusi la
battuta, ma tanto vale chiedere lumi al navigatore satellitare.
PS: spero che consideri la mia solo come una spiegazione più dettagliata del
“mio” pensiero, quindi solo quale utile chiarimento riguardo alle posizioni
personali espresse nel precedente scritto ... nulla di più. Assistere alle
storture del nostro mondo senza denunciarle, che ne siano protagonisti fanti o
santi non fa differenza, è una forma di complicità. La saluto cordialmente.