22/7/2015 ● Cultura
L’olio d’oliva (“succo mediterraneo dell’immortalità”), il vino (tra ebbrezza e pathos)
Ho già avuto occasione di segnalare il saggio “La dieta mediterranea. Mito e
storia di uno stile di vita” (edizione il Mulino) di Elisabetta Moro,
antropologa dell’Università di Napoli. La dieta mediterranea, protetta da Atena
(olio), Demetra (cereali) e Dioniso (vino), deve la sua fama mondiale a un
americano: il fisiologo Ancel Keys che negli anni 50 si rese conto dei benefici
della dieta del Sud Italia, in particolare del Cilento, per metabolismo e
circolazione. Il saggio di cui sopra mostra l’unione indissolubile, in tale
dieta, di benessere e cultura. “Non si tratta solo di cibo – olio d’oliva,
cereali, frutta e verdura, pesce, vino e latticini – ma anche di pratiche che
rinforzano i legami sociali”.
Marino Niola, antropologo dell’Università di Napoli, in tema di olio d’oliva ci
fa conoscere il pensiero di Salvador Dalì (cfr. Repubblica 21 luglio): <<A
Malaga fui preso da una passione divorante per l’olio d’oliva, lo bevevo come
fosse un liquido prezioso, lo mettevo dappertutto. Anche sul petto e sui capelli
che tornarono a crescere tanto forti da spezzare i pettini>>. “Traboccante come
sempre - sottolinea Niola – Salvador Dalì racconta la sua unzione creativa. E
aggiunge un surreale tassello alla mitologia dell’olio. Il succo mediterraneo
dell’immortalità, il più incorruttibile dei fluidi. L’extravergine creato da una
vergine. E’ Atena, infatti, l’intraprendente figlia di Zeus, a donare agli
uomini l’olivo e insieme la democrazia. Che per i Greci sono i due emblemi della
polis (…). La mitologia dunque attribuisce all’olivo e al suo succo un valore
politico, oltre che dietetico. Emblema del Mediterraneo nell’arte della cucina,
ma anche in quella del governo. Simbolo di legami privati e di pubbliche virtù,
di lealtà e di fedeltà. Non a caso il letto nuziale di Ulisse è intagliato in un
tronco di olivo che conserva le sue radici ben salde nel terreno. Proprio come
l’insolubile matrimonio con Penelope. Emblema di eternità e di tenacia, anche a
causa della sua resistenza, l’ulivo insomma è un legante sia in senso reale sia
in quello metaforico (…). In realtà a spiegare la fortuna simbolica del succo
delle olive in tutte le culture mediterranee sono, oltre alle ragioni legate
alla dieta, al gusto, alla salute, le stesse caratteristiche fisiche dell’olio.
Che connette e separa, lega e al tempo stesso impedisce agli ingredienti di
attaccarsi o al contrario di disperdersi (…). Insomma, la dieta mediterranea ha
proprio nell’extravergine il nuovo crisma della lunga vita. Non sarà la vita
eterna, ma è un buon succedaneo”.
Sempre sull’argomento ‘dieta mediterranea’ non si può dimenticare il vino, tra
ebbrezza e pathos, ovvero tutto il fascino della bevanda più antica. <<Chi beve
vino è civile, chi non ne beve è barbaro>>. “Lo dicevano i Greci – annota Marino
Niola (cfr. Repubblica 11 luglio) – facendo del succo della vite il simbolo
alimentare dell’identità ellenica, concepita come la forma più compiuta di
umanità. La bevanda che spumeggia nelle coppe è un dono di Dioniso, per i romani
Bacco, il dio straniero per antonomasia (…). Dioniso mostra le conseguenze di un
rapporto incontrollato con il fermento che il dio introduce nei diversi luoghi
dove si ferma per insegnare l’arte della spremitura e della fermentazione della
vite… Solo i bruti bevono il nettare della vite senza diluirlo… E che il succo
della vite sia un simbolo di comunione lo prova la sopravvivenza di alcuni usi e
costumi connessi al bere nella civiltà moderna (…). Insomma accettare il vino
significa aprire all’altro. Rimandare al mittente il dono può essere una
dichiarazione di guerra. Come quella di Alfio, protagonista della Cavalleria
rusticana di Mascagni, che rifiuta pubblicamente di brindare con Compare Turiddu.
<<Grazie ma il vostro vino io non l’accetto, diverrebbe veleno entro il mio
petto>>. A quel punto la tragedia è inevitabile”.
La Dieta Mediterranea, patrimonio Unesco del 2010, continua ad essere oggetto di
studi scientifici. Come è stato detto, non si tratta solo di cibo ma anche di
pratiche che rinforzano i legami sociali. <<Non sediamo a tavola per mangiare –
diceva Plutarco – ma per mangiare assieme>>. Naturalmente, secondo il modello
della Dieta Mediterranea, è altresì consolidata l’opinione in relazione alla
quale è opportuno consumare quotidianamente la cifra ideale di 5 porzioni di
frutta e verdura. I vantaggi: questi alimenti generano un senso di sazietà a
fronte di un ridotto potere calorico. E nelle calde giornate estive mediterranee
integrano adeguatamente i liquidi perduti.