7/6/2016 ● Cultura
Giacomo De Sanctis, il "dottore dei poveri" dall'anima patriottica e risorgimentale
Nato a Guglionesi nell’anno 1803, il dottore in Medicina Giacomo De Sanctis
[1803-1878] fu un liberale dall'anima patriottica e risorgimentale. Il papà
Adamo fu già esiliato politico, il fratello Giacomo (il medico portò lo stesso nome
del fratello morto qualche anno prima della sua nascita) fu vittima della
rivoluzione giacobina nel 1799 e lo zio Giandomenico ebbe non pochi problemi per
ragioni di libertà politica. Si occupò di quasi tutti i poveri del paese, che
curava generosamente e gratuitamente.
Personalità di autorevole cultura: “Politico e letterato di chiara fama –
annotano Ferdinando Gizzi e Luigi Lemme nel libro “Guglionesi” - s’interessò
anche di studi filosofici ed aprì a Guglionesi una “Scuola di filosofia”, molto
frequentata da giovani, che istruiva gratuitamente”. Dopo svariati benefici
di ogni genere alla propria collettività morì nel marzo 1878, e Guglionesi
osservò una settimana di lutto cittadino. L’allievo avv. Carlo Giordano De Leo
scrisse la seguente epigrafe tombale: “A Giacomo De Sanctis / di
virtù-libertà apostolo unico in tempi di corruzione e di servaggio / filosofo
letterato / medico insigne / operò beneficenze / visse per la discente gioventù
stese la mano salutare al povero / il suo discepolo forte nella sua fede vivrà
nella sua rimembranza”.
Nel 1878 fu pubblicato un opuscolo dal titolo “Cenni necrologici del dottor
Giacomo De Sanctis da Guglionesi” [Campobasso, Tipografia fratelli Giovanni
e Nicola Colitti] dove l’autore scrive in premessa dell’ultima fatica culturale
rimasta incompleta: “Le premurose insistenze di molti amici mi hanno fatto
assumere il penoso incarico di pubblicare i particolari della morte del
chiarissimo Dottore Giacomo De Sanctis da Guglionesi, più volte annunciata dai
diari della nostra Provincia. Chi ha seguito il De Sanctis nei suoi passi nella
vita sociale, saprà quant’amore egli portava alle scienze ed alle lettere, e
quanta parte della sua vita consacrò al culto di esse. Nel febbraio p. p.,
quantunque nell’età di 75 anni, infervorato dall’ansia dei scrive un’opera che
doveva portare il titolo “Lo scibile Umano, considerato nelle epoche di
Puerilità, Adolescenza, Verilità e Vecchiezza, uno alla causa che lo domina” in
una stagione invernale eccezionalmente oscillante in questo paese, ove le
pulmonite acute sono quasi endemiche, non si peritava il De Sanctis affrontare i
rischi ed i pericoli di un ambiente letale…”. Morì di polmonite mentre
curava, notte e giorno, i malati del suo paese in quell'inverno rigido del 1878.
Nell’opuscolo “Cenni necrologici…” si legge l’epigramma del canonico
Angelo Maria Rocchia in onore di Giacomo De Sanctis: “Optime Iacobe, nostras
nunc accipe laudes, Accipe nunc planctum, quem tua facta vocant. In te, ac in
paucis animi laetentur oportet; Undique nam luctus percutit Italiam. Nos facit
heu! miseros quos feceras ipse beatos Cussaque laetitiae caussa doloris adest! [Sacerdos
Angelus Maria Rocchia]” (pag. 29).
Il Rocchia, autorevole esponente della cultura locale nel corso dell’Ottocento,
rimase profondamente commosso della morte del De Sanctis, tanto da dare voce
secolare al proprio sconforto anche con un sonetto in memoria del caro “dottore
dei poveri”:
In morte del dottor fisico Giacomo De Sanctis
Dunque su tutta Italia, o Morte piomba
Sì crudo, e inesorabile il tuo telo
Che pur del nostro vanto il dotto stelo
Osi troncare, e rovesciarlo in tomba?
Giacomo dunque, il gran Dottor s’intomba!
E ciò ch’Ei fu ormai è fatto gelo?!
Ma s’Ei depone il suo corporeo velo
Sua nominanza in noi sempre rimbomba.
Su Tiare e Scettri spaziosi l’ira
Di cruda Parca; e, non contenta, i vanni
D’un Genio ruppe sì ch’Egli ne spira.
Barbara Morte! Se i mortali danni
Son trionfo tuo, e al pianto ridi, ah! Mira
Del Sannio, e del Paese i grandi affanni!