20/9/2014 ● Cultura
"La Chiesa locale nel Settecento: appunti di vita materiale a Guglionesi" [III parte]
LA CHIESA LOCALE NEL SETTECENTO: APPUNTI DI VITA MATERIALE A GUGLIONESI
di Sergio Sorella
[III parte] - 3. Ordini e disordini
Sulla condotta morale e sull’educazione religiosa dei religiosi il vescovo
Giannelli, nel 1768, riteneva che esso «all’ignoranza si unisce e fa compagnia
la superbia» ed evidenziava, a proposito del clero della chiesa ricettizia di
Santa Maria Maggiore:
«Si scorge già adesso che ordinato un soggetto sacerdote non legge altro
libro che il breviario e il Messale (Iddio sa come): tutto il tempo di ciascedun
giorno si passa in ozio; cioè si fanno circoli nella piazza, si gioca e peggio
si fanno opere in segreto. Inoltre non si ha rispetto veruno per lo vescovo che
niente si teme perché niente si spera da lui, anzi con franchezza e temerità si
dice ch ha bisogne per essere consolato e provveduto non si ha bisogno del
Prelato ma delli Preti alli quali fa uopo essere osservanti e non èn questo un
gran disordine alla ecclesiastica disciplina?»29
A Guglionesi, sentenziava nel 1775 il vescovo Buccarelli, vi erano 400
bestemmiatori che si comportano male suggerendo come rimedio addirittura le pene
corporali30! Tuttavia il paese aveva una scuola per chierici che era
considerata, da alcuni vescovi, un vero e proprio seminario. Questo seminario
era stato istituito nel 1585 dal vescovo Cesare Ferranzio che aveva adibito
l’antica chiesa di S. Apollonia per l’istruzione dei chierici del paese31.
Il vescovo Fragaiolo, nel 1600, asseriva che vi era un seminario con dieci
alunni «qui per magistrum grammatici set musicis edocentur»32,
giudizio confermato dai vescovi Maracchi33 e Savo34.
Valutazione negativa veniva espressa dal vescovo De Silvestris, il quale
riteneva che gli allievi non si applicassero allo studio, come, invece,
avrebbero dovuto fare35. Ruolo ridimensionato dallo stesso Giannelli
che lo classificava come «casa destinata per scuola in cui dimora il Maestro che
insegna gratis alli Chierici la grammatica per la lingua latina, li principi
delle umane lettere, o sia Filologia e la Teologia morale»36. Vi
erano inoltre, due istituzioni sociali: l’ospizio, detto anche ospedale, ed il
monte di pietà. L’ospizio era annesso alla chiesa di S. Antonio abate ed era
sufficientemente dotato di beni per ospitare pellegrini di passaggio ed ammalati
che avevano bisogno di cure. Il monte di pietà non era in buone condizioni se
nel 1741 il vescovo De Silvestris annotava che aveva una gestione usuraia e che
prosciugava le tasche di coloro che, avendo chiesto un credito, dovevano
restituirlo ad agosto alla fine dei raccolti in agricoltura37. Si
trattava di istituzioni che comunque stabilivano un rapporto con i fedeli ed
assolvevano a dei compiti specifici.
Il clero regolare nel Settecento era abbastanza numeroso. Lo rilevano i diversi
vescovi nelle loro relationes ad limina. Alla fine del Cinquecento Cesare
Ferranzio annotava:
« Tre monasteri a Guglionesi. Uno dell’Annunciazione, asilo di umili facinorosi
e avanzi di galera e scomunicati. I monaci si comportano con scandalo. Uno di S.
Francesco dei minori conventuali ed uno del Carmelo frequentato da ladri»38.
I monaci non erano considerati positivamente dai vescovi, infatti Pitellia
rilevava di aver «trovato delle cose disordinate sulla disciplina del clero
regolare sia di diverso dalle disposizioni delle Sacre leggi sia di scandalo per
i secolari»,39 senza ulteriori precisazioni; giudizio ancor più duro
viene formulato da Tomaso Giannelli:
«In questo tempo non si sperimenta utile molto nello spirituale per la dimora
delli Regolari suddetti. Imperciocchè la Provincia non abbonda di Soggetti abili
e capaci di servire il Popolo colle prediche, e coll’amministrazione del
Sagramento della Penitenza, ed in questo Convento picciolo e disagiato si
collocano quei, che appena sanno leggere la Messa»40.
Giuseppe Buccarella confermava, nel 1772, il fatto che i regolari non si
occupassero della cura delle anime; anche se rilevava, nel 1775, che le donne
preferivano confessarsi dai regolari41, la qual cosa denota comunque
un ruolo religioso non estraneo dal contesto cittadino. Spesso gli stessi
regolari impartivano l’estrema unzione, garantendo anche la sepoltura presso il
cenobio.
Dopo la metà del Settecento a Guglionesi vi erano quattro conventi. A S.
Giovanni in Eremo c’era il convento dei minori riformati di S. Francesco con
dodici monaci i quali, con le elemosine e con la coltivazione dei terreni
circostanti, si mantenevano agiatamente42.
Inoltre vi era il monastero Celestini chiamato dell’Annunziata con un priore,
due monaci e tre laici43. Il convento dei Cappuccini ospitava otto
monaci ed era considerato positivamente dai vescovi sia per l’osservanza della
regola che per la disciplina e l’ordine. Tanto che era moto utilizzato dai
cittadini sia per la confessione che per le messe44. Infine il
convento francescano dei minori conventuali all’interno delle mura della città
era servito da sei frati45.
----------------------
29 Giannelli, Memorie, cit., p. 147.
30 Asv-Scc, Relationes ad limina, Diocesis Thermularum, Buccarelli, 1775.
31 Così scriveva Ferranzio nella relatio del 17 dicembre 1594: «I chierici fanno
scuola nel paese di Guglionesi che è utile per tutta la diocesi». Si veda: Luigi
Sorella, cit., http://www.ilmolise.net/new.asp?id=7567.
32 Asv-Scc, Relationes ad limina, Diocesis Thermularum, Fragaiolo, 1600.
33 Asv-Scc, Relationes ad limina, Diocesis Thermularum, Maracchi, 1668: «decem
pueri ut plurimum aluntur».
34 Asv-Scc, Relationes ad limina, Diocesis Thermularum, Savo, 1680: «Vi è un
Seminario dove vengono allievi dai dintorni».
35 Asv-Scc, Relationes ad limina, Diocesis Thermularum, De Silvestris, 1735.
36 Asv-Scc, Relationes ad limina, Diocesis Thermularum, Giannelli, 1754 «in
oppido tamen Collisnisii dos pro magistro grammatica docente, cui seminari nome
tribuitur, est fundata cuius reditus at ducatos centum escendum» . E
successivamente, nel 1768: Giannelli, Memorie, cit., p. 137. Le visite pastorali
di Giannelli tra il 1753 ed il 1755 rappresentano il tentativo dell’ordinario
diocesano di porre argine ai comportamenti ritenuti difformi dalle regole
canoniche. AdT, Mensa vescovile, b. 2, fasc. 26.
37 Asv-Scc, Relationes ad limina, Diocesis Thermularum, De Silvestris, 1741.
38 Asv-Scc, Relationes ad limina, Diocesis Thermularum, Ferranzio, 1592.
39Asv-Scc, Relationes ad limina, Diocesis Thermularum, Pitellia, 1752.
40Giannelli, Memorie, cit., p 57.
41 Asv-Scc, Relationes ad limina, Diocesis Thermularum, Buccarella, 1772, 1775.
42 Il termine è usato da Giannelli, Memorie, cit. , p. 149.
43 «Vivono religiosamente ma per lo scarso numero non possono osservare quanto
le regole prescrivono per lo servizio della Chiesa», Giannelli, Memorie, cit.,
p.153.
44 Giannelli, Memorie, cit. p. 154
45 «La fabbrica del Convento da anno in anno si rende più comoda» in Giannelli,
Memorie, cit. p. 157.