13/9/2014 ● Cultura
"La Chiesa locale nel Settecento: appunti di vita materiale a Guglionesi" [II parte]
LA CHIESA LOCALE NEL SETTECENTO: APPUNTI DI VITA MATERIALE A GUGLIONESI
di Sergio Sorella
[II parte] - 2. Le confraternite
La chiesa è stata per secoli il centro sociale della comunità, detenendo un
monopolio quasi totale dell’assistenza e dell’istruzione. Varie istituzioni
collaboravano con gli ecclesiastici sia nella cura delle anime sia nella
realizzazione di scopi pii. Tra queste, particolare importanza ebbero le
confraternite, espressione del bisogno di solidarietà e di aiuto all’interno
della comunità religiosa24. Guglionesi ha avuto quattro confraternite
laicali: del Rosario, della Buona Morte, di S. Antonio da Padova e di S. Adamo25.
La prima, quella del Rosario, è la più antica, istituita il 25 giugno del 1575
con trecento ducati di rendita annuale. Essa era ispirata alla devozione mariana
con la recita pubblica del Rosario. Il Capitolo aveva l’obbligo della messa
quotidiana ed i confratelli avevano il permesso di conservare il Sacramento in
chiesa. La confraternita della Buona morte era composta inizialmente, nel 1698,
da soli nobili, il suo statuto, approvato dal vescovo Pitirro, ebbe nel 1731
l’approvazione sovrana. Si riuniva presso la chiesa di S. Michele Arcangelo
concessa dal vescovo alla confraternita.
Della confraternita di S. Antonio da Padova sono conservati tutti i libri delle
deliberazioni a partire dal 1832. La confraternita più numerosa era quella di S.
Adamo ebbe vita fino alla fine del 1760; essa organizzava la festa del patrono,
con digiuno pubblico alla vigilia, la partecipazione solenne alla processione ed
il pranzo pubblico per i poveri26.
Queste confraternite provvedevano a soddisfare esigenze e bisogni di tipo
temporali e spirituali; avevano per fine la diffusione della devozione e del
culto dei santi, insieme a realizzazioni di carattere sociale (monti frumentari,
assistenza ai malati ed ai moribondi). Negli statuti non manca mai, nonostante
il trascorrere del tempo e l’articolarsi delle preferenze devozionali,
disposizioni relative all’assistenza, alla sepoltura, alle esequie ed al
suffragio per i defunti. Alla testa di queste associazioni vi era un Priore con
il compito di sorvegliare la giusta applicazione degli statuti ed un economo con
il compito di amministrare i beni posseduti dalla confraternita e maturati con
lasciti e donazioni. Ogni confraternita aveva i suoi cappellani in qualità di
elemosinieri e di padri spirituali. I confratelli erano uniti da legami che si
manifestavano soprattutto nei banchetti, nei soccorsi morali e materiali,
specialmente in occasione delle malattie e della morte27.
Queste chiesuole che teoricamente raccoglievano un gruppo di persone sotto la
guida di un laico ed avevano un proprio clero e propri beni, entravano in
concorrenza, talvolta in conflitto con i sacerdoti del Capitolo. L‘accentramento
della vita religiosa nella parrocchia, operata a partire dalla fine del XVII
secolo, rompeva un orientamento di frammentazione delle istituzioni
ecclesiastiche, ma trovava, tuttavia, il suo limite maggiore nella struttura
ricettizia della chiesa che, comportando il perpetrarsi di antichi privilegi,
determinava l’impossibilità di dare adito alla formazione di un clero secolare
adeguato alle nuove mansioni da svolgere. Si trattava di elementi frenanti alla
diffusione anche delle confraternite che a Guglionesi dovevano versare somme di
denaro per ogni messa che i sacerdoti del Capitolo officiavano nelle loro chiese28.
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24 Sul ruolo delle confraternite nella storia della chiesa: G. Le
Bras, La Chiesa e il villaggio, Boringhieri, Torino 1976, pp. 115-129; R.
Rusconi, Confraternite, compagnie e devozioni, in Storia d’Italia, annali IX,
cit., pp. 469-506.
25 Presso l’Archivio parrocchiale di Guglionesi sono depositati gli Statuti
delle confraternite della Buona morte con i libri delle deliberazioni a partire
dal 1711 fino al 1932 e quelli della confraternita di S. Antonio da Padova a
partire dal 1832.
26 ApG, B. 36 e 37 ff. 1-4.
27 «Che la principale cura dei fratelli dovrà essere di associare i morti nel
Sepolcro per quale effetto ne debba essere secondo il solito, la Croce della
Congregazione e subito che suonerà a portare alcun morto, debbo a gara correre
per usare un tal atto di pietà». Ibid., B. 6, f. 64.
28 ApG, B. 6, f. 64: Stato delle rendite di S. Antonio Abate, del SS. Rosario,
del Corpo di Cristo, di S. Adamo, della Buona Mote e di S. Antonio da Padova.
«SS. Rosario. Dal 1702 il Rev. Collegio percepe dalla Chiesa del SS. Rosario di
questa terra annui docati 36 per la celebrazione di una messa al giorno. (…)
percepe dalla cappella annui docati cinque per la celebrazione di una messa alla
settimana. (…) percepe dalla cappella di S. Adamo per la celebrazione di due
messe la settimana (…) annui docati 12, percepe dalla chiesa di S. Michele
Arcangelo, carlini 10, percepe dal Pio Monte di S. Antonio da Padova docati unii
e carlini due per anniversario di benefattori».