27/10/2014 ● Cultura
Sociale e lavoro, Santella: "Cambiare, prima di essere costretti a cambiare"
Nella precarietà la speranza: 3 giorni di intenso lavoro, dal 24 al 26
ottobre 2014 a Salerno, organizzati dalla Commissione per il laicato, dalla
Commissione per la famiglia e la vita e dalla Commissione per i problemi sociali
e il lavoro della CEI. Dibattiti, relazioni, workshop e testimonianze, nello
splendido scenario del Golfo di Salerno, per fare il punto della situazione e
lanciare iniziative percorribili, per tentare di rispondere al dramma della
precarietà giovanile e non solo. Il tutto sotto l’imperativo che ha dominato la
tre giorni: il cambiamento, negli scenari e negli stili di vita da un lato; e
nell’approccio al problema del lavoro, fino alle politiche del lavoro
dall’altro.
Impossibile sintetizzare quanto emerso nelle varie sessioni di lavoro (i cui
atti saranno pubblicati sul sito http://www.chiesacattolica.it, nella pagina
dedicata all’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro), cui hanno
partecipato 400 delegati di 118 diocesi, tra cui 7 vescovi e 80 sacerdoti. Vale
tuttavia la pena riprendere a caldo alcune suggestioni, utili anche alla
riflessione all’interno della nostra Diocesi.
Accanto ad un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 45%, ci sono, in
Italia, decine di migliaia di posti di lavoro che ogni anno restano scoperti per
mancanza di professionalità (mancano addetti in alcuni settori dell’artigianato,
dei servizi socio-sanitari, dell’agricoltura, diplomati commerciali e tecnici,
installatori di impianti idraulici, camerieri, oltre che progettisti meccanici
ed elettronici). Questo dato ci suggerisce un primo cambiamento possibile:
abbandonare l’idea della laurea ad ogni costo, inseguita a prescindere dalle
reali possibilità di sbocchi occupazionali. Per far questo c’è un altro
cambiamento che viene prima di qualunque scelta: la riscoperta del lavoro come
“bene sociale”, dove l’uomo impara il valore del denaro, l’uso del tempo, il
rapporto con gli altri. Di qui l’importanza di tutte quelle iniziative (e da noi
gli esempi non mancano) che facilitano l’incontro del giovane con il mondo del
lavoro, senza temere di esporre il giovane ai problemi tipici del lavoro
(difficoltà relazionali, rischi di sfruttamento, ecc.), poiché proprio
l’affronto di queste criticità, se opportunamente accompagnate, sono il primo
vero momento di crescita e di maturazione del giovane.
Di cambiamento ormai irrinunciabile ha parlato anche il Ministro del Lavoro
Giuliano Poletti, nell’incontro di sabato 25. Il Ministro ha denunciato
l’eccessiva invasività di uno Stato che ha indebolito le responsabilità
individuali, e con essi la sussidiarietà, identificando erroneamente con
“pubblico” tutto ciò che è statale. Dall’altro, ha poi sottolineato Poletti, non
è più concepibile parlare di lavoro, continuando a identificare l’impresa solo
come luogo di sfruttamento del lavoratore. Infine il duro affondo contro gli
egoismi corporativi che, sfruttando una politica connivente ed interessata,
hanno portato, negli ultimi 40 anni, ad un eccesso di privilegi per tante
categorie oggi superprotette (si pensi al fenomeno dei baby pensionati,
all’orario di lavoro che nel pubblico impiego è inspiegabilmente ridotto,
rispetto a quello delle aziende private ecc), oltre che ad un debito pubblico
che lascia pochi margini di manovra. Tutto questo pesa oggi come un macigno
sulle nuove generazioni, che rischiano di non aver accesso neanche ad una parte
di quelle garanzie.
Imprescindibile il ruolo, da sempre ritenuto fondamentale dalla Chiesa, dei
corpi intermedi. In tale contesto si colloca l’intervento di domenica 26, dei
rappresentanti delle maggiori organizzazioni cattoliche, che attraverso il
racconto delle varie iniziative messe in campo, hanno offerto un vasto panorama
di buone pratiche, nell’impegno a fianco di giovani e famiglie per il futuro del
nostro Paese.
Acli, Coldiretti, Compagnia delle Opere, Confartigianato, Confcooperative,
Forma, Gioc, Mcl e Mlac, le sigle che si sono succedute sul palco. Tantissime le
attività e i progetti presentati nei più svariati settori: vale la pena citare i
servizi di patronato e il lavoro con gli immigrati raccontati da Gianni
Bottalico delle Acli; l’impegno nel settore dell’agricoltura di Coldiretti, che
vede il ritorno all’agricoltura di tanti giovani; i laboratori sperimentali per
insegnare un lavoro raccontati da Confartiginato; il variegato mondo delle
cooperative di Confcooperative, uno dei pochi settori che non conosce crisi
occupazionale; l’importanza dei percorsi di obbligo formativo, che dal 2002 al
2014 hanno visto incrementare il numero degli iscritti da 23.500 a oltre
300.000, che consentono di conseguire una qualifica, con possibilità di
occupazione addirittura maggiore dei loro coetanei diplomati, come confermato da
Paola Vacchina di Forma.
A suggellare il tutto, l’annuncio, dato da Mons. Fabiano Longoni, di un
protocollo di Intesa tra Il Ministero del Lavoro e Il Progetto Policoro, per
aprire ad una collaborazione sul programma Garanzia Giovani.
Prima delle conclusioni, affidate a Mons. Domenico Sigalini, presidente della
Commissione per il laicato, Mons. Giancarlo Bregantini ha invitato tutti a
raccogliere le tante suggestioni del dibattito, rimettendo al centro
dell’attenzione anche il tema degli immigrati e dei carcerati, la bellezza del
lavoro manuale, l’importanza di aiutare le aziende a credere nei giovani, a
sostenere i centri di ascolto, e ad incentivare i percorsi di alternanza
scuola-lavoro.
Nelle sue conclusioni Mons. Sigalini ha ribadito con forza che il vero umanesimo
che vogliamo difendere e promuovere è l’uomo che lavora e fa famiglia. E’ la
famiglia in quanto tale, e non come somma dei singoli componenti, quella che
deve essere al centro delle politiche di welfare. Da qui anche una serie di
proposte operative:
- una task force per vigilare sulla programmazione regionale in tema di politiche
- sociali e del lavoro;
- incentivare i percorsi di educazione al lavoro;
- un micro-credito per il primo figlio (una sorta di start up per la famiglia);
- la progettazione di interventi capillari in risposta ai bandi regionali, dove i
vari soggetti presenti nella varie diocesi si pongano come soggetti privati per
gestire direttamente i fondi.
Pasquale Santella
Direttore Ufficio per i problemi sociali e il lavoro – Diocesi Termoli-Larino