23/10/2014 ● Cultura
L’insostenibile leggerezza del pensiero facile
Sebbene mostri il dovuto rispetto alle altrui opinioni - e ci mancherebbe -
nella sostanza non presto molta cura al pensiero degli altri, inteso in
quell'accezione che suole definirsi "comune". Non credo influenzi la mia, di
opinione, e tuttavia occorre tenerne conto quantomeno per questioni di metodo:
quando rifletti su qualcosa è un necessario viatico procedere all'analisi del
pensiero diffuso esistente sul tale argomento. E soprattutto credo che, in
quanto meditata, la parola scritta porti sulle spalle un onere che l'orale, data
l'indefettbile ipocrisia connessa alle dinamiche dei ruoli sociali, non avverte
quale obbligo morale: quando si scrive non si fanno prigionieri. Insomma, la
scrittura esige crudeltà, così verso se stessi come con gli altri. Già, chè
quando si parla di se stessi si dice anche degli altri e viceversa. E crudezza
ci vuole, le elaborazioni essendo magari gradite a fini estetici, mentre
informazioni ed opinioni vanno riportate genuinamente, senza barocchismi,
sofisticazioni ed edulcorazioni che allontanano dal piano della realtà
(lasciamolo fare ai giornalisti, pagati anche per questo).
Spero non confondiate le mie intenzioni: nessuna lezione da parte mia - che non
farei gratis - solo una precisazione dopo il mio ultimo scritto, mal digerito da
qualcuno. Anzi, essendo questo il mio intento, sarò diretto quanto mai: sparare
cazzate in giro, tra amici, può risultare assai divertente, e di questo sport
sono un acceso fan. Se uno, invece, si prende la briga di mettersi davanti al PC
per rendere pubblici pensieri tradotti in parole digitate con pazienza tattile,
evidentemente avverte la necessità di esternare un'opinione, in maniera ben più
seria di quella che è la contingenza a dettare, quel cazzeggiare che tanto ci
garba fare appunto in compagnia degli amici. Ora, una volta assunto l'onere di
dire la propria, perché non continuare con lo stesso rigore, reperendo le
informazioni idonee per edificare un solido punto di vista? Altrimenti si
rischia di aderire a slogan - e a volte fare pure figure di merda - anziché
procedere a valutazioni basate su due criteri generalmente riconosciuti, di
causa-effetto e di applicazione di un peso ed una misura. Tante di quelle
opinioni con l’incipit “nonsonorazzistama” sono invece discriminatorie al di là
dell’apparenza se ivi si postula una differenza di trattamento per gli stranieri
- in realtà una parte di essi - senza specificarne il fondamento. Quel che
osservo - ma magari ho una vista annebbiata - è il serpeggiare di un sentimento
di avversione, acuitosi in questi anni di crisi, manifestato in differenti
gradazioni: ad esempio nei confronti dei rumeni, su cui pure usiamo spendere
considerazioni analoghe, non siamo così severi come per i neri. Personalmente,
lungi dal voler giudicare chicchessia, mi piacerebbe vivere in una comunità in
cui, almeno quando si toccano argomenti relativi alla dignità umana, i miei
“coinquilini” non saltino alle conclusioni senza aver ponderato bene la
questione, non giungano ad affermare che taluno sfrutta la situazione senza aver
vagliato attentamente le complesse circostanze per determinare chi è che sfrutta
chi.
Ma forse sono troppo esigente, avendo le persone, al contrario di me, cose ben
più serie su cui concentrarsi. Eccone una, ad esempio, la vicenda di Corona, per
la quale molti si sono spesi a favore, ritenendo la sua condanna ingiusta, con
Celentano a far da capopopolo. Le esternazioni del Molleggiato sono solito
sottoscriverle in pieno, al contrario è probabile ch’io nutra un pregiudizio
verso il pensiero dominante, dacché anche stavolta non condivido tale appello.
Ma soprattutto ha fatto capolino nella mia mente uno slogan di oltre 30 anni fa:
“Curcio libero”. L'accostamento appare bizzarro poiché i due condividono
unicamente l'iniziale del cognome. Ma è proprio l'essere agli antipodi l'oggetto
del mio interesse, quale spia della differenza profonda tra due società divise
da una sola mezza dozzina di lustri. In verità un altro punto in comune c'è,
ovvero l'essersi entrambi macchiati di gravi reati, Curcio in particolare. Il
suo movente tuttavia era politico. Certo non attenua la gravità dei reati a lui
ascritti, ma lo esime quantomeno dall'alone di meschinità che connota le
condotte criminose. Non è questa una mera opinione del sottoscritto, bensì una
realtà codificata un po’ ovunque nel diritto occidentale: pure l'Italia non
concede l'estradizione per siffatti reati, riconoscendo indirettamente una certa
qual nobiltà alle azioni - pur gravissime, lo ribadisco - dettate da tale
movente. Sui muri e nei cortei di un'Italia che si nutriva di pane e impegno
politico veniva esternata, con maggior discrezione rispetto ai filo-coroniani,
la richiesta di libertà per un uomo convinto che la lotta armata fosse l’unica
soluzione per opporsi alla progressiva affermazione della SIM - questa la
denominazione usata dai brigatisti per il nostro Paese: Stato IMperialista.
L'Italia che si preoccupa delle sorti di Corona utilizza invece, quale
companatico, la TV. Già, quella che ha fornito molti particolari del processo e
più volte, tanto da permettere ad uno come me, che l'elettrodomestico frequenta
poco e di Corona gliene frega ancor meno, di essere informato sulla vicenda.
Ricordo l'arroganza con cui esternava preventivamente le stesse argomentazioni
sbandierate oggi da chi lo vorrebbe libero: sfruttando l'interesse mediatico
sulle sue merdate aveva inteso acquisire quella notorietà che gli avrebbe
garantito l'impunità. Il suo ragionamento, esternato pure davanti ai giudici,
era il seguente: sono nel giro che conta, quello di cui fa parte gente che, pur
macchiandosi di reati più gravi, ha conseguito l'impunità, ergo spetta di
diritto anche a me. Non che avesse torto. La scritta campeggiante nei tribunali
è una sintesi per riduzione, l'originale suona cosi: la legge è uguale per tutti
... quelli che possono permettersi un buon avvocato. Il suo errore, tuttavia, è
stato quello di fare pubblicità preventiva a quel gesto dimostrativo che
Sordi-marchese del Grillo fece per evidenziare l'iniquità del sistema
giudiziario. Ora "perché io sono io e voi non siete un cazzo" provi a dirlo al
suo coinquilino che condivide 6 mq di cella con lui. Avesse tenuto presente il
finale di un altro film, “Indagini su un cittadino …”, se la sarebbe cavata come
Volontè, costretto ad ingurgitare acqua e sale: impunità non fa rima con
pubblicità, ma con discrezione.
Anche se non sono un moralista, non ho potuto fare a meno di notare come,
complice la TV, abbia fatto del suo squallido comportamento uno show, divertendo
gli uni e indignando gli altri. Ma qui m’interessa solo evidenziare nuovamente
come siamo usi esprimere opinioni con disincantata leggerezza. Condanna
esagerata, dice qualcuno, c'è chi ha fatto di peggio e sta in libertà, affermano
altri. Due soli, a mio parere, gli itinerari per giungere a siffatte
conclusioni: la voglia di scherzare o l’ignoranza dei fatti. In tali idiozie,
inoltre, è lecito intravedere una velata critica al sistema giudiziario. Sì, mi
dispiace dirlo ma sono idiozie, e procederò ad un riassunto della fedina penale
affinchè comprendiate che non è il caso di offendersi, essendo anzi siffatte
opinioni atte ad offendere, se non la morale corrente ed il pubblico decoro, la
pura e semplice logica. Estorsioni a gogò, una dozzina circa. Dicesi … l’atto di
procurare a sè o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, costringendo
mediante violenza o minaccia taluno a fare o ad omettere alcunchè. Una robetta
da poco, un crimine molto in uso tra i mafiosi: il racket è una delle voci
principali tra le entrate nel loro bilancio. Ma vanta pure aggressione a
pubblico ufficiale, estorsione aggravata e trattamento illecito di dati
personali, detenzione e spendita di banconote false e detenzione e ricettazione
di una pistola. Ha poi dei procedimenti in corso per bancarotta ed evasione
fiscale, corruzione, diffamazione, truffa e appropriazione indebita. Fatemi
capire, se uno così non merita la galera, i carceri per chi dovremmo tenerli
aperti, solo per Charles Manson?
E tuttavia neppure questo è quel che davvero mi preme dire. Anch’io non voglio
Corona in carcere perché non credo che, così come oggi concepito, sia un valido
sistema per emendare gli autori di reati. Mi dispiace tuttavia che la
sensibilità della gente avverso un problema insorga sempre in ritardo e per
cause traverse. Il sistema carcerario italiano è un'autentica cloaca di cui la
società preferisce ignorare l'esistenza, l’importante è tenere il coperchio
sigillato. Fu scoperchiata una prima volta nel ‘93, quando Di Pietro usò lo
strumento della carcerazione preventiva per far confessare i politici. Quando è
toccato ad un gruppo di fighetti farsi mesi di carcere in attesa di giudizio, la
stampa si è accorta di un’ingiustizia che sino ad allora avevano subito migliaia
di italiani, in silenzio. Cusani all’epoca denunciò i drammi della condizione
carceraria, lui stesso simbolo di una palese ingiustizia che noi italiani, come
tante altre, siamo usi digerire allegramente fino a quando non ne siamo
destinatari: era il sig. Nessuno che consegnava materialmente le tangenti
commissionate per i vari Forlani, Pomicino ecc., i quali tuttavia non hanno
scontato 7 anni come lui. Ma se il luogo comune recita che in galera non ci va
nessuno, quali allora le cause della sovrappopolazione, che fa sì che non si
rispetti neppure il già esiguo limite di mq 3 cadauno?
Sono proprio le cause di tale fenomeno a farmi gridare un convinto esticazzi di
fronte alla vicenda di Corona. Circa metà della popolazione carceraria è
composta da tossici - autori dei piccoli reati che siamo soliti accomunare sotto
la voce "microcriminalità" - e da immigrati clandestini. Questo dato ci dà
l'esatta dimensione della nostra intolleranza e dell'ipocrisia che è l'effigie
campeggiante sull'altra faccia della moneta. A rigor di logica, e per principi
di diritto, entrambe le categorie non dovrebbero essere lì. I primi compiono
piccoli reati per stato di necessità o incapacità d'intendere che dir si voglia,
gli altri per un non-reato che solo da noi è previsto come tale per far fronte
alla nostra incapacità di estromettere i clandestini. Fra circa un anno verrà
depenalizzato - grazie alle pressioni dell'Europa - ma sino ad allora gli
stranieri che non ottemperano all'ordine di espulsione continueranno ad andare
in galera. Quelli che rimproverano al nostro paese di trattare troppo bene gli
stranieri hanno su questo punto ragione da vendere: gli italiani hanno il
problema degli alloggi che agli stranieri concedono con tanta facilità … peccato
solo per le sbarre alle finestre. Dopo Berlusconi, Corona vittima di un sistema
iniquo. Un commento sintetico? “Pare che usiamo circa il 10-15% del potenziale
del nostro cervello. Dai 20 ai 30 milioni di italiani, forse per timore che si
scarichi la batteria, lo utilizza al minimo. Sono costoro gli italiani medi,
quelli del pensiero facile”. No, in un tweet non ci sta. Il feroce sarcasmo
napoletano li definirebbe come “chill ca tenen a cap pe sparter ‘e recchie” …
questo sì.
PS: "Robertino" Cianci, nostro compaesano, lui sì che si è fatto tanti mesi di
galera per … già, perchè? Per una goliardata. Per chi non sapesse chi è,
appartiene ad una rara specie di uomini, quelli di cui, fattane la conoscenza,
si è indotti a pensare: “7 miliardi così e il mondo non conoscerebbe guerre e
fame”. Parafrasando: “nel paese dei disonesti sono gli innocenti a stare in
prigione”.