21/3/2016 ● Eventi
Inaugurazione del centro diocesano di accoglienza e solidarietà con mons. Galantino
Il 19 marzo 2016, presso la Chiesa dei SS. Martiri Larinesi, Mons. Gianfranco
de Luca e la comunità diocesana hanno inaugurato il Centro di Solidarietà e
Accoglienza dei SS. Martiri Larinesi.
Alla presenza di S.E. Mons Nunzio Galantino, Segretario generale della
Conferenza Episcopale Italiana, e di autorità religiose e civili del territorio
si è sottolineata, attraverso gli interventi e testimonianze, l’importanza di
quest’ulteriore opera-segno che la nostra Diocesi ha realizzato in questo Anno
Santo della Misericordia.
Anche Don Marcello Paradiso, Vicario Episcopale, Responsabile del Centro
Pastorale Cura della Persona e della Vita Fisica, ne ha evidenziato l’incisività
nella sua presentazione, che riportiamo di seguito.
San Giovanni Paolo II rilevava la dimenticanza del tema della misericordia nella
cultura dei nostri giorni: «La mentalità̀ contemporanea, forse più di quella
dell’uomo del passato, sembra opporsi al Dio di misericordia e tende altresì ad
emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l’idea stessa della
misericordia. La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio
l’uomo, il quale, grazie all’enorme sviluppo della scienza e della tecnica, mai
prima conosciuto nella storia, è diventato padrone ed ha soggiogato e dominato
la terra (cfr Gen 1,28). Tale dominio sulla terra, inteso talvolta
unilateralmente e superficialmente, sembra che non lasci spazio alla
misericordia ... Ed è per questo che, nell’odierna situazione della Chiesa e
del mondo, molti uomini e molti ambienti guidati da un vivo senso di fede si
rivolgono, direi, quasi spontaneamente alla misericordia di Dio».
Inoltre, san Giovanni Paolo II così motivava l’urgenza di annunciare e
testimoniare la misericordia nel mondo contemporaneo: «Essa è dettata
dall’amore verso l’uomo, verso tutto ciò che è umano e che, secondo
l’intuizione di gran parte dei contemporanei, è minacciato da un pericolo
immenso. Il mistero di Cristo ... mi obbliga a proclamare la misericordia quale
amore misericordioso di Dio, rivelato nello stesso mistero di Cristo. Esso mi
obbliga anche a richiamarmi a tale misericordia e ad implorarla in questa
difficile, critica fase della storia della Chiesa e del mondo» (MV 11).
Queste parole riprese da papa Francesco motivano l’incontro che stiamo vivendo
in questo luogo, nel corso di questo anno di grazia che è l’anno santo
straordinario della misericordia, un luogo consacrato alla memoria dei Santi
Martiri Larinesi, scelto dalla nostra Diocesi come luogo visibile della
testimonianza della carità, e quindi del messaggio evangelico della
misericordia, architrave della vita della Chiesa, e cuore del mondo, proposta di
continuo rinnovamento dei rapporti e dei legami tra persone, comunità, nazioni,
popoli nella prospettiva di una famiglia umana sempre più orizzontale, dove non
c’è nessuno al di sopra dell’altro ma ciascuno servo dell’altro.
Il martirio è la testimonianza fino al dono della propria vita; figura
formidabile e più alta della testimonianza, perché la verità da essa attestata è
la verità della propria esistenza, senza la quale non si potrebbe vivere. È una
testimonianza che se non si identifica con la realtà che testimonia, la lascia
però trasparire e la rende presente, la media nella sua qualità di verità valida
e convincente. È una testimonianza che testimonia per…, rende testimonianza a…
Quando la verifica della convinzione del testimone diventa il prezzo della vita,
il testimone diventa martire. Il martirio di per sé non è un argomento o una
prova ma una verifica-limite. Un uomo diventa martire perché prima di tutto è
testimone. Qui la testimonianza è l’azione stessa in quanto attesta
nell’esteriorità l’uomo interiore, la sua fede. Questa testimonianza così
compresa e realizzata si fa mediatrice della rivelazione, della rivelazione
della misericordia, di Dio il cui nome è misericordia. In questo senso la
categoria della testimonianza costituisce il segno ecclesiale di credibilità più
significativo, e si esprime nella vita dei credenti che vivono il vangelo e
pongono opere-segno come quelle che inauguriamo qui oggi.
3 appartamenti per famiglie di detenuti nel carcere, in dialogo e collaborazione
con la Direzione e Magistratura; 2 nuclei familiari della Papa Giovanni XXIII
come segno permanente della carità vissuta all’interno della realtà familiare;
il Centro di ascolto con i servizi Caritas; una mensa Caritas.
Tutto senza alcun finanziamento pubblico, ma grazie alla generosità delle nostre
comunità e del popolo intero del nostro territorio. (attingendo all’8 per
mille).
Infine, ma non perché meno importante, sottolineiamo il legame con la tradizione
viva della religiosità popolare, la Tavola di san Giuseppe che diventa
permanente nella mensa della Caritas per le emergenze dei poveri della città. La
traditio viva è la corrente lungo la quale scorre l’acqua della sorgente della
misericordia di Dio e della nostra fede; non ne possiamo fare a meno perché è
ciò che alimenta e sostiene la nostra testimonianza.