17/3/2016 ● Cultura
Gli animatori del "Progetto Policoro" della Diocesi: "il lavoro ci dà dignità"
In seguito alla forte denuncia del nostro vescovo contro il sistema
clientelare e delle raccomandazioni che corrompe e inquina il mondo del lavoro,
non si può far passare sotto silenzio una conseguenza molto grave di questo
sistema: l’assuefazione di tanti giovani a simili consuetudini e l’acquisizione
di una mentalità deleteria che impedisce il necessario e radicale cambiamento
culturale che umilia chi lotta per questo.
Non di rado si constata un comodo appiattimento, una servile omologazione, da
parte degli stessi giovani in cerca di prima occupazione, al regime
ricattatorio-clientelare del mondo del lavoro. I giovani devono trovare la forza
per ribellarsi, per pretendere il rispetto della giustizia, della legalità,
delle norme e dei criteri di selezione, della valorizzazione delle competenze e
delle professionalità, per corrette valutazioni. Ugualmente i giovani sono
invitati a prendere consapevolezza che il loro percorso di studi e di formazione
non sempre garantisce un adeguato e corrispondente impiego, come non possono
trascurare il fatto che il mito del posto fisso (caso mai dietro una scrivania)
per tutta la durata dell’età lavorativa, ormai sembra definitivamente
tramontato; pur auspicando che l’alternativa non sia una precarietà che
impedirebbe qualunque progettualità per il futuro, umiliando la dignità del
giovane lavoratore, abbandonato spesso in balìa del nulla. Da questo punto di
vista una rivoluzione culturale sarà possibile solo se le nuove generazioni
sapranno sottrarsi con coraggio alle lusinghe di sicurezze, privilegi e vie
preferenziali, che non devono esistere più.
“Il lavoro ci dà dignità, e tutti noi dobbiamo fare il possibile perché non si
perda una generazione di giovani. Una generazione senza lavoro è una sconfitta
futura per la patria e per l’umanità. Dobbiamo lottare contro questo… aiutarci
gli uni gli altri a trovare una via di soluzione, di aiuto, di solidarietà”.
Con queste parole, circa due anni fa, Papa Francesco non solo invitava i giovani
molisani e abruzzesi a non perdere la speranza ma soprattutto esortava tutti ad
assumersi delle responsabilità, a mettere al centro i giovani e a guardarli non
come oggetti ma come soggetti attivi e protagonisti del loro futuro.
Investire nel cuore e nell’intelligenza dei giovani significa promuovere e
favorire la crescita e lo sviluppo dei singoli e dell’intera nazione.
La società, la Chiesa e le Istituzioni hanno dunque il dovere di attivare
processi finalizzati al cambiamento di queste situazioni di precarietà e di
suscitare nei giovani il desiderio di spendere le risorse e le competenze
acquisite nella valorizzazione del proprio territorio. Una consapevolezza che ha
portato il vescovo De Luca già nel 2011 a porre le basi di quello che allora era
solo un sogno: "Una Terra Per Giovani". Da quelle linee pastorali scaturirono
due importanti scelte:
il potenziamento e il rinnovamento del “Progetto Policoro”, promosso dalla
Chiesa Italiana, per orientare i giovani nel mondo del lavoro e accompagnarli
all’avvio di imprese attraverso il sostegno economico del “Microcredito” che
eroga finanziamenti ai giovani “non bancabili” che hanno un’idea
imprenditoriale;
la costituzione dell’associazione “Un paese Per Giovani” che mira ad aiutare le
persone ad inserirsi nel mondo del lavoro, attraverso un accompagnamento
personalizzato fino all’incontro con le aziende partner, fornendo al candidato
un orientamento, delle occasioni concrete per mettersi alla prova ed
un’educazione al complesso mondo lavorativo.
Questi progetti hanno assunto una connotazione profetica nei confronti di quei
giovani che di fronte alla scelta tra essere protagonisti positivi e non
esserlo, hanno scelto la via dell'impegno, la via del coraggio.
Centinaia sono le persone accompagnate attraverso percorsi di formazione e di
orientamento al lavoro e alla creazione di impresa, nell'ottica della diffusione
di sani valori e di una nuova cultura del “lavoro buono”, richiamato nella
dottrina sociale della chiesa e nella nostra costituzione.
Giovani da un lato demotivati, rassegnati, alla ricerca di un senso e una strada
difficile da individuare, ma dall’altro affamati di verità, autenticità,
meritocrazia e di strumenti che favoriscono la creatività e l'innovazione, per
poter tornare a sperare e osare.
Questi giovani rappresentano oggi segni di speranza, perché trasformano i loro
sogni in gesti concreti, dando opportunità a sé e ad altri. Piccoli segni, a
volte invisibili ma mai insignificanti.
ANIMATORI DI POLICORO (Diocesi di Termoli-Larino)