14/3/2015 ● Poesia
La mia voce
Che albero maestoso!
Con gli anni
sempre più imponente,
per nuovi rami
e più ricche fioriture.
Un dedalo di sue radici
pervade la mia anima
fino agl'intimi recessi.
Al mattino
sullo specchio
un'immagine rimbalza:
sono l'io agli antipodi.
Prenderne atto
in quel frangente
è tutto quel che posso:
per la gente, dunque,
io quel volto sarei.
D'accordo, ok,
d'altronde a voi è ri-volto,
mentre io, dietro le quinte
sto dalla regia ad osservare
che a lui vi ri-volgete.
Ma ecco poi accadere
il rendersi opportuno
prestare la mia voce
a qualcuno dei pensieri
che dal traffico indistinto
segnala la presenza
come fa l'autoambulanza
quando innesca la sirena.
Ecco aldunque la parola
presentare a me reclamo
alfin ch'io presti voce
a qualcosa che declini
il mio essere in pienezza.
E’ in quest’urgenza di parola,
nel perseguitar del vero,
che al mio essere m’appello,
che in pienezza io ne avverta
un'autentica presenza.
Lei, mi spiace, no,
scartate l'apparenza,
non a voi è diretta,
è per me
che la esprimo
ed è me
che essa esprime.
Del contenuto sì,
della semantica posso
farvi dono,
tutta roba mia invece
il tono.
Di che pasta credete
ch'io sia fatto?
Ma della pasta di quel suono!
Proprio con il mio orecchio,
in ispecie quello destro,
la mia anima flirta di continuo.
E' lì che faccio residenza,
solo lì dimora, intera,
la mia essenza.
Se mai accadesse
di perdermi
nel buio dell'anima
o negl'interminabili corridoi
del labirinto
mio mentale,
l'orecchio porgerei
all'ascolto della
voce.
Non di Dio.
Una parola
sola,
solo una mia,
basterebbe a ritrovarmi ...
o quantomeno a tenermi
la migliore compagnia.