28/2/2015 ● Politica
L’agorà che manca alla politica guglionesana
L’ultima piazza affollata che oggi è possibile frequentare a Guglionesi è
questo spazio virtuale che con accorta generosità, a passo con i tempi, il
blogger Luigi Sorella, con abnegazione continua a metterci a disposizione; ciò
nonostante il nostro paese , come tutti sappiamo, non è privo di spazi pubblici
( e privati ,poiché è dalle conversazioni ristrette che, per ampliamenti
successivi, si aprono a tutti gli spazi pubblici) . Deserte o quasi le piazze
politiche tematiche , sempre più riconducibili in termini di successo di
pubblico alle feste “patronali” estive delle rispettive conventicole politiche
locali che, smessa la sostanza , si riducono “ a tarallucci e vino” ; purtroppo,
in allarmante decrescendo perfino le pur interessanti uscite pubbliche ispirate
dalla comunità ecclesiastica locale ( vedi il flop inatteso sull’immigrazione) ,
la cui “piazza” si riduce, al netto di occasionalità esterne, alle messe
comandate seguite dal primo, solito giro, di praticanti . Non è affatto
consolatorio l’utilizzo pur importante della piazza virtuale per chi come me ha
vissuto quelle che , un tempo non lontano, erano le autorevoli e influenti
piazze politiche ed ecumeniche del paese : luoghi aggreganti in cui si formavano
le idee nonché l’etica e la morale della comunità . Limitarsi ad una piazza
virtuale che seppure comunicativa a senso unico , si lascia dietro un calendario
di interventi solitari, tra loro slegati , spesso “copia-incolla” (links) di
interventi” forestieri” , che sebbene siano culturalmente autorevoli , si
rivelano comunque distanti dalla nostra realtà locale . Parimenti si
sperimentano interventi acrimoniosi che pur prendendo spunto da auto-evidenze di
fatti politici locali, si trasformano in dotte (perdenti) schermaglie
autoreferenziali .
La politica guglionesana da tempo non ha più un progetto per la comunità; non sa
più interpretare e prefigurare con parole evocative ed opere di concreta utilità
sociale il suo futuro . Da parte del Municipio, che ha il quasi monopolio della
gestione amministrativa socio-urbana , viene più facile e meno impegnativo ,
occuparsi del presente , ovvero di ciò che è dì’obbligo, secondo lo scadenzario
istituzionale : deliberare sull’Imu , del bilancio … Certamente ( è opinione
diffusa ), mancano spendibili qualità intrinseche ai nostri politici , se fosse
vero il contrario non assisteremmo, sempre più ad un sonnacchioso , disarmante”
tirare a campare” politico . Ciò accade anche perché i cittadini, sfiduciati
hanno smesso di fare domande . E, che cos’è la politica senza che singoli o
gruppi organizzati o meno pongano ai politici governanti domande sui loro
bisogni ? Se la politica, oltre a tant’altro , è anche la risposta alle
richieste di una comunità si danno due casi ( come del resto attesta la
pluriennale storia politica guglionesana), il primo : la risposta politica è
anticipata ed è in genere compendiata nel libro dei sogni dei Programmi
elettorali ( bisogna essere politici competenti e illuminati per riuscire a
cogliere in anticipo i mutamenti sociali di una comunità che richiedono in un
futuro prossimo venturo di essere” amministrati “, altrimenti , in modo
preventivo possono solo darsi interventi occasionali, verosimilmente legati al
proprio tornaconto o irrilevanti in quanto a ricaduta sociale ). Oppure, nel
secondo caso ( sempre ipotizzato e mai messo in cantiere) la politica scaturisce
direttamente dalla costruzione attiva e sempre in corso di uno spazio pubblico
“brainstorming”, fucina di idee e prassi ; una modalità innovativa capace di
creare un’aggregazione trasversale condivisa mirata al coinvolgimento fattivo
dei diversi ambiti del sociale più vasto che oggi nel nostro paese, seppure a
fatica , comunque già si esprime con separata autonomia : nelle associazioni, in
quello che a livello locale resta dei partiti, nei movimenti , nei diversi
gruppi confessionali , nelle rappresentanze di categoria … Un mutamento
organizzativo che deve tendere ad imbrigliare e canalizzare la palpabile
insoddisfazione diffusa di oggi dovuta principalmente al negativo andamento
delle tante cose che non vanno nel nostro” pubblico amministrato “, nello sforzo
collettivo di ricondurre il potere nell’ambito dello spazio pubblico gestito
politicamente . La prima risposta politica : quella tradizionale “di Programma”
, calata dall’alto,quasi sempre nel nostro paese è stata ispirata da persone
politicamente interessate soprattutto allo scranno in Municipio ( e alla sua
conservazione), scaturita da contingenze elettoralistiche, che spesso, proprio
perché “programmatica “ a monte del sociale più vasto , intercettano le
ambizioni di una élite, prescindendo dai bisogni reali dell’intera comunità (
non si spiegano altrimenti le opere cantierate incompiute …, il Piano Regolatore
G. abortito,il Polo Culturale “Corrado Gizzi “ inattivo) ; la seconda risposta
politica , quella ancora da inventarsi, chiamiamola per comodità : “
multicentrica” ( proprio perché vorrebbe essere una sintesi possibile di una
variegata gamma di esperienze associative ) è democratica per costituzione ,
poiché nasce e si fonda attraverso il contributo” straordinario” di persone di
diversa provenienza socioculturale ( oserei azzardare una Costituente della
politica locale) che dovrebbe caratterizzarsi come un’esperienza da costruire
dal basso che dovrà scaturire dall’analisi dei bisogni pregressi ed emergenti
del nostro paese e, che potrà giungere a maturazione e a compimento solo dopo un
tempo lungo di vaglio critico ed affinamento delle tematiche attraverso un
complesso lavoro di elaborazione trasversale . La ricerca del consenso
elettorale , su una siffatta proposta di “governo locale” , non coinciderà solo
con la solita ricorrente “chiamata alle urne” , bensì sarà il conseguente,
naturale sbocco politico dell’attuazione, attraverso gli organi istituzionali ,
di un progetto amministrativo che avrà l l’ampio respiro politico condiviso
della comunità tutta ; un progetto che dovrà doverosamente iniziare e chiudersi
nella sua concreta attuazione nel tempo del proprio mandato , evitando così di
lasciare eredità codee rimasugli di progetti politici non più condivisi e
trascinamenti finanziari estranei alla politica di coloro che dovranno
subentrare a fine mandato nella gestione della cosa pubblica . Se si vogliono
risollevare le sorti politiche del nostro paese, dando a Guglionesi finalmente
la visibilità, anche territoriale , che merita la consistenza della sua
popolazione votante, è necessario pensare concretamente e fattivamente a
reinventare un nuovo spazio collettivo della politica in cui possano nascere e
radicarsi le idee del “bene comune”, di una “società giusta” , di” valori
condivisi”, di equità . E’ di impellente necessità ampliare il potere collettivo
del fare politica al fine di accettare e soprattutto avere la forza necessaria
per resistere alle sfide della politica che l’attuale contesto nazionale e
soprattutto globale ci pone .
Tra tutte prioritaria è quella dell’occupazione che rappresenterà il problema
dei problemi per le generazioni future. Essere pronti ad una fattiva reattività
politica è d’obbligo se si vogliono limitare i costi sociali derivanti dalla
crisi e dalla ristrutturazione in corso del sistema economico che direttamente,
all’interno delle famiglie e indirettamente nel sociale avremo da gestire e
sostenere come costi aggiuntivi , anche alla luce della peggiorativa recente
legislazione nazionale che fa capo al Jobs-Act i cui decreti attuativi sono
stati emanati dal C.d.m. venerdì 20 febbraio che, tra l’altro, sul tema lavoro
prevedono “nessuna reintegra “ nei licenziamenti collettivi per i nuovi assunti
. Stride (e pecca d’incoerenza soprattutto per storia d’altro segno della
sinistra tradizionale) per le sorti della nostra pur consolidata democrazia del
lavoro , la nuova regolamentazione che prefigura , secondo il verbo renziano (
come d’altronde già dal ‘68 annunciato da H. Marcuse ) l’uomo ad una dimensione
: quella del capitale finanziario , a detrimento del capitale umano che
angosciato da mille problemi si usura sempre di più attraverso i maggiori
carichi di lavoro e l’allungamento del tempo vita di lavoro ; mentre, nel
contempo , il capitale umano giovane si consuma inutilmente nella devastante
inedia dell’attesa di un lavoro che non c’è . Una stima dell’economista francese
J.P.Fitoussi dà in diminuzione il volume globale di lavoro disponibile ,
rispetto al passato, soppiantato dalla sostitutiva tecnologia nella produzione
di beni e dalla maggiore , artificiosa accumulazione finanziaria del capitale
globale ; ciò, paradossalmente a fronte di una sensibile crescita della
popolazione mondiale ( che notoriamente significa più forza lavoro a buon
mercato e più bocche da sfamare) ; pertanto la nuova sfida della politica locale
e globale in termini di sostenibilità e contenimento del disagio sociale si
incardinerà, presumibilmente , sull’ urgente necessità di garantire un salario
sociale ai senza lavoro che non essendo macchine hanno bisogno di un reddito
sociale minimo di mantenimento ; ciò , almeno, a parziale risarcimento della
marginalità a cui il sistema economico-finanziario ultraliberistico li ha
condannati , visto che già oggi in Italia il 44% della popolazione giovanile è
disoccupata .
Arcangelo Pretore