10/5/2008 ● Cultura
Guglionesi, restaurato il dipinto di "San Felice da Cantalice"
In settimana è stata ricollocata nella cappella della chiesa di Santa Maria delle Grazie di Guglionesi (ex convento dei Cappuccini) l'opera restaurata di "San Felice da Cantalice". Il dipinto su tela rappresenta la santificazione del primo Padre cappuccino, Felice da Cantalice dell'Ordine francescano dei Cappuccini, e risulta documentalmente ignoto l'autore (in basso a sinistra ci sono residui di una scritta illeggibile). La tela artistica è databile alla seconda metà del '700. Nella scena sacra una coppia di angeli incorona le figure della Madonna e del Padre cappuccino, mentre Sant'Anna regge il bambino Gesù benedicente. In basso una coppia di angeli presenta il pane delle offerte che il cappuccino Felice da Cantalice teneva nella tasca della sua "alabarda" della carità, come chiamava il suo zaino della questua. Nell'arco d'ingresso alla cappella si legge l'iscrizione "FELIX ET MARIA NOS AB INIMICIS DEFFENDITE IN VIA, 1788", chiaro richiamo alle intercessioni misericordiose di San Felice, della Vergine Maria e di Sant'Anna contro le inimicizie sul sentiero della vita.
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Brevi notizie storico-culturali su San Felice da Cantalice
Felice da Cantalice, primo santo dell’Ordine
dei Cappuccini, è venerato nella chiesa di S. Maria Immacolata a Via Veneto a
Roma. Il
corpo è posto in un sarcofago del III secolo sotto l’altare della cappella a lui
intitolata. Morto il 18 maggio del 1587 nel convento di S. Croce e Bonaventura
dei Lucchesi fu traslato a S. Maria Immacolata il 27 aprile del 1631. Fu
beatificato il 1 ottobre 1625 e canonizzato il 22 maggio del 1712.
San Felice nacque nel 1515 a Cantalice (in
provincia di Rieti) da una famiglia di tradizione cristiana.
Felice nel 1543-44 entrò tra i Cappuccini, fu inviato a compiere
il noviziato ad Anticoli di Campagna (l'attuale Fiuggi), ma una
malattia lo provò duramente e ne mise in forse l'ammissione
all'ordine, e quando i suoi amici e consiglieri lo invitarono ad
entrare tra gli agostiniani o i benedettini, egli rispose: "O
cappuccino, o nel secolo". Guarì miracolosamente e nel 1545
emise i voti e nel 1547 fu trasferito a Roma e dì lì non si
mosse fino alla morte. Analfabeta, in poco tempo divenne uno dei
più grandi amici e consiglieri di san Filippo Neri, con il quale
spesso si intratteneva per strada in conversazioni sagaci che
colpivano il popolo, convinto com'era, che un santo stesse
parlando con un altro santo. Il suo studio era il Crocifisso, e
le sole lettere che conosceva erano, come diceva lui stesso,
sei: cinque rosse e una bianca; le cinque lettere rosse erano le
piaghe di nostro Signore Gesù Cristo, la bianca, la Madonna, di
cui Felice aveva una devozione oltre misura. Un giorno, andato
in casa di un avvocato per fare la questua del pane, vide nella
casa di questi, una libreria molto fornita, e in alto, appeso al
muro, un Crocifisso. Immediata fu la reazione: "Signore, chi non
intende questo libro (il Crocifisso), non sa cosa siano i libri;
e se intende questo libro, intende tutti gli altri libri". A
Roma fece il questuante del pane, del vino e dell'olio; dormiva
pochissimo e su tavole di legno, e la mattina si alzava molto
presto, dopo la Messa usciva dal convento e andava a fare la
questua, scalzo sia d'inverno che d'estate, metteva il pane
nella tasca che chiamava la sua "alabarda". L'andar scalzo gli
procurò presto delle piaghe profonde ai piedi, che lui stesso
ricuciva con lo spago; mangiava solo i tozzi del pane raccolto
durante la questua che avanzavano dalla tavola dei frati,
dicendo che erano migliori dei pezzi di pane intero; nella
vecchiaia dovette indossare i sandali per obbedienza. Il suo
saluto era "Deo Gratias", e lui stesso si chiamava "l'asinello
del Signore". Benché fosse analfabeta, san Filippo Neri gli
chiese di correggere e di rivedere la regola degli Oblati che
san Carlo Borromeo stava stendendo, e Felice seppe fare ciò che
molti letterati e sante persone non erano state capaci di fare.
Morì verso le 19 del 18 maggio 1587, dopo aver avuto una visione
della SS. Vergine circondata da una schiera di angeli. Nel
momento della morte i piedi di Felice, sempre piagati e
ulcerati, divennero bianchi e lisci come quelli di un bambino.
Fu da subito venerato dalla pietà popolare come santo, e nel
1712 papa Clemente XI lo elevò ufficialmente agli onori degli
altari. Sepolto nella chiesa di San Bonaventura dei Cappuccini
in Via Veneto a Roma, la salma è stata traslata a S. Maria
Immacolata nel 1631.
San Felice da Cantalice, Chiesa di Santa Maria delle Grazie, Guglionesi (foto di Luigi Sorella)
Particolare dell'opera dedicata a San Felice da Cantalice (foto di Luigi Sorella)
La cappella dedicata a San Felice da Cantalice (foto di Luigi Sorella)
L'iscrizione sull'arco della cappella (foto di Luigi Sorella)