13/6/2015 ● Cultura
Senza migranti come si fa a sviluppare l’agricoltura, il turismo e quant’altro?
Inizio con una citazione di Monsignor Giancarlo Perego, direttore della
Fondazione Migrantes promossa dalla Cei (Repubblica, 13 giugno 2015) : <<E’ da
irresponsabili dire che l’arrivo dei migranti in Veneto o in Lombardia è una
tragedia. Non è così. I numeri dicono fra l’altro che ci sono regioni dove ne
arrivano di più: la Sicilia sta accogliendo 16.500 persone, 260 ogni 100mila
abitanti. Veneto e Lombardia stanno accogliendo 60 persone ogni 100mila. Non mi
sembra una cosa insostenibile>>. Monsignor Perego, alla domanda del giornalista
Paolo Rodari: perché i richiedenti asilo vengono visti come un peso? puntualizza
: <<Difficile rispondere. Ma chiedo: come pensiamo di poter sviluppare
l’agricoltura, il turismo e altri settori senza di loro?>>. E’ il caso di
ricordare che oggi in Italia le nascite sono tornate di nuovo a livelli minimi.
“Che piacciano o meno, le migrazioni diventano determinanti per mantenere la
vitalità dei nostri Paesi” (Federico Fubini sulla rivista ‘D Lui’).
Già in altro articolo ho sottolineato il fatto che nella società globale in cui
viviamo le diseguaglianze si sono accresciute in misura notevole e questa
situazione ha reso le migrazioni un fenomeno dominante. Milioni di persone
vorranno trasferirsi da Paesi in preda alla miseria verso luoghi più ricchi. La
chiesa ha un ruolo prezioso nell’accoglienza degli immigrati. Papa Francesco ha
ricordato che “i Paesi che accolgono traggono vantaggi dall’impiego di immigrati
per le necessità della produzione e del benessere nazionale, non di rado
limitando anche i vuoti creati dalla crisi demografica”. Dunque i migranti
possono darci una mano nei particolari settori sopra indicati. Un made in Italy
rinnovato – auspicano i promotori del manifesto ‘Oltre la crisi’ (Ermete
Realacci e altri soggetti autorevoli) – deve affermare un modello di sviluppo
nuovo e di qualità, dove le eccellenze agroalimentari sono un volano per
l’artigianato e il turismo. Nell’attuale situazione economica, la green economy
rappresenta un importante strumento non solo per tutelare l’ambiente, ma
un’opportunità che consente di contribuire al rilancio del sistema produttivo ed
occupazionale.
Concludendo, affinchè la crescita economica crei le basi sociali del cambiamento
è necessario che a monte la classe politica si dia da fare in tal senso e che
l’attuale Europa ‘oligarchica’ governata da un finto “federalismo degli
esecutivi”, come ha scritto Jurgen Habermas, cambi registro impegnandosi a
costruire una vera Europa, ovvero una Unione politica. Altrimenti si
de-costruisce, come il caso greco rivela (così Barbara Spinelli).