11/10/2014 ● Cultura
Il pane e il vino, riflessi della fede
Dopo il "sacco" francese del 1496, dietro il “fatterello” storico, la statua
rubata, le reliquie del santo Patrono recuperate e, dunque, la rievocazione
della seconda traslazione da oltre cinque secoli, l’episodio in sé germoglia,
nel cuore della collettività di Guglionesi, dal seme dell’identità culturale.
Siamo (e saranno in futuro i nostri figli!) eredi e custodi di un’azione che è
universale nella storia locale, la quale si colloca in un contesto molto più
ampio del respiro culturale e generazionale.
Pur nelle casualità e causalità degli eventi, il “sacco” di Guglionesi avvenne il giorno del Corpus Domini del 1496, quando la
Comunità cristiana celebra il Pane della Vita eterna, il Mistero
dell’Eucarestia. Nella storia guglionesana è tradizione rievocare la seconda
traslazione nella seconda domenica d’ottobre (perciò “Sant’Adamo d’ottobre”),
nel periodo della vendemmia, quando è il frutto della vigna a rigenerare
l’umiltà della vita collettiva. Il vino è il simbolo di una "nuova alleanza" nel sangue di Cristo e, dunque, di fraternità. Infatti, nella tradizione orale la seconda
traslazione della reliquie del santo Patrono (da Campobasso a Guglionesi) va
anche sotto il titolo fraterno di “Sant’Adamo della vendemmia”.
La seconda traslazione, nell’essenza della sua identità, ha due evocazioni
simboliche alla Mensa del Signore: il pane e il vino, cesellati e riccamente
decorati a sbalzo nella pianeta e nel manipolo della statua argentea di
Sant’Adamo Abate, ove le spighe di grano e i grappoli d’uva brillano di riflessi
della fede.