2/8/2015 ● Caro Direttore
Il due agosto e S. Felice: qualche riflessione a tema
La fiera del due agosto : fiera di merci i bestiame era in passato a
Guglionesi , tra le manifestazioni collettive che impegnavano strade e piazze
cittadine, quella più importante del calendario fieristico dell’anno, poiché,
l’occasione, a parte i compaesani che abitavano in paese , richiamava molti
concittadini che abitavano stabilmente tutto l’anno i casolari e le masserie
della campagna circostante e che assai di rado ritornavano in paese ; oltre ad
un similare, consistente numero di capofamiglia che pernottavano in campagna ,
per “ governare” gli animali e scongiurarne eventuali furti , vivendo di fatto
separati dal nucleo familiare che invece abitava in paese , anche per via dei
figli piccoli scolarizzati , che la moglie accudiva . La fiera del 2 agosto era
di richiamo anche per i tanti abitanti dei paesi limitrofi che sfidando
carrettiere disastrate e mulattiere impraticabili , comunque interessati a
vendere o barattare i loro animali o le loro mercanzie, già alle prime luci
dell’alba, se non la sera prima , si portavano in paese . I manifestini che
annunciavano questa nostrana , straordinaria esposizione all’aperto delle merci
parlavano di “grande fiera di merci e bestiame”e non di mercato , perché
nell’etimologia , fiera è associabile al latino feriae , quindi giorno di festa
paesana folkloristica in genere coincidente, com’è noto, con una ricorrenza
religiosa ; il nostro due agosto è associato con la festività di San Felice
martire. La fiera rispetto al mercato si caratterizza per il ragguardevole
volume degli scambi tra venditori e compratori e, soprattutto per la quantità e
varietà di capi animali messi in vendita soprattutto in un territorio come il
nostro che vedeva la maggior parte dei lavoratori dediti all’agricoltura . Come
osservava nel tardo ‘800 l’economista Luigi Einaudi : la fiera rappresenta un
mercato speciale perché il compratore vuol vedere, toccare la merce e
soprattutto vuol saper il prezzo dalla viva voce dal venditore , poi
contrattarlo attraverso uno snervante tira e molla sul costo , e infine , se
conveniente, magari ,comprarla . In genere negli articoli da fiera il prezzo non
è scritto , ma si forma al momento della contrattazione tra acquirente e
venditore .Il mercato delle merci è invece maggiormente legato allo scambio dei
generi di consumo giornaliero , tipicamente riferito ai prezzi medi delle altre
piazze regionali e nazionali ; prezzi che compaiono già stampigliati sulle
confezioni, sugli articoli delle merci .
Dopotutto , per il bestiame non poteva esserci un prezzo già predefinito, posto
che la taglia degli animali e le loro età variavano da capo a capo . Il bestiame
, sfruttando l’antica saggezza pratica contadina veniva invece apprezzato a
vista ; la stima, infatti era affidata alla valutazione del compratore ;
l’animale veniva attentamente osservato , tastato per saggiarne la reattività e
abilmente soppesato ad occhio e croce ( spesso azzeccandoci ). Del cavallo e
delle mucche si valutava l’età non solo dallo stato fisico generale
dell’animale, ma scoprendogli cautamente le gengive e valutando il consumo dei
denti. ( del resto vale il detto popolare ; ” a caval donato non si guarda in
bocca”). Ho volutamente riportato queste mie semplici riflessioni sulla fiera
del due agosto, partendo dagli animali che assembrati,infastiditi dalle mosche,
smozzicando pigramente fieno o paglia, di certo assetati, stazionavano in zona
calvario , l’ area a loro riservata , in attesa di potenziali compratori .
Artefici incontrastati di parte e straordinariamente occulti all’ufficialità
delle transazioni del bestiame erano gli zingari che spesso suggellavano e
facilitavano le contrattazioni del bestiame , in particolare dei cavalli. Gli
agricoltori che portavano gli animali in fiera, erano spesso gli stessi che
avevano da poco riscosso l’anticipo o l’intero pagamento del grano conferito ai
grossisti locali e s’aspettavano di chiudere in anticipo l’annata agraria con la
vendita degli animali . Coltivazioni erbacee ed allevamento avevano in comune
parecchie, cicliche, necessarie , complementarietà ; infatti le erbe nutrivano
il bestiame ed il loro letame maturo era il miglior fertilizzante naturale per
concimare le coltivazioni . E, in genere , alle coltivazioni erbacee era quasi
sempre associato l’allevamento di alcuni capi di bestiame che in qualche modo
servivano ad integrare lo scarso reddito che dava la terra; il due agosto la
fiera offriva ai piccoli allevatori l’opportunità di poter vendere la giovenca,
la capra , i maialini che aveva partorito la scrofa … i polli ed altri animali
da cortile . Quel giorno un po’ speciale ,anche per la facilità degli incontri ,
era anche la data in cui i mezzadri, facevano i conteggi con il proprietario dei
terreni ,i fittavoli pagavano al concedente il denaro pattuito ; si saldavano
altri conti in sospeso con il fabbro, con il maniscalco ; si pagava con beni in
natura lo stajo ( che era la misura locale di capacità dei cereali) del
barbiere, del medico ; e, con sorprendente veloce scambio e circolazione del
contante , in quasi tutte la le tasche pareva aumentasse la moneta e la
cartamoneta disponibile. Era anche il due agosto il giorno in cui non si pagava
il dazio all’ufficio di viale Margherita : dazio che era un’imposta indiretta
applicata alla circolazione delle merci anche tra comuni limitrofi . Il due
agosto era anche il giorno in cui i pranzo era un po’ speciale perché la massaia
preparava il” galluccio ripieno” , farcito con le frattaglie dello stesso
animale sacrificato, con l’aggiunta a piacere di cacio e uova, insaporito da
varie spezie che attraverso la cottura ne esaltavano il sapore : una
prelibatezza per gli accaldati commensali che di ritorno dalla fiera si
ritrovavano a tavola e si raccontavano la fiera con la sua sconfinata varietà di
merci esposte quasi senza soluzione di continuità su due ali di tavolato ai lati
delle strade ,nell’intorno degli slarghi di largo Garibaldi . I venditori
esponevano in genere articoli che spesso erano la continuazione della rimessa
degli attrezzi della campagna ; della stalla, della cucina … Infatti i banchi
mettevano in evidenza articoli che erano indispensabili per il lavoro dei campi
: zappe, bidenti, forche , falci, falcetti ; sul piano della strada facevano
bella mostra di sé basti, selle, funi e finimenti di animali da tiro ; barili
,tini, caldaie e pentolame in rame battuto ;un’altra baracca ,con meticoloso
allineava stivali,stivaletti e scarpe chiodate; un’altra una sterminata varietà
di vestiario e stoffe a misura . E dalle tinozze del venditore di “scapece “ ,
acidulo, acre, penetrante si sprigionava l’odore del pesce conservato sott’aceto
e zafferano misto all’ afrore grassoso e aromatico della porchetta che si
sprigionava più in là, al fumo odoroso di bruciato delle arachidi tostate . La
grande fiera del due agosto offriva una spianata di merci a destra ed a sinistra
della strada , che invogliante invitava a tirar fuori la moneta , la cartamoneta
dal portafogli e portarsi a casa l’articolo mancante in casa , da sostituire …
il cibo pronto , l’anguria da consumare a mezzogiorno a tavola, approfittando
anche della socialità occasionale di quel giorno per raccontare ciascuno la
propria fiera agli altri commensali, magari esagerando nel magnificare la
qualità e la convenienza degli acquisti fatti . Durante la mattinata non poteva
mancare una visita devozionale alla chiesa di San Felice, fresca ed accogliente
, rischiarata dai tanti ceri votivi ,anche per mitigare una giornata in cui la
calura estiva faceva sudare abbondantemente il popolo della fiera che pressante
, scomposto , si coglieva si accalcava presso i banchi dei venditori . Il corpo
del santo leggermente disteso,sul fianco , per tutta la lunghezza della teca di
vetro come fosse addormentato ; visibile in tutta la sua maestosa eleganza degli
sfarzosi panneggi del vestito era esposto alla venerazione dei fedeli .
E,proprio pensando all’unico corpo santo accolto e custodito, nella Chiesa di S.
Felice dal lontano settecento , festeggiato in occasione della fiera del 2
agosto che torna forte il proposito di rilanciarne il culto . Purtroppo poco è
noto di San Felice, ma la preziosa e rara reliquia può darci informazioni
affidabili sul tempo storico in cui è vissuto al fine di reinserirlo nel suo
contesto di vita . Infatti la datazione di un frammento del corpo con il metodo
del radiocarbonio 14 consentirebbe di fissare con buona approssimazione il tempo
in cui S, Felice martire è vissuto e, magari da contestuali ricerche d’archivio
si potrebbero eventualmente trarre quelle informazioni biografiche oggi mancanti
, che caratterizzano e rendono particolari e speciali le vite dei santi .
Arcangelo Pretore
2 agosto 2015