8/4/2016 ● Politica
Verso il referendum
Gentile Direttore, tra pochi giorni saremo chiamati ad esprimerci, tramite
una consultazione referendaria, sulla volontà di far proseguire le estrazioni di
petrolio e gas nel mare (entro le 12 miglia dalla costa) fino ad esaurimento del
giacimento (votando NO al referendum) o al massimo fino alla scadenza della
concessione vigente (votando SI al referendum).
Qualche considerazione non possiamo esimerci dal farla dal momento che come
meet-up locale riteniamo che i referendum siano strumento privilegiato di
democrazia diretta e per essi andrebbe quindi sempre sostenuta la partecipazione
da parte di tutti coloro che della parola democrazia si riempiono (spesso
impropriamente) la bocca.
Purtroppo però in molti avranno la tentazione inconsapevole (o la volontà
perseguita e consapevole) di boicottare la consultazione. Ci sarà chi disilluso
ed avvilito crederà inutile recarsi al seggio dal momento che la volontà
popolare (già espressa altre volte e per altri argomenti con lo stesso
strumento) è spesso disattesa dalle scelte di una classe politica che da troppo
tempo ormai entra in parlamento parlando dei problemi della gente per poi
guardare e parlare esclusivamente dei propri problemi (quando non ne trova di
nuovi e più redditizi) e difendere i propri interessi. E c’è anche chi, tramite
menzogne di ogni sorta, sta cercando di boicottare la partecipazione popolare
nella consapevolezza che l’unico modo per far vincere il “NO” al referendum è il
non raggiungimento del quorum. E pensare che tra questi ultimi ci sono gli
iscritti e tesserati del partito di maggioranza, il PD, lo stesso partito che,
attraverso il governo, vorrebbe far scendere un velo di silenzio sulla campagna
referendaria e che 5 anni fa lamentava, in occasione dell’ennesimo referendum
sul nucleare, tacciandolo (giustamente) di antidemocraticità lo stesso
comportamento del governo allora in carica, cercando di avallare, con
giustificazioni del tutto analoghe (e rendendosi così ridicoli agli osservatori
anche meno attenti) a quelle dei sostenitori del nucleare, le loro scelte.
Certo tra il PD e FI grandi differenze non ve ne sono (a tal punto che
giustamente qualcuno li chiama Partito Unico) ed anche nelle circostanze esterne
ai referendum, purtroppo per loro (ma anche per noi in questo caso), vi è una
strana analogia. Infatti nel marzo 2011, a poca distanza dall’appuntamento
referendario in Italia, vi fu un danneggiamento di una centrale nucleare
giapponese che manifestò (al di là di quanto sostenevano i promotori e fautori
del nucleare) la non assoluta sicurezza di tali impianti. Così in questi giorni
a due settimane dal referendum “trivelle” giunge la notizia di un disastro
ambientale sul fiume Loira proprio a causa di fuoriuscita di greggio da un
impianto di estrazione. La realtà è sempre più grande e non si lascia
imprigionare dagli schemi (il)logici che vorrebbero affibbiargli.
Ma affinché non si lasci adito ai nostri detrattori di chiamarci gufi per quel
che diciamo e per la realtà che vediamo, elenchiamo di seguito le ragioni che ci
spingono convintamente a votare “SI” (invitando i suoi lettori a fare
altrettanto):
1) Se è vero che su 48 piattaforme interessate solo 9 estraggono petrolio e le
restanti gas, è anche (e soprattutto) vero che la chiusura (a scadenza
dell’autorizzazione e non subito) di tali piattaforme non produrrà alcuna crisi
energetica poiché già attualmente il nostro fabbisogno di gas e petrolio è
coperto per il 90% dall’estero (e per quanto riguarda il petrolio le piattaforme
interessate rappresentano lo 0,8% del nostro fabbisogno);
2) L’esito del referendum (ed in particolare la vittoria dei “SI”) non sarà
causa di crisi occupazionale (come falsamente qualcuno cerca di insinuare) in
quanto le concessioni in essere resteranno valide fino alla loro attuale
scadenza (le prime delle quali nel 2022), quello che non sarà possibile fare
sarà il rinnovo delle concessioni fino all’esaurimento del giacimento;
3) Anche se nelle acque italiane, a causa di queste piattaforme, non è mai
successo nulla, è innegabile che il rischio di incidente c’è (checché ne dicano
i falsi rassicuratori) e prolungare fino ad esaurimento del giacimento
l’autorizzazione a trivellare significa solo prolungare tale rischio;
4) Se è vero che l’Italia dipende ancora dal gas e dal petrolio per i propri
consumi energetici, è pur vero che la dipendenza dagli idrocarburi sta
diminuendo a favore delle energie rinnovabili e la vittoria del “SI” al
referendum sarebbe un segnale forte della volontà popolare di puntare ancor più
su tali energie in grado di creare molto più lavoro delle stazioni di
estrazione.
E sorvoliamo sulle notizie di cronaca giudiziaria e di corruzione che in questi
giorni stanno interessando membri autorevoli del governo e che mostrano quanto
chi ci governa non lo fa guardando al nostro bene, ma a quello di amici e
parenti e, forse, ai finanziatori dei loro partiti.
Quindi:
Noi voteremo “SI” ….
I nostri genitori voteranno “SI” ….
I nostri parenti voteranno “SI” ….
Alcuni nostri colleghi voteranno “SI” ….
Noi stiamo informando tutti, fatelo anche voi…il 17 aprile andiamo in massa a
votare e votiamo tutti “SI” per dire no alla distruzione del nostro bellissimo
mare.
MEET-UP GUGLIONESI