22/1/2016 ● Cultura
Renzi, le riforme e il “trasformismo”
Il trasformismo è la prassi politica inaugurata da Agostino Depretis,
“consistente nel formare di volta in volta maggioranze parlamentari intorno a
singole personalità e su programmi contingenti, superando le tradizionali
distinzioni tra destra e sinistra…” (così su treccani.it / enciclopedia).
<<Nella politica moderna – si legge su Wikipedia – il termine trasformismo ha
acquistato una connotazione prettamente negativa, essendo attribuito ad azioni
chiaramente dettate dal solo scopo di mantenere il potere o di rafforzare il
proprio schieramento politico, sia alla consuetudine di evitare il confronto
parlamentare e ricorrere a compromessi, clientelismi e sotterfugi politici,
senza tenere conto dell’apparente incoerenza ideologica di certi connubi o
consociazioni. Conseguenze negative in tal senso sono: lo scadimento del
dibattito politico (viene a mancare una vera alternanza al potere)… e in ultimo
ma non per ultimo, la dimostrazione di scarsa moralità da parte dei parlamentari
agli occhi dei cittadini elettori>>.
<<Nel gergo parlamentare, il trasformismo indica una pratica politica che
consiste nella sostituzione del confronto aperto tra la maggioranza che governa
e l’opposizione che controlla con la cooptazione nella maggioranza di elementi
dell’opposizione per esigenze tipicamente utilitaristiche. E’ chiamato anche
fregolismo>> (cfr. Wikipedia).
L’episodio accaduto ieri a Montecitorio, a mio parere, va ricondotto ad un
fenomeno di trasformismo come sopra tratteggiato. Molti del Pd restano renziani
e dicono che quella di Renzi è la sinistra moderna. Ma, come ha più volte
sottolineato Eugenio Scalfari, << i valori principali della sinistra autentica e
di tutti i tempi sono quelli dell’eguaglianza, della libertà e della dignità. Il
resto è trasformismo, privilegi, clientele, malaffare. Oppure autoritarismo se
non addirittura dittatura : uno comanda, gli altri obbediscono (…). Mi pare che
si attaglia perfettamente al trasformismo italiano quando diventa autoritario
(cfr. Repubblica, 18 ottobre 2015).
<<Oggi – dichiara Gianni Cuperlo – il minimo è chiedere se siamo davanti a un
cambio di natura e vocazione del Pd. Che è nato per fare le riforme e non per
allearsi con Verdini>>. Pier Luigi Bersani, intervistato dall’Espresso, precisa:
<< Se si dovesse arrivare ad un listone Pd con dentro Verdini, sarebbe un bel
problema. Dico no ad ammucchiate, non accetterei mai un tale snaturamento del Pd
>>
Per concludere, l’Italicum è più di una cattiva legge elettorale. Incide sulla
forma di governo dilatando il potere del capo del governo, a scapito del
Presidente della Repubblica, del Parlamento e della Corte Costituzionale. Si
scivolerà verso un governo del Primo Ministro. C’è da sperare, pertanto, nel
referendum.