26/1/2016 ● Agricoltura
TTIP: "L'impatto" indesiderabile per l'agricoltura italiana
Il sistema globalizzato del neoliberismo è malato. E' monopolizzato dalle
multinazionali e dalla GDO (Grande Distribuzione organizzata). Copre ben l'80%.
I meccanismi del TTIP, del Trattato Transatlantico sul Commercio e gli
Investimenti, sono oscuri e ademocratici.
E' "il lupo", non certo quello di San Francesco, "fatto accomodare" in un ovile.
E', così come prospettato, un patto scellerato e l'Italia, in ambito europeo,
sarà uno dei Paesi più in difficoltà.
In merito al settore agricolo, e si fa riferimento all'anno 2013, le
esportazioni italiane sono state "assorbite" dall'Europa per il 50%; dagli USA
per il 7% circa.
Valutati in euro il valore esportato, ad es. in tutta l'America settentrionale,
è stato solo di 82 milioni, ben 800 milioni i beni importati.
L'Italia, insomma, per esportare prodotti alimentari del Made in Italy, importa
materia agricola in misura crescente.
E' così che contribuisce in modo costante al PIL la crisi e il fatto che gli
italiani spendano sempre meno?
Invece di focalizzare il problema per comprendere chi consuma meno e perché,
operando a monte per qualificare la domanda e di conseguenza il mercato con
politiche alla redistribuzione del reddito, alla occupazione e alla buona vita,
si indica alle aziende italiane "l'uscita di sicurezza" per quella competitività
impossibile con filiere internazionali.
Il risultato però di questa politica è sostanzialmente distorsiva.
Di questo passo, il rischio è alto nel vedere sui nostri banchi di vendita
prodotti USA a basso costo e .....di qualità scadente. Contrariamente, ed è
molto improbabile, che gli USA riconoscano i prodotti agroalimentari europei
DOP, IGP ed accettino che essi vengano distinti dalla massa dei cibi (loro)
anonimi.
La bilancia dell'agroalimentare nazionale, sempre prendendo in esame il 2013, ha
registrato un passivo, in valore economico, di oltre 7 miliardi di euro ( 33,4
miliardi di euro di prodotti esportati, oltre 41 miliardi di euro per quelli
importati).
Questo porta a pensare che possa essere snaturata quella realtà di prodotti
tipici autoctoni, e quindi veder chiudere tante, molte aziende agricole con la
conseguente fuoriuscita lavorativa di migliaia di occupati.
Di più. Accordi (?) commerciali internazionali che "soffocano" il comparto
agricolo nazionale. Meccanismi astrusi, anomali, che svantaggiano i prodotti
nazionali ma che beneficiano addirittura del Made in Italy, per non parlare dei
prodotti taroccati,del falso made in Italy, dell'Italian Sounding ( formaggio
"pecorino cinese" di mucca; l'Asiago del Wiscounsin; il Chianti del Maryland; la
mozzarella di Dallas; il Parmesao brasiliano; senza parlare dei taroccati
europei).
E I CONTADINI, "I RICCHI DEL NULLA", CON LE LORO AZIENDE, PROSSIME AL
FALLIMENTO, SONO LA PARTE PIU' ESPOSTA.
Dei 22 euro che dovrebbero arrivare in tasca ogni 100 euro spesi dai consumatori
circa 20 vanno a coprire i salari (€ 7,2) e ammortamenti (€ 11,9); quando le
derrate si raccolgono e si vendono.
Con questo quadro d'insieme sicuramente allarmante, ogni posto di lavoro messo a
repentaglio dal TTIP o da una riduzione di mercato non può far altro che
affossare l'agricoltura nazionale.
Quali sono le principali regole che allontanano i nostri commerci e che "altri"
europei e non, non vogliono?
- l'etichettatura dei cibi e i relativi controlli lungo tutta la filiera. La
nostra legislazione sulla salubrità alimentare è molto più restrittiva, a tutto
vantaggio del consumatore e del produttore corretto, di quella statunitense.
Logica conseguenza è il vero Made in Italy e quindi le relative misure
protettive contro il bioterrorismo e gli OGM ( come ad es. il RR e il BT).
Quali i vantaggi?
SAPERE SE la carne è "ormonata"; il grano duro,"importato senza fiatare" è
"seccato" con il glifosato; i polli "decontaminati al cloro", con candeggina
diluita; i limiti delle tossine; i livelli dannosi degli antibiotici; o dei
pesticidi (uno ad es. è il glifosato) ammessi nei mangimi o nell'alimentazione
umana; etc..
Com'è facile dedurre, la posta in gioco a livello di sicurezza alimentare è
altissima.
Peggio, se poi si pensa, com'è costume italico, di sacrificare un po' di
sicurezza alimentare per esportare un po' di più; si sono proprio fatti male i
conti!
Certo è che l'industria alimentare italiana importa sempre di più materie prime
e semilavorati.
Quanto di Made in Italy c'è sulle tavole degli italiani?
L'accordo commerciale tra USA ed Europa a cui stanno lavorando in assoluta
segretezza e poca trasparenza, che cambierà, nel bene e nel male, la vita di 800
milioni di persone è molto più distante di quanto si voglia far credere.
E questo, grazie a tante associazioni europee ed extraeuropee di liberi
cittadini, milioni di firme raccolte di persone che vorrebbero saperne di più.
Le perplessità sono legate alla salute, ai prodotti alimentari ed alla difesa
delle piccole e medie aziende agricole.
Vista la segretezza e la poca o nulla trasparenza, il sospetto (fondato) è che
al tavolo delle trattative ci siano anche le lobby del biotech e le
multinazionali dell'agribusiness.
I benefici (?) economici provenienti dal TTIP non deriverebbero
dall'abbattimento di tariffe o dazi ma per il 70-80% dall'abbattimento di
controlli e misure di tutela, quindi di protezione sulle merci.
E quindi entra in ballo il rischio che l'accordo potrebbe comportare sulla
salute dei cittadini europei.
Mentre per l'Europa Unita è applicato il "principio di precauzione" secondo il
quale spetta al produttore dimostrare che quel prodotto non arrechi danni alla
salute, quindi può essere venduto e consumato; per gli Stati Uniti, invece,
bisogna provare, "fondato sulla scienza", che il prodotto in questione sia
nocivo alla salute prima di ritirarlo dal mercato.
E QUESTI SONO "I NODI SCORSOI" DI CUI BISOGNA AVERE TIMORE!
Conclusioni.
I settori dell'agricoltura e dell'alimentazione devono essere esclusi dai
negoziati del TTIP proprio perché quel "sottile filo invisibile" che lega
compromessi, interessi, lobby, multinazionali, diritti a loro essenziali, dev'essere
spezzato a favore del sacrosanto diritto dei cittadini-consumatori ad essere
tutelati.
L'invasione del cibo-spazzatura non serve più, ha già fatto tanti danni.
Le ragioni e le regole della salubrità alimentare devono essere anteposte a
qualsiasi altro interesse, non certo a quello di bottega.
La strada intrapresa dal capital-liberismo ha letteralmente annientato, ha fatto
terra bruciata quell'impianto etico connaturato all'origine.
Al punto a cui ci si trova, di non ritorno se non ci si "sveglia", non resta che
attendere il giorno della fine e aspettandolo serenamente, si rimembrano quelle
libertà irrise ormai perdute.
Quale la via di uscita?
L'unica maniera dovrà essere un cambiamento culturale, un patto sociale, una
"nuova alleanza" tra campagna e città, tra il contadino ed il cittadino
consapevole di ciò che acquista e quindi consuma(t)tore, per un nuovo patto
ambientale che possa integrare salubrità del prodotto, tutela ambientale,
sicurezza alimentare per l'acquirente e giusto reddito per il produttore. Per il
bene di tutti.
Si termina con una frase di Pietro Calamandrei: " La salute è il diritto dei
diritti, senza di essa non possono esistere altri diritti".