19/2/2015 ● Politica
I laboratori di idee per “Guglionesi bene comune”
È innegabile come nell’ultimo decennio nel nostro comune la politica locale
non abbia apprestato un terreno fertile per favorire un confronto, per attuare
uno sforzo congiunto al fine di realizzare un modello di città maggiormente
vivibile, prerogativa, al contrario, quasi esclusivamente esercitata dal gruppo
esclusivo degli “eletti” di turno. Una politica incapace di supportare le
eccellenze, i talenti di cui dispone una comunità in campo economico-sociale,
dopo averli preventivamente individuati, è una politica asfittica, che priva
dell’ossigeno l’intera cittadinanza, condannando all’estinzione anche se stessa.
Fare della dimensione pubblica il proprio privato è privare la sfera pubblica
delle sue prerogative. Questo biasimevole contegno ha chiaramente impedito la
progressiva affermazione di un’idea di città intesa come comunità sociale in
grado di esprimere un’effettiva e sostanziale partecipazione per contribuire al
bene comune, operando ciascuno, secondo ruolo e responsabilità proprie, nella
famiglia e nella professione, nell’agire sociale e nell’agire politico. Il ruolo
di una sana politica dovrebbe consistere nell’innescare un circolo virtuoso, in
virtù de quale tutti i soggetti sociali siano in grado di vivere la città da
protagonisti, senza attendere passivamente che gli amministratori risolvano
tutti i problemi.
In tale prospettiva, attardarsi oggi su cause e responsabilità per quel che è
andato storto, non è esercizio proficuo, poiché lo sforzo da mettere in campo
deve essere quello teso a far cambiare verso a questa deriva partecipativa, che
assume sempre più i toni di un’indifferenza alle sorti della propria comunità.
Tutto ciò è stato facilitato anche dal venir meno del ruolo costituzionale dei
partiti, che hanno ceduto peso e sovranità ai personalismi esasperati e
leaderistici di “uomini rimasti soli al comando”. L’esistenza dei partiti come
strumenti di partecipazione politica, invece, è sempre stata garanzia del
perseguimento del fine unico della politica, ovvero il bene comune.
Alla crisi di rappresentanza che ha reso deboli o inefficaci gli strumenti
tradizionali della partecipazione, occorre contrapporre nuove modalità di
espressione della società civile, che hanno già prodotto risultati riscontrabili
nella politica e nei suoi soggetti se si pensa, ad esempio, al fenomeno
“Leopolda” e ai suoi riflessi nazionali. A Guglionesi, nonostante l’assenza di
una stazione ferroviaria dismessa, si dovrebbe dar vita ai “laboratori di idee”
che abbiano senso solo se diretti a una chiamata alla mobilitazione di uomini e
donne di buona volontà, di giovani, dei ceti della produzione e del lavoro,
delle professioni e di tutti quelli che, avendo a cuore la salvaguardia dei
valori della partecipazione, intendono impegnarsi in un nuovo progetto di
comunità per il bene del nostro paese, investendo sulla bellezza in quanto
profondamente appassionati delle proprie radici.
La creazione di laboratori sul territorio, a partire dalle necessità concrete,
potrebbe diffondere la cultura della legalità e della solidarietà, impegnando i
cittadini a essere protagonisti responsabili, così colmando l’innaturale
frattura creatasi tra istituzioni, partiti e società civile. Non hanno ambizione
di essere o influenzare un’area politica, né tantomeno un partito, un’area
minoritaria, perché i laboratori si dovranno misurare per le idee che mettono in
circolazione e sulla capacità di allargare la base di partecipazione alle scelte
che incidono sul presente e, soprattutto, sul futuro della nostra comunità. È
evidente che accanto ai laboratori di idee occorre organizzare aree di lavoro in
rete, essendo questo il modo evoluto di elaborare pensieri e proposte politiche,
in grado di sottrarre la città ai disegni utilitaristici di pochi interessati,
favoriti proprio dal crescente distacco dei cittadini dalla politica e dalle
istituzioni. Essendo un progetto che deve provenire dal basso, non può essere
costruito nel chiuso di quattro mura per opera di gruppi elitari, ma deve
nascere da assemblee da convocarsi nelle varie parti del paese. Solo così potrà
operarsi un incontro e confronto con le istanze positive, onde dar loro una
risposta nella prospettiva di una chiamata a raccolta per superare gli
ineluttabili problemi, tutto ciò non in nome del conflitto tra persone e gruppi,
ma all’insegna del bene comune.
Che il cammino da affrontare non sia per nulla semplice è cosa sin troppo ovvia,
quasi quanto la circostanza che è, un tale percorso, cosa assolutamente da
compiere.
Giuseppe Vaccaro
già Sindaco di Guglionesi