6/4/2016 ● Solitudini d'autore
La costruzione dell'Europa
[...] Sono questi gli anni del passaggio verso un’Europa più unita, più
integrata e, augurabilmente, più coesa. E tuttavia, quando si sentono
magnificare i nuovi traguardi europei come se si trattasse di una sorta di
Paradiso terrestre che ci attende, c’è solo da rimanere sconcertati. E’
naturalmente fondamentale che l’Italia riesca a raggiungere il passo dei suoi
grandi partners europei e che per far questo si mostri capace di compiere tutti
gli sforzi che debbono essere compiuti. Diversamente si produrrebbe una frattura
di portata storica nelle linee di fondo del nostro progresso.
E tuttavia, dobbiamo insistere a chiederci quale Europa vogliamo e verso quale
Europa vogliamo indirizzarci. Non verso un’Europa sottratta ad ogni controllo
dei poteri democratici. Non verso politiche determinate solo sulla base di
criteri macroeconomici, indifferenti di fronte alla valutazione dei costi
sociali. Un’Europa fondata su di un mercato unico, aperto e libero ma il cui
sviluppo non contraddica il principio che gli anglosassoni definiscono come “il
mercato più la democrazia”. Non un’Europa in cui la modernizzazione diventi
brutalmente sinonimo di disoccupazione. Un’Europa dove le rappresentanze
sindacali abbiano un loro spazio, una loro dignità ed una loro influenza.
Un’Europa che guardi al proprio riequilibrio interno ma anche all’altra Europa
che si è liberata dal comunismo ma che rischia di restare ancora separata e
divisa non più, come è stato detto, «dalla cortina di ferro ma dal muro del
danaro».
Un’Europa capace di una vera politica estera e di una più larga apertura verso
il mondo più povero che preme alle porte dell’Europa e che ha assolutamente
bisogno di un acceleratore che gli consenta di uscire dalla depressione, dalla
stagnazione e dal sottosviluppo, senza di che le ondate migratorie diventeranno
sempre più incontrollabili.
Sono gli interrogativi che ci poniamo, partendo dalla nostra fede nelle
democrazie europee, dalle nostre convinzioni europeistiche, dal contributo che
abbiamo direttamente dato per aprire la strada ad un nuovo capitolo della
costruzione europea [...].
[Bettino Craxi nel Discorso sul finanziamento alla politica, 3 luglio
1992]