19/11/2015 ● Cultura
Alfredo Kraus, tenore dotato di un’eleganza e nobiltà di stile che lo resero senza eguali
Nato a Las Palmas nelle isole Canarie il 24 novembre 1927, è morto a Madrid
il 10 settembre 1999 all’età di 72 anni. Come ha scritto Francesco Colombo
(Corriere della Sera, 11.9.1999), <<Kraus è stato l’ultimo tenore legato a un
concetto aristocratico e quasi regale della propria arte. Fra la popolarità di
massa e la perfezione, ha scelto la seconda: per questo il suo mito non aveva e
non ha confronti…>>.
Kraus ha spiegato che “La voce ha dei limiti precisi che bisogna saper
rispettare, molti si vergognano ad ammetterlo e invece è proprio questo
l’importante per un cantante: conoscere i propri limiti e scegliere il
repertorio adatto. E’ come per un atleta che, se vuole ottenere buoni risultati,
si deve allenare scientificamente sulla base delle sue doti naturali. Tutto qui,
io i miei limiti non li ho mai superati”. Come ricorda Angelo Falvo sul Corriere
della Sera “Il dottor ingegner Alfredo Kraus arrivò a Milano nel 1955. Aveva 28
anni e una laurea che non avrebbe mai usato. Voleva studiare nella città della
Scala…”.
Premesso quanto sopra, ricordo come fosse ieri l’esecuzione dell’opera Werther
diretta da Georges Pretre alla Scala di Milano, con Alfredo Kraus come
indimenticabile protagonista. Era l’anno 1980. C’era anche Elena Obraztsova,
coprotagonista femminile; una serata emozionante. Il personaggio Werther è
quello che meglio identifica la figura di Kraus (il sublime ‘Pourquoi me re’
veiller’). Il tenore spagnuolo è stato l’ultimo interprete storico del
personaggio messo in musica da Massenet (un altro tenore, capostipite di una
particolare linea esecutiva è stato Tito Schipa). Vocalmente è da rimarcare la
sicurezza dello squillo delle note acute, oltre all’interpretazione
aristocratica per render al meglio un personaggio come quello del Werther (eroe
goethiano).
Il segreto di Kraus? Praticando quotidianamente gli esercizi della tecnica,
distanziando intelligentemente una recita dall’altra per far riposare gli
organi; rifiutando i ruoli non idonei alla propria vocalità. “Non voglio
assolutamente tenere per me – ha precisato Kraus - il segreto della mia tecnica.
Anzi, voglio diffonderlo. Se poi per segreto si intendesse una formula magica,
magari! Sarebbe così facile. No, mantenere e affinare le proprie capacità vocali
è sempre frutto di lavoro e di molti fattori. Un cantante deve perfezionare
costantemente la sua tecnica, non solo quando studia: Spesso quando sono a letto
ripenso ai problemi affrontati, a quella nota, a quel personaggio, lavoro anche
allora”. Di seguito ulteriori citazioni: “A settant’anni Alfredo Kraus era
ancora il più grande tenore vivente… Il sommo spagnuolo era per natura un
hidalgo… Un idalgo si presenta così preparato, la parte metabolizzata in tecnica
del canto, puro appoggio sul fiato, in fraseggio, in dizione, in espressione
della parola, da non consentir la minima osservazione al più esigente direttore
d’orchestra” (così Paolo Isotta, musicologo e scrittore, 10 ottobre 1999,
Corriere della Sera). “Io ho immensamente ammirato in Kraus la signorilità e
dirittura dell’uomo e la grande professionalità dell’artista, schivo da ogni
forma di pubblicità. Ora la sua voce continuerà a librarsi nel grande azzurro e
il suo ricordo rimarrà nel mio animo immutato e intenso così, com’era intenso il
suo amicale abbraccio” (Magda Olivero). “Dotato di un’eccezionale estensione del
registro vocale che si spinge con facilità sino al re acuto, di un’emissione
nitida, di un particolare timbro chiaro di voce… assurgendo al rango di erede di
G. Lauri Volpi” (Lorenzo Tozzi su Enciclopedia Treccani).
“Kraus? Il primo tenore lirico del mondo: voce, intelligenza, consapevolezza,
nobiltà lo rendono senza rivali” (così Giacomo Lauri Volpi). “Uomo colto,
riservato, di proverbiale eleganza, Kraus chiude il nostro secolo, così come
Caruso lo aveva aperto. La sua non è solo la lezione di un musicista
incomparabile, è la testimonianza di un valore che può contare, per certe
nature, più di ogni gloria, più di ogni fede, e che si chiama stile” (Francesco
Colombo, Corriere della Sera). Su YouTube ampi brani del suo vasto repertorio.
Segnalo il concerto del 1995 a Las Palmas (in particolare il lamento di Federico
dall’Arlesiana di Cilea).