6/7/2015 ● Cultura
“C’era una volta la Terra” (Ilaria Jovine) e “camminare la terra” (Luigi Veronelli)
In un mio precedente articolo su Fuoriportaweb, ipotizzando che una ‘Fondazione
Cultura’ riuscisse a trovare i finanziamenti necessari, ponevo la domanda: “a
quale illustre molisano del passato si potrebbe far riferimento per un film in
costume d’epoca? ”. Personalmente indicavo, unitamente a Gabriele Pepe, lo
scrittore e saggista Francesco Jovine (1902 – 1950), nativo di Guardialfiera. Il
suo romanzo più famoso “Le terre del Sacramento”, pubblicato postumo nel
1950, vinse il Premio Viareggio. <<E’ un romanzo che può venir definito una
specie di epopea del lavoro contadino, che trova nella gente meno agiata
socialmente una commossa celebrazione rivolta pure alla loro terra. L’opera di
Jovine, narratore di tradizione essenzialmente naturalista cresciuto nella
realtà contadina del Molise, propone al lettore un tema reale e scottante della
vita nel meridione che, grazie pure alla sua passione per la storia, viene
mescolato all’espansione del regime fascista che porterà alla famosa ‘questione
meridionale’. E’ dunque autore di uno dei più importanti romanzi del Novecento>>
(così su Wikipedia). Dopo il servizio militare svolto a Roma, Francesco Jovine
ottenne l’abilitazione magistrale nel 1923 insegnando a Guardialfiera e poi a
Roma dove si laureò nella facoltà di Magistero e divenne Direttore didattico.
Ebbene, il film documentario di Ilaria Jovine e Roberto Mariotti “C’era una
volta la Terra” ripercorre i luoghi del Molise narrati da Francesco Jovine.
Nel mese di Agosto 2015 il Festival Cinematografico ‘MoliseCinema’ ospiterà una
serata evento in cui verranno presentate alcune clip in anteprima del film
(notizia apparsa sulla pagina Facebook di “C’era una volta la Terra”
film). Ilaria Jovine, nipote dello scrittore, giornalista e saggista Francesco
Jovine, ha studiato sceneggiatura cinematografica e si è diplomata in regia e
drammaturgia teatrale presso l’Accademia del Teatro dell’Orologio. Vive a Roma.
Il fondatore di ‘Slow Food’ Carlo Petrini, insieme a Tomaso Montanari storico
dell’arte, sul palco di Repubblica delle idee 2015 a Genova, hanno concordemente
affermato: “Dobbiamo cambiare vocabolario per difendere la terra e il
patrimonio culturale del nostro Paese”. In particolare, Carlo Petrini ha
aggiunto: “La nostra agricoltura è al disastro e lo è in modo strutturale.
Uno che decide di tornare alla terra riesce a farlo solo se si inventa un metodo
di distribuzione capace di creare reddito. In Italia celebriamo la retorica
dell’Expo ma contemporaneamente stiamo chiudendo i caseifici che producono
Parmigiano Reggiano. E’ una logica perversa, un elemento distruttivo che ha
generato il depauperamento del terreno agricolo. Il lavoro agricolo, peraltro,
era anche un presidio per la pulizia dei fossi, dei boschi e il mantenimento
delle colline affinché non franassero”. Da parte sua il professor Tomaso
Montanari sottolinea l’aspirazione di Slow Food di Carlo Petrini: non “la
gastronomia nelle asettiche cucine di lusso delle città”, ma la
frequentazione dei contadini, degli osti e dei vignaioli “a casa loro”.
Bisognava attuare l’idea di Luigi Veronelli, che parlava di “camminare le
osterie”, “camminare le cantine”, e da lì “camminare la terra”,
"camminare le campagne”, e riconquistare il nesso essenziale con la
salubrità di aria, terra, acqua, con la memoria e la storia, con la salvaguardia
del paesaggio…” (così su The Huffington Post, 25 giugno 2015). Come ha scritto
Luigi Veronelli: <<Chi cammina la terra sa che l’importante non è arrivare,
ma procedere, passo dopo passo. Camminare la terra è esprimere il nostro vivere
in continuo movimento. Talvolta occorre fermarsi per riposare o per pensare e
per gioire o per piangere, e alla fine ricominciare a camminare. Fermarsi anche
per ricordare e rivivere la strada percorsa>> (cfr. “camminare la terra.it”).
Il Comitato nato per valorizzare l’opera e il pensiero del grande intellettuale
ha intitolato la mostra Luigi Veronelli – cammina la terra, come “un motto che è
manifesto, testamento e invito”. Il complesso espositivo trovasi ad Astino,
Bergamo, sino al 31 ottobre 2015. Concludo dicendo: rispettiamo la terra e non
arrechiamo danni all’ambiente. Sì ad uno sviluppo sostenibile; l’enciclica di
Papa Francesco rappresenta una svolta storica.