8/2/2016 ● Cultura
Il paesaggio non è solo natura ma bene di interesse storico artistico da tutelare
Mi limito a esporre alcune considerazioni che ritengo siano in sintonia con
quanto affermato da Ovidio:<<La natura s’ingegna a imitare l’arte>> (“simulaverat
artem ingenio natura suo”, Metamorfosi, III, 158-9).
Nel 1912 lo storico e filosofo italiano Benedetto Croce si espresse a favore del
paesaggio in quanto non è solo natura ma storia, e quindi come ogni monumento o
bene di interesse storico artistico deve essere tutelato. La sua fu infatti la
prima legge per la tutela del paesaggio (nel periodo in cui ha ricoperto il
ruolo di Ministro della Pubblica Istruzione). <<Che una legge in difesa delle
bellezze naturali d’Italia sia invocata da più tempo e da quanti uomini colti e
uomini di studio vivono nel nostro Paese, è cosa ormai fuori da ogni dubbio>>.
Nella stessa relazione Benedetto Croce insiste sulla necessità di una legge che
<<ponga, finalmente, un argine alle ingiustificate devastazioni che si van
consumando contro le caratteristiche più note e più amate del nostro suolo>>.
Il paesaggio, sottolinea, non è altro che << la rappresentazione materiale e
visibile della patria, con i suoi caratteri fisici particolari, con gli aspetti
molteplici e vari del suo suolo, quali sono formati e son pervenuti a noi
attraverso la lenta successione dei secoli>> (cfr. InStoria, rivista online
di storia e informazione). <<Le misure di tutela – scrive Il prof.
Salvatore Settis (Il Giornale dell’Arte.com) – rappresentano, è vero, una
limitazione dei diritti della proprietà privata, ma si tratta, come dice Croce,
di una servitù di pubblica utilità, assolutamente necessaria. Sarebbe ugualmente
inammissibile <<sfigurare un monumento o fare oltraggio a un bel paesaggio,
entrambi destinati al godimento di tutti>>. Il presidente Napolitano nel suo
intervento per la XX giornata di primavera FAI (Fondo per l’Ambiente italiano)
il 25-3-2012 afferma: “l’Agricoltura è presidio del territorio e del
paesaggio e quindi una politica di tutela del paesaggio passa da un maggior
impegno di valorizzazione dell’agricoltura”.
E’ stata rivolta al prof. Tomaso Montanari (Ordinario di Storia dell’Arte
moderna presso l’Università di Napoli ‘Federico II’) la seguente domanda: Perché
dobbiamo preoccuparci di tutelare il suolo? Risposta: “Per avere ancora una
chance di sopravvivere: sigillando il suolo sigilliamo il nostro futuro in una
tomba di cemento. Ci vogliono circa duemila anni perché un suolo cementificato
torni a produrre vita e alimento. Stiamo decidendo per i nostri discendenti fino
a duemila anni…”. Ulteriore domanda : E’ vero che tutelare il suolo vuol
dire mandare in crisi il settore edilizio? “Rispondo con le parole dei
lavoratori dell’edilizia umbra i quali dicono che dalla crisi del settore si
esce <<limitando il consumo di territorio e puntando al recupero, alla difesa
del territorio, del paesaggio e del patrimonio storico-artistico-culturale, alla
riqualificazione urbana, all’efficientamento energetico, alla messa in sicurezza
delle scuole e di tutti gli edifici pubblici>>. Una bella lezione di
lungimiranza, concretezza e responsabilità” (cfr. Slowfood.it).
Ora in estrema sintesi l’appello del prof. Salvatore Settis (la Repubblica del 4
febbraio 2016. Una riforma dei beni culturali che tratta il paesaggio come una
“bad company” ). “C’era una volta la Costituzione, con il perentorio articolo
9 : <<La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico
della Nazione>>. (…) Rafforziamo pure i musei, ma il tallone d’Achille della
tutela è il paesaggio, su cui si accaniscono le peggiori cupidigie. E il
paesaggio non si difende nei musei, ma nelle Soprintendenze (…). Da Renzi
(presidente del Consiglio) dobbiamo attenderci il rispetto del ruolo
costituzionale della tutela. Se non se ne desse un segnale cestinando
l’improvvida ‘normetta’ natalizia, la bad company sarebbe il Governo, non le
Soprintendenze”.
In un mio precedente articolo (“Cassinetta di Lugagnano: Stop al Consumo di
territorio”) segnalavo il comportamento virtuoso della suddetta cittadina in
provincia di Milano. <<Siamo un paese agricolo – dice il primo cittadino
Daniela Accinasio -, abbiamo un’identità culturale e architettonica
importante, che senso ha costruire se non ne hai la necessità, mettendo a
rischio geologicamente il territorio? Le aziende agricole della nostra zona non
sono state costrette a cedere i terreni alla speculazione, si sono riconvertite
al biologico, così oggi hanno dimensioni che consentono loro di mantenere
competitività>>. Dunque una esperienza comunale che dimostra come
l’equazione crescita uguale cemento non sia sempre vera, e senza alternative.
Da ultimo, segnalo che in risposta alle critiche contro la sua riforma il
ministro dei Beni culturali Dario Franceschini (la Repubblica del 5 febbraio
2016) precisa quanto segue: <<Il prefetto ha una funzione di coordinamento
delle strutture territoriali dello Stato. Ma non sostituisce il soprintendente
in nessun caso. Tutti i contrasti saranno risolti all’interno del ministero. In
ogni soprintendenza c’è un responsabile per il patrimonio archeologico, storico
e artistico, architettonico, per il paesaggio… Se prima c’erano 17
soprintendenti, oggi per l’archeologia ci sono 39 responsabili (…). Dal punto di
vista della tutela, l’archeologia ne esce rafforzata da questo secondo atto
della riforma. Semmai bisognerà essere più attenti agli scavi…>>. Se son
rose, fioriranno. Ci aspettiamo che le soprintendenze non vengano indebolite.