8/9/2016 ● Cultura
Uscire dal torpore, dal rumore di piazza
Colui che è ritenuto “il cantore delle immagini” della Chiesa d’Oriente, san
Giovanni Damasceno, suggeriva: «Se un pagano viene e ti dice: Mostrami la tua
fede!, tu portalo in chiesa e mostra a lui la decorazione di cui è ornata e
spiegagli la serie dei quadri sacri».
Nell’incontro tra arte e storia, l’identità di una comunità si esprime senza
aggiungere troppe parole, senza inventare storie della propria gente.
“Il pittore Georges Braque in modo folgorante affermava nel suo saggio "Il
giorno e la notte" che «l’arte è fatta per turbare, mentre la scienza rassicura».
Ora l’arte vuole ancora turbare, ma lo fa solo scandalizzando e provocando, non
più inquietando le coscienze, le menti e i cuori, costringendoli ad affacciarsi
sull’abisso dell’Infinito, dell’Oltre, dell’Altro” [cfr.
www.vatican.va].
Non dimentichiamoci - mai! - che ogni visitatore, ogni ospite di una comunità
porterà via l’immagine della cultura del luogo, divenendo a sua volta "il cantore" dell'altrui identità, cioè di quella gente che ha incontrato nel suo viaggio di conoscenza. In questo
senso, tra gli operatori, in particolare in coloro dediti agli aspetti inerenti
il tema culturale del patrimonio artistico della Chiesa, si ritrova una comune riflessione: “Perché
la Chiesa oggi dovrebbe interessarsi di arte, o meglio delle arti? Perché
dovrebbe prendersi cura del proprio patrimonio culturale, materiale e
immateriale? Semplicemente perché l’ha sempre fatto? Potrebbero invece proprio i
“beni” sedimentatisi nei secoli e la produzione di nuovi rivelarsi un “bene” per
ridiscutere e ridefinire la propria identità e il proprio ruolo in un presente
lacerato e di difficile interpretazione?” [cfr. Luoghi dell’infinito,
settembre 2016]
Ecco, io credo che l’essenza di una comunità, la vera radice, la più profonda, si conservi (ancora!) nell’essere cosciente del ruolo da interpretare (non da recitare!) dentro la propria identità
collettiva.
In fondo, basterebbe uscire dal torpore che, talvolta, avvolge culturalmente le
nostre comunità, distratte da tanto inutile rumore di piazza.
8 settembre, alla "Natività della Beata Vergine Maria"