BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000
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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 è attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali è in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (circa 3.200.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


17/3/2016 ● Agricoltura

Agricoltura italiana? Alla crisi si è unita la disgrazia


  Giorgio Scarlato ● 1848


L'Italia agricola è danneggiata da tutto e da tutti. E' sulle sabbie mobili. Così come messa è difficile che possa salvarsi. Questo, visto dal basso, da chi è a stretto contatto con la terra da oltre 40 anni. Da chi vive ancora ed ha vissuto con i patemi d'animo e le preoccupazioni che questo mondo dà, da sempre.

La politica odierna sta prendendo per i fondelli il mondo agricolo nascondendo la verità.
I sottorifugi, le imposizioni, che ci provengono dall'UE, avallate dai "nostri" e quelle che ci proverranno dal TTIP imposte dagli USA, mortificano i coltivatori italiani ed acuiscono ancor di più la crisi del settore agricolo.
Che siano arance, pomodori, olio d'oliva, grano duro, miele, latte o carne, la vittima predestinata rimane sempre l'economia agricola non più sostenibile o meglio: il mancato reddito.
Lo si ripete per l'ennesima volta: la globalizzazione senza regole ha devastato il settore che, oramai, è allo stremo.

Non è possibile competere con Paesi dove il costo del lavoro è molto più basso del nostro, si vuole al mancato rispetto delle regole di assunzione; all'uso di fitofarmaci o, almeno di quelli da noi non più in uso; al mancato rispetto delle regole igienico-sanitarie; e non per ultimo, al rispetto dell'ambiente e della persona.
Questa non può chiamarsi che concorrenza sleale della peggior specie ed a rimetterci sono sempre la salubrità delle derrate, i consumatori ed i relativi produttori delle materie prime. Concorrenza che porta a produrre a prezzi sempre più sottocosto e di bassa qualità.
Unita alla burocrazia ed alla fiscalità, che svantaggia il coltivatore italiano rispetto a quelli degli altri Paesi, non solo della UE, rischia di dare il colpo di grazia al settore.
Basti pensare che ogni anno, un'azienda agricola per stare in regola mediamente produce circa 4 chilometri di carta con una spesa di circa 7.000 euro.

Tutte queste importazioni, che di anno in anno aumentano sempre più, portano all'abbassamento dei prezzi al coltivatore, prefigurando tre cose:
a) il fallimento dell'azienda agricola e quindi la morte delle piccole e medie imprese;
b) la fine dei prodotti-simbolo del vero Made in Italy, quelli della dieta mediterranea.
c) l'interesse ad acquistare e la fortuna a subentrare di chi si trova in una posizione economica dominante, europeo o no.
Fortuna scaturita anche dall'attrattiva del marchio Made in Italy. L'imprenditore italiano ha faticato per farlo affermare...ed ha corso per 90 metri; Il nuovo acquirente, estero, ...corre gli ultimi 10 metri e "fresco di soldi".....vince la corsa. Tutto qui. Questa sarà la nuova Italia del futuro: il made in Italy in mano ad altri nel disinteressamento di chi governa.

A proposito di importazioni, non si puntualizza, ormai conosciuta da tutti, la faccenda dell'importazione delle 35.000 tonnellate di olio d'oliva tunisino senza dazi. Al Parlamento Europeo dei 500 favorevoli sono stati del PD ben 12; 107 contrari e 47 astenuti. Si sanno i loro nomi.
Alcuni, disertano pure i Consigli europei e quando vengono in Italia, per sponsorizzarsi o sponsorizzare l' amico di turno, nelle varie regioni parlano pure dei PSR 2014-2020!!! Dicono pure di essere "vicini" al mondo agricolo! Di aiutarlo! Ma quale? Ma di chi?
Invece, forse, è passata in silenzio la questione del pomodoro concentrato della Cina che per i primi 11 mesi del 2015 l'Italia ha importato. Ben il 680% in più rispetto all'anno precedente (dati ISTAT). Il prodotto arriva in fusti da 200 kg, viene rilavorato e quindi confezionato come italiano. Al dettaglio vige l'obbligo di indicare solo la sede di confezionamento ma non quello di coltivazione del pomodoro. L'obbligo della etichettatura di origine degli alimenti? Vale solo per la passata di pomodoro ma non per i sughi pronti o il concentrato. E d'altronde, è il "rispetto" delle regole comunitarie!
Bisogna vedere con queste regole sopra menzionate e il prezzo del pomodoro da industria che a dir poco , offende la dignità del produttore, (si vocifera, al Nord, di € 7,5 ql... salvo imprevisti) quanti ettari verranno coltivati quest'anno a pomodoro! E dell'acqua che certo non ci regalano i gabellieri consorzi di bonifica cosa ce ne facciamo? O si coltiveranno le barbabietole da zucchero a.... prezzi da fame? O le orticole che addirittura vengono lasciate marcire nei campi?
Dov'è la tutela, il rispetto per il lavoro agricolo? Dove sono i benefici?
Gli onorevoli, i senatori, gli europarlamentari parlino, ci spieghino, ci delucidino.

Basta a questo stillicidio, a questa guerra tra poveri, a questi conflitti all'interno della stessa agricoltura europea, africana, del Centro America, degli USA o del Canada.
Basta alla mercificazione del cibo, perché il cibo non è una merce, non è sfruttamento di popoli, chiunque essi siano.
Una cosa è certa: il mondo agricolo nazionale muore nell'indifferenza di chi dovrebbe impegnarsi a tutelarlo.

Cartellone




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