9/4/2015 ● Politica
Sanità, Tavolo tecnico alza il muro sul Molise: "non ci stiamo noi alle loro condizioni"
“Se per evitare il commissariamento della nostra sanità, le condizioni, che
il Tavolo tecnico di Roma continua a imporci, si riducono ancora una volta
all’indistinta chiusura degli ospedali pubblici, all’aumento delle tasse per i
cittadini, alla contrazione di un nuovo mutuo di 290 milioni di euro e al
licenziamento di centinaia e centinaia di operatori che lavorano nel nostro
servizio regionale, noi per primi diciamo no.
La riorganizzazione dell’offerta sanitaria, per noi, passa esclusivamente per
due canali precisi, qualità ed efficienza. Parametri, la qualità e l’efficienza,
che per i tecnici del Ministeri dell’economia e del Ministero della salute
evidentemente contano poco o niente. Usciamo dalla nuova verifica per gli
adempimenti regionali e comitato Lea con la certezza che non ci sia alcuna
voglia di sentire altre motivazioni che non quelle meramente ragionieristiche.
Il diritto dei cittadini alla salute, però, non è un conto matematico.
Ignorato, in tal senso, l’importante lavoro di prospettiva, di nuovi indirizzi
che pure oggi volevamo mostrare a Roma. La parte tecnica, trincerata dietro a un
muro di contrarietà impenetrabile, in particolar modo la rappresentanza del Mef,
continua a imputarci inadempienze, tutte derivanti dal passato, sia sul versante
economico sia sul versante sanitario fermandosi ad analizzare, oggi, in maniera
esclusiva soltanto il 2013. Nessuna valutazione dei nuovi processi messi in
atto, nessuna possibilità di una attenzione diversa, proprio in virtù del nuovo
corso, nei riguardi del Molise.
Impossibile accettare, per quanto riguarda il personale da impiegare nelle
strutture pubbliche, la soluzione delle graduatorie, visto che l’ultima a nostra
disposizione risale a ben dodici anni fa. Con un blocco del turn over che
paralizza il sistema da anni e che certo non è imputabile a noi, come si fa
adesso a parlare di 500 contratti a tempo determinato in esubero? Come è
possibile avanzare l’ipotesi di licenziamenti, ipotesi cavalcata tra gli altri
anche dal subcommissario Rosato, suggeritore addirittura di nuove misure
restrittive? Non ci possono venir contestate proroghe nei fatti indispensabili
ed essenziali, è un gioco al massacro al quale noi ci sottraiamo. La sanità la
fanno medici, infermieri, operatori di ogni livello, si può prescindere dal loro
contributo, dalla loro prestazione, dalla loro professionalità? Senza di loro in
che modo si garantisce qualità? Senza di loro come si assicurano i livelli
essenziali di assistenza?
Come si fa a pensare che un territorio regionale, ancorché dai numeri contenuti
in termini di popolazione, possa non avere ospedali? La politica, il buon
governo, non si fanno con i tagli. È facile, ma non è né etico né giusto. Noi ci
confrontiamo con i cittadini, con i cittadini abbiamo discusso e discutiamo
anche scelte molto difficili. Questo è il nostro compito, non il resto.
Il Molise non può permettersi sei ospedali pubblici, lo sappiamo, ma questo non
vuol dire semplicemente: chiudiamo, semmai riorganizziamo. Puntiamo alla
qualità, alla sostenibilità, all’efficienza, all’appropriatezza. Era ed è la
nostra idea.
Non è convincente? Ne prendiamo atto. Aspettiamo che il Governo risponda a
questa nuova richiesta di commissariamento per il Molise. Non sarò io a
liquidare la nostra sanità, i nostri diritti di cittadini molisani. Del nuovo
commissario “numeri e accetta” ne saranno contenti poi forse solo coloro che con
invettive, attacchi e contestazioni ci hanno “favorito” in questo difficile
compito di riorganizzazione del servizio sanitario regionale, oggi davvero a
rischio più di ieri”.
Così il presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura, all’uscita
della riunione congiunta del tavolo adempimenti e comitato Lea.