13/6/2016 ● Cultura
Film: "L'uomo che vide l'infinito" di Matt Brown
Il film tratto da un libro di Robert Kanigel narra la storia di Srinivasa
Ramanujan, autodidatta, genio matematico dal cuore semplice che, conscio delle
proprie capacità, decide di scrivere una lettera al professore Godfrey Harold
Hardy, illustre e esimio matematico del Trinity College, per sottoporgli alcune
idee sui numeri.
Il professore, intuendo le potenzialità del giovane, gli organizzò il viaggio
dall'India a Cambridge, diventando il suo tutor, nonostante i pregiudizi di
tanti inglesi che consideravano gli indiani di razza decisamente inferiore,
adatti a svolgere soltanto lavori meramente esecutivi.
Il film evidenzia il tenero rapporto di amicizia tra il giovane e l'anziano
professore, nonostante la differenza di pensiero nei confronti della fede. Nel
film emerge la grande forza di volontà del matematico, la dedizione per la
conoscenza, l'amore che pervade il suo animo per la famiglia, unito al rispetto
degli usi e tradizioni degli altri.
Ramanujan, sorretto da una grande fede," esploratore del l'infinito", dimostra
con le sue ricerche amore per l'umanità, al pensiero che i suoi studi potranno
servire a migliorare le condizioni di vita delle persone.
Il giovane, morto prematuramente, lasciò in eredità molti teoremi , che a
distanza di decenni, sarebbero stati utilizzati in settori della chimica,
dell'informatica, nello studio dei buchi neri e nella gravità quantistica.
Certamente la vicenda di Ramanujan rappresenta un caso unico nella storia della
matematica, considerato l'isolamento dal punto di vista economico e culturale
dalla comunità scientifica.
Non possiamo escludere l'intervento della mano divina, che illuminando la sua
mente , gli ha permesso di comprendere alcuni complessi meccanismi che regolano
le leggi dell'universo.
Il grande filosofo Berthand Russell scriveva: "LA MATEMATICA, VISTA NELLA GIUSTA
LUCE, POSSIEDE NON SOLTANTO VERITÀ, MA ANCHE SUPREMA BELLEZZA.