5/3/2016 ● Cultura
1° Guerra Mondiale: da chi... e per chi...
La guerra lascia sempre dietro di sé rovine, morti, lutti e gravi ferite
nell'anima, che non riescono più a rimarginarsi. Serve soltanto a pochi a
scapito della collettività. È evidente che anche la 1° guerra mondiale
rispecchia questa cruda realtà.
Nel 1915, vigilia dell'entrata in guerra, i legami tra il mondo industriale e
politico si intensificarono. A maggio i Perrone acquistarono "Il Messaggero",
schierato con gli interventisti e l'Ansaldo (controllata dal Perrone) legata
alla Banca Italiana di Sconto, si svilupperà grazie alle forniture di guerra.
Ne approfittarono le grandi industrie: Ilva, Breda, Ansaldo, Fiat ed altre.
Gli investimenti industriali, passarono da 78 milioni nel 1915 a 300 milioni nel
1918. Il capitale Sociale dell'Ilva, negli anni di guerra , passa da 30 milioni
a 300 milioni, la Breda da 14 milioni a 110 milioni, la Fiat da 17 milioni a 200
milioni, l'Ansaldo da 30 milioni a 500 milioni.
L'entrata in guerra non venne decisa in Parlamento, ma da Vittorio Emanuele |||°
in rappresentanza della casa regnante e della nobiltà, e da Salandra/Sannino, in
rappresentanza del mondo industriale. Il Vaticano, pur essendo contrario
all'intervento, non svolse apertamente un'azione neutrale, ne spinse le
Associazioni Cattoliche in questa direzione.
Tra le varie formazioni cattoliche la posizione dominante era espressa dal
giornale del Trust cattolico, che riportava quella del Vaticano, lasciando ai
cattolici dei vari paesi la decisione di astenersi o partecipare , aprendo così
la strada agli interventisti cattolici italiani che rappresentavano gli
interessi degli industriali.
I dati ufficiali del Ministro della Guerra rilevarono che 5.903.140 cittadini
furono arruolati, ma circa 700.000 vennero esonerati e dispensati. In base ai
dati forniti dalla Commissione Civile e la Propaganda, il 58% erano operai
agricoli, gli operai diversi e non qualificati erano il 14,3%, gli artigiani il
13,7%, gli operai delle industrie e del commercio l11%, gli impiegati soltanto
il 2%.
Per incapacità di comandi, vi furono campagne militari dal 1915 al 1917 dove, le
truppe male equipaggiate e male addestrate, furono mandate al massacro per pochi
palmi di terra. Vi furono offensive , come le 12 battaglie dell'Isonzo, che con
ottusità si ripeterono nel tempo, con medesimi errori tattici e pesantissime
perdite. Lo Stato Maggiore comandato dal gen .Cadorna incolpava di codardia e di
sciopero le truppe arrivando all'eccidio di massa.
Nei tre anni e mezzo di guerra vi furono 870.000 denunce, con 210.000 condanne.
Tra queste, 15.000 condanne all'ergastolo e 4.000 alla pena di morte.
Alla fine della guerra la classe lavoratrice ha pagato un altissimo contributo:
Il 64% degli orfani erano figli di contadini
Il 30% " " " " " operai
Il. 6% " " " " " altre categorie
I versi della poesia "San Martino del Carso" del poeta Ungaretti esprimono con
efficacia e forza il lutto , il grande dolore per la patria distrutta e per la
scomparsa di uomini unici e irripetibili.
DI QUESTE CASE
NON È RIMASTO
CHE QUALCHE
BRANDELLO DI MURO
DI TANTI
CHE MI CORRISPONDEVANO
NON È RIMASTO
NEPPURE TANTO
MA NEL CUORE
NESSUNA CROCE MANCA
È IL MIO CUORE
Il PAESE PIÙ STRAZIATO
Fonte della ricerca: Storia della Società Italiana - Editore Nicola Teti -