19/9/2015 ● Cultura
Rifugiati e migranti. La ricerca di un ruolo decisivo per le Nazioni Unite
Il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon sta organizzando un incontro
speciale il 30 settembre al Palazzo di Vetro. Lo ha annunciato lo stesso
Segretario Generale tramite il suo portavoce. “Il tema dell’immigrazione sarà
alto nell’agenda dei capi di Stato e di governo che verranno a New York per
l’Assemblea Generale”, ha dichiarato Ban Ki-moon. “E’ una tragedia umana che
richiede una risposta politica collettiva determinata : è una crisi di
solidarietà, non di numeri”. “Sono inorridito e straziato – ha detto
ancora il Segretario delle Nazioni Unite – per le recenti morti di rifugiati
e migranti nel Mediterraneo e in Europa”. L’emergenza migranti, sottolinea
il numero uno del Palazzo di Vetro, è il sintomo "di problemi più profondi",
violazione dei diritti umani, fallimento dei governi, “che non lasciano alla
gente altra scelta se non quella di fuggire”.
Ora proviamo a dire alcune cose sulla gestione delle crisi internazionali. La
buona politica sarebbe priva di senso se non si occupasse, in primo luogo, di
chi ha bisogno, di chi è più povero, di chi necessita di aiuto. Un punto
fondamentale è dare poteri e autorevolezza a un organismo internazionale come
l’Onu. Spingere nella direzione della riforma del Consiglio di sicurezza, creare
un Consiglio di sicurezza economico capace di intervenire sugli effetti
economici indotti dalla globalizzazione e – come viene auspicato dal professore
Alessandro Ferrara (Università di Roma ‘Tor Vergata’) – trasformare il Comitato
per i diritti umani in un Consiglio per i diritti umani che abbia la stessa
forza del Consiglio di sicurezza. Il senso di queste proposte è fondato sulla
consapevolezza che la ‘governance’mondiale si costruisce con una politica
preventiva che deve essere il multilateralismo, inteso come metodo di governo
del mondo. Un multilateralismo che, attraverso processi d’integrazione, arrivi a
forme istituzionali compiute. Viviamo in un mondo caratterizzato da un alto
tasso di globalizzazione e interdipendenza economica e sociale; viviamo in un
mondo globale in tutto : nella comunicazione, nella tecnologia, ma non nella
sovranità. Molte decisioni del pianeta riposano ancora sulla sovranità degli
Stati nazionali. Gli stessi essenziali processi di integrazione cui si accennava
prima, sono estremamente faticosi perché richiedono un trasferimento di
sovranità dagli Stati alle istituzioni sovranazionali. La storia moderna e
contemporanea, con riferimento particolare all’Europa, almeno dalla pace di
Westfalia, è incardinata sul primato e sulla centralità della sovranità
nazionale. Tuttavia, un mondo globale, se governato dalle nazioni e dal loro
sistema di relazioni, è un mondo che rischia di non essere governato; o,
comunque, rischia di essere governato in modo inadeguato. Il problema di come si
costruisca una sovranità globale è ai nostri giorni fondamentale. Punto centrale
della questione, come sostiene il sopra citato prof. Alessandro Ferrara (“Limiti
della sovranità e dovere di proteggere la vita umana”), è “la linea di
demarcazione fra la sovranità degli Stati e la sovranità della comunità
internazionale espressa attraverso le sue istituzioni cosmopolitiche”. Potrebbe
quindi nascere, in prospettiva, un’istituzione cosmopolitica dotata del
“monopolio dell’attribuzione di legittimità all’uso della forza (…). Perché
questo possa avvenire, però, è necessario che esista un quadro normativo
definito… il quale disciplini il rapporto fra la sovranità degli Stati che
continuano ad esistere e la sovranità di istituzioni cosmopolitiche che
continuano a formarsi (esempio: la Corte penale internazionale)”. Lo stesso
autore aggiunge: “Senza un chiarimento universalmente accettabile intorno ai
limiti della sovranità statale le carte dei diritti sono condannate a svolgere
un ruolo meramente pedagogico”. Sia chiaro: l’impotenza o il fallimento
dell’Onu non sono che la proiezione dell’impotenza e del fallimento delle
nazioni che, insieme, costituiscono questo organismo. D’altra parte, se la
gestione delle crisi non può dipendere dai singoli Stati, o da coalizioni più o
meno improvvisate o volenterose dei medesimi, cosa rimane se non dare poteri e
autorevolezza a un organismo internazionale come l’Onu? “Chi dovrebbe
decidere – si chiede Alessandro Ferrara – quando la coscienza morale
dell’umanità è scossa abbastanza per giustificare una ingerenza nella sovranità
di uno Stato a protezione dei diritti violati? … Forse tale ruolo può essere
attribuito al Consiglio di sicurezza, in una composizione nuova, oppure una
Corte, come la Corte Internazionale di Giustizia”. Insomma, per avere un uso
legittimo dell’impiego della forza per assicurare il rispetto di diritti umani
universali le soluzioni fanno parte di un ‘cantiere’ aperto, facendo coesistere
diritto internazionale ed ermeneutica culturale. Concludo segnalando la recente
notizia: il Ministro croato ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di
sicurezza dell’Onu.