2/4/2015 ● Cultura
Il “sonno dell’anima” nell’adorazione delle “madri del dolore” alla Croce Santa
Vestite di nero, a lutto, alcune per anni, qualcun’altra anche a vita, le
“madri del dolore” portano nel cuore ferite sanguinanti per la morte di un
figlio o dei padri dei loro figli.
I Vangeli fissano all'ora nona romana del Venerdì Santo la morte sulla
Croce adorata del Nazareno, il Figlio di Dio.
Per le “madri del dolore” era in uso processionale recarsi al cimitero la
mattina (entro l'ora nona) del Venerdì Santo, con la Santa Croce, con
l’Addolorata e con il Cristo Morto. Un momento di preghiera per liberare le
anime del purgatorio.
Infatti, recitando per 33 volte (33 sono gli anni alla morte di Cristo) il
Venerdì Santo l’orazione “Ti adoro o Croce Santa” – “ Ti adoro, o
Croce Santa, che fosti ornata del Cor¬po Sacratissimo del mio Signore, coperta e
tinta del suo Preziosissimo Sangue. Ti adoro, mio Dio, posto in croce per me. Ti
adoro, o Croce Santa, per amore di Colui che è il mio Signore. Amen” – si
liberano 33 anime del purgatorio. La stessa orazione recitata 50 volte ogni
venerdì dell’anno, libera 5 anime del purgatorio.
La convalida dell’orazione ai fini della purificazione delle anime del
purgatorio fu confermata dai papi Adriano VI, Gregorio XIII e Paolo VI.
Il "sonno dell’anima" è un sentiero di ascesa e di risveglio dei credenti, un viaggio delle anime dal purgatorio al paradiso che si compie attraverso l’adorazione della
Croce Santa, interpretando in chiave escatologica le ultime parole di Cristo
all’umanità, celebrate il Venerdì Santo: “Oggi tu sarai con me in paradiso”
(Lc 23,43).
Al termine delle orazioni alla Santa Croce, al ritorno dal cimitero, le “madri
del dolore” vestite di nero chiedevano ai portatori di caricarsi loro stesse
della statua dell’Addolorata Madre del Signore.