27/5/2016 ● Cultura
Solennità del Corpus Domini: “Alla scuola di Maria, Donna «Eucaristica»”
53. Se vogliamo riscoprire in tutta la sua ricchezza il rapporto intimo che lega
Chiesa ed Eucaristia, non possiamo dimenticare Maria, Madre e modello della
Chiesa. Nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, additando la Vergine
Santissima come Maestra nella contemplazione del volto di Cristo, ho inserito
tra i misteri della luce anche l’istituzione dell’Eucaristia.102 In effetti,
Maria ci può guidare verso questo Santissimo Sacramento, perché ha con esso una
relazione profonda.
A prima vista, il Vangelo tace su questo tema. Nel racconto dell’istituzione, la
sera del Giovedì Santo, non si parla di Maria. Si sa invece che Ella era
presente tra gli Apostoli, « concordi nella preghiera » (At 1,14), nella prima
comunità radunata dopo l’Ascensione in attesa della Pentecoste. Questa sua
presenza non poté certo mancare nelle Celebrazioni eucaristiche tra i fedeli
della prima generazione cristiana, assidui « nella frazione del pane » (At
2,42).
Ma al di là della sua partecipazione al Convito eucaristico, il rapporto di
Maria con l’Eucaristia si può indirettamente delineare a partire dal suo
atteggiamento interiore. Maria è donna « eucaristica » con l’intera sua vita. La
Chiesa, guardando a Maria come a suo modello, è chiamata ad imitarla anche nel
suo rapporto con questo Mistero santissimo.
54. Mysterium fidei! Se l’Eucaristia è mistero di fede, che supera tanto il
nostro intelletto da obbligarci al più puro abbandono alla parola di Dio,
nessuno come Maria può esserci di sostegno e di guida in simile atteggiamento.
Il nostro ripetere il gesto di Cristo nell’Ultima Cena in adempimento del suo
mandato: « Fate questo in memoria di me! » diventa al tempo stesso accoglimento
dell’invito di Maria ad obbedirgli senza esitazione: « Fate quello che vi dirà »
(Gv 2,5). Con la premura materna testimoniata alle nozze di Cana, Maria sembra
dirci: « Non abbiate tentennamenti, fidatevi della parola di mio Figlio. Egli,
che fu capace di cambiare l’acqua in vino, è ugualmente capace di fare del pane
e del vino il suo corpo e il suo sangue, consegnando in questo mistero ai
credenti la memoria viva della sua Pasqua, per farsi in tal modo “pane di vita”
».
55. In certo senso, Maria ha esercitato la sua fede eucaristica prima ancora che
l’Eucaristia fosse istituita, per il fatto stesso di aver offerto il suo grembo
verginale per l’incarnazione del Verbo di Dio. L’Eucaristia, mentre rinvia alla
passione e alla risurrezione, si pone al tempo stesso in continuità con
l’Incarnazione. Maria concepì nell’Annunciazione il Figlio divino nella verità
anche fisica del corpo e del sangue, anticipando in sé ciò che in qualche misura
si realizza sacramentalmente in ogni credente che riceve, nel segno del pane e
del vino, il corpo e il sangue del Signore.
C’è pertanto un’analogia profonda tra il fiat pronunciato da Maria alle parole
dell’Angelo, e l’amen che ogni fedele pronuncia quando riceve il corpo del
Signore. A Maria fu chiesto di credere che colui che Ella concepiva « per opera
dello Spirito Santo » era il « Figlio di Dio » (cfr Lc 1,30–35). In continuità
con la fede della Vergine, nel Mistero eucaristico ci viene chiesto di credere
che quello stesso Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, si rende presente con
l’intero suo essere umano- divino nei segni del pane e del vino.
« Beata colei che ha creduto » (Lc 1,45): Maria ha anticipato, nel mistero
dell’Incarnazione, anche la fede eucaristica della Chiesa. Quando, nella
Visitazione, porta in grembo il Verbo fatto carne, ella si fa, in qualche modo,
« tabernacolo » – il primo « tabernacolo » della storia – dove il Figlio di Dio,
ancora invisibile agli occhi degli uomini, si concede all’adorazione di
Elisabetta, quasi « irradiando » la sua luce attraverso gli occhi e la voce di
Maria. E lo sguardo rapito di Maria nel contemplare il volto di Cristo appena
nato e nello stringerlo tra le sue braccia, non è forse l’inarrivabile modello
di amore a cui deve ispirarsi ogni nostra comunione eucaristica?
56. Maria fece sua, con tutta la vita accanto a Cristo, e non soltanto sul
Calvario, la dimensione sacrificale dell’Eucaristia. Quando portò il bimbo Gesù
al tempio di Gerusalemme « per offrirlo al Signore » (Lc 2,22), si sentì
annunciare dal vecchio Simeone che quel Bambino sarebbe stato « segno di
contraddizione » e che una « spada » avrebbe trapassato anche l’anima di lei
(cfr Lc 2,34-35). Era preannunciato così il dramma del Figlio crocifisso e in
qualche modo veniva prefigurato lo « stabat Mater » della Vergine ai piedi della
Croce. Preparandosi giorno per giorno al Calvario, Maria vive una sorta di «
Eucaristia anticipata », si direbbe una « comunione spirituale » di desiderio e
di offerta, che avrà il suo compimento nell’unione col Figlio nella passione, e
si esprimerà poi, nel periodo post-pasquale, nella sua partecipazione alla
Celebrazione eucaristica, presieduta dagli Apostoli, quale « memoriale » della
passione.
Come immaginare i sentimenti di Maria, nell’ascoltare dalla bocca di Pietro,
Giovanni, Giacomo e degli altri Apostoli le parole dell’Ultima Cena: « Questo è
il mio corpo che è dato per voi » (Lc 22,19)? Quel corpo dato in sacrificio e
ripresentato nei segni sacramentali era lo stesso corpo concepito nel suo
grembo! Ricevere l’Eucaristia doveva significare per Maria quasi un riaccogliere
in grembo quel cuore che aveva battuto all’unisono col suo e un rivivere ciò che
aveva sperimentato in prima persona sotto la Croce.
57. « Fate questo in memoria di me » (Lc 22, 19). Nel « memoriale » del Calvario
è presente tutto ciò che Cristo ha compiuto nella sua passione e nella sua
morte. Pertanto non manca ciò che Cristo ha compiuto anche verso la Madre a
nostro favore. A lei infatti consegna il discepolo prediletto e, in lui,
consegna ciascuno di noi: « Ecco tuo figlio! ». Ugualmente dice anche a ciascuno
di noi: « Ecco tua madre! » (cfr Gv 19,26-27).
Vivere nell’Eucaristia il memoriale della morte di Cristo implica anche ricevere
continuamente questo dono. Significa prendere con noi – sull’esempio di Giovanni
– colei che ogni volta ci viene donata come Madre. Significa assumere al tempo
stesso l’impegno di conformarci a Cristo, mettendoci alla scuola della Madre e
lasciandoci accompagnare da lei. Maria è presente, con la Chiesa e come Madre
della Chiesa, in ciascuna delle nostre Celebrazioni eucaristiche. Se Chiesa ed
Eucaristia sono un binomio inscindibile, altrettanto occorre dire del binomio
Maria ed Eucaristia. Anche per questo il ricordo di Maria nella Celebrazione
eucaristica è unanime, sin dall’antichità, nelle Chiese dell’Oriente e
dell’Occidente.
58. Nell’Eucaristia la Chiesa si unisce pienamente a Cristo e al suo sacrificio,
facendo suo lo spirito di Maria. È verità che si può approfondire rileggendo il
Magnificat in prospettiva eucaristica. L’Eucaristia, infatti, come il cantico di
Maria, è innanzitutto lode e rendimento di grazie. Quando Maria esclama «
L’anima mia magnifica il Signore e il mio Spirito esulta in Dio mio salvatore »,
ella porta in grembo Gesù. Loda il Padre « per » Gesù, ma lo loda anche « in »
Gesù e « con » Gesù. È precisamente questo il vero « atteggiamento eucaristico
».
Al tempo stesso Maria fa memoria delle meraviglie operate da Dio nella storia
della salvezza, secondo la promessa fatta ai padri (cfr Lc 1,55), annunciando la
meraviglia che tutte le supera, l’Incarnazione redentrice. Nel Magnificat è
infine presente la tensione escatologica dell’Eucaristia. Ogni volta che il
Figlio di Dio si ripresenta a noi nella « povertà » dei segni sacramentali, pane
e vino, è posto nel mondo il germe di quella storia nuova in cui i potenti sono
« rovesciati dai troni », e sono « innalzati gli umili » (cfr Lc 1,52). Maria
canta quei « cieli nuovi » e quella « terra nuova » che nell’Eucaristia trovano
la loro anticipazione e in certo senso il loro « disegno » programmatico. Se il
Magnificat esprime la spiritualità di Maria, nulla più di questa spiritualità ci
aiuta a vivere il Mistero eucaristico. L’Eucaristia ci è data perché la nostra
vita, come quella di Maria, sia tutta un magnificat!