4/9/2014 ● Cultura
Appunti di diario: ‘Duetti Amorosi’, dieta mediterranea… Molise
Inizio da ‘Duetti Amorosi’ (Rossini Opera Festival 2014). Il 17 agosto
al Teatro Rossini di Pesaro, Carmen Romeu e Lena Belkina sono state
protagoniste, assieme all’Orchestra Sinfonica G. Rossini diretta da Noris
Borgogelli, del concerto ‘Duetti Amorosi’. Sono state eseguite pagine da
Tancredi (“Oh qual scegliesti… L’aura che intorno spiri” e il Recitativo e
Duetto Amenaide-Tancredi “Fiero incontro!... Lasciami: non t’ascolto…”), Otello
(la Sinfonia, la Canzone del Salice e Preghiera “Assise a piè d’un salice… Deh
calma, o ciel, nel sonno”…), nonché, in prima esecuzione assoluta, un ‘Péchés de
vieillesse’ elaborato da Riz Ortolani, il grande musicista pesarese recentemente
scomparso. Gran bella serata: esecuzione impeccabile da parte dei maestri
d’orchestra, del Direttore Noris Borgogelli, della soprano Carmen Romeu e della
mezzosoprano Lena Belkina. Il “Rossini Opera Festival” è uno dei più importanti
festival musicali del panorama europeo. Una manifestazione internazionale
interamente dedicata a Gioachino Rossini. Il 21 agosto il Direttore artistico
Alberto Zedda ha diretto “Petite Messe Solennelle” di G. Rossini con carisma e
competenza. Orchestra e coro del Teatro Comunale di Bologna.
Secondo. Il saggio “La dieta mediterranea. Mito e storia di uno stile di vita”
(il Mulino) di Elisabetta Moro, antropologa dell’Università di Napoli. Come è
stato sottolineato nella recensione di Giuliano Aluffi (il Venerdì di
Repubblica, 22 agosto) la dieta mediterranea, protetta da Dioniso (vino),
Demetra (cereali) e Atena (olio), ma anche orgoglio della medicina preventiva
più avanzata e stile alimentare a basso impatto ambientale, deve la sua fama
mondiale a un americano: il fisiologo Aucel Keys che negli anni 50 si rese conto
dei benefici della dieta del Sud Italia, in particolare del Cilento, per
metabolismo e circolazione. Patrimonio Unesco del 2010, questa dieta continua ad
essere oggetto di studi scientifici. Il saggio sopra menzionato mostra altresì
l’unione indissolubile, in tale dieta, di benessere e cultura. “Non si tratta
solo di cibo – olio d’oliva, cereali, frutta e verdure, pesce, vino e latticini
– ma anche di pratiche che rinforzano i legami sociali”. <<Non sediamo a tavola
per mangiare>> diceva Plutarco << ma per mangiare assieme>>.
Terzo. Enologia e giovani agricoltori. Secondo una indagine Coldiretti/Ixse
oltre due giovani italiani su tre avrebbe voluto partecipare alla vendemmia 2014
(fonte: il Venerdì di Repubblica, 22 agosto). D’altronde il settore del vino “è
uno dei più ambiti dai giovani sia per fare una semplice esperienza lavorativa
sia nella prospettiva di investire”. Secondo Coldiretti – aggiunge la stessa
fonte – sono 19.423 le imprese specializzate in viticoltura condotte da giovani
under 40 e costituirebbero il 12 per cento delle 161.716 imprese agricole under
40. In altre parole più di un giovane agricoltore su dieci sceglie di
scommettere sul vino. La speranza è che tanti giovani mostrino entusiasmo per
l’attività agricola e considerino il comparto come uno dei mezzi per reagire
alla crisi economica che ci attanaglia ormai da alcuni anni.
Quarto. Il Molise attraversa una crisi economica strutturale e non ce la fa ad
uscirne. Pur essendo vocata all’agricoltura non è stato ancora predisposto un
piano di sviluppo virtuoso per i suoi prodotti di eccellenza, prevedendo (ad
esempio) un’azione congiunta tra l’enologia e la biodiversità. Si tenga presente
che il turismo enologico e paesaggistico – laddove in Italia si è consolidato –
porta benessere per gli abitanti dei territori interessati. <<Anziché continuare
ad imputare ad altri la colpa delle proprie disgrazie, occorre sforzarsi di
porre in essere vere politiche di sviluppo>> (così Panebianco sul Corriere della
sera di qualche anno fa). Insomma, al Sud si devono creare le condizioni per uno
sviluppo auto-sostenuto. Ciò detto, il flop del federalismo a livello nazionale
ha fatto sì che le tasse locali siano aumentate. Vi è di più. Il quadro generale
dell’economia italiana può essere riassunto in pochi punti: 1) non vengono
creati posti di lavoro; 2) la produttività non sale; 3) non aumentano il reddito
e gli standard di vita. In queste condizioni cosa potrà fare da solo il Molise?
Occorre subito ridimensionare l’apparato regionale e i soldi che si risparmiano
utilizzarli per lo sviluppo reale. Orbene, una auspicabile Federazione tra le
Regioni Marche-Abruzzo e Molise potrebbe contare su economie di scala e porre le
basi per la creazione delle condizioni finalizzate ad uno sviluppo economico
auto- sostenuto. Una nuova Regione Adriatica, con 3,5 milioni di abitanti, potrà
disporre di una base imponibile su cui reggere le politiche fiscali locali
necessarie per l’erogazione dei servizi ai cittadini. Da sottolineare altresì
che far parte di una macroregione facilita l’ottenimento di fondi comunitari
previsti per particolari programmi europei. Va da sé che i territori dovranno
svilupparsi lavorando in sinergia tra loro per fare massa critica e creare
sviluppo e crescita economica. Il progetto ‘Marca Adriatica’ potrebbe
inizialmente essere configurato come una Federazione sovra-regionale (cfr. art.
132 della Costituzione) che non esclude in seguito la fusione. In un futuro
scenario di macroregione (ossia una Regione in luogo di tre), Pescara potrebbe
assurgere ad un ruolo di amministrazione, coordinamento e programmazione di area
vasta. Dunque, il Molise, una Regione che fin qui sembra guardare in direzione
contraria (cioè verso il passato), pur attraversato da rabbia diffusa e i più
giovani non trovano lavoro, come può immaginare il suo futuro? E’ vero che tutta
l’Italia è diventato un paese di vecchi e dove “ è difficile predicare la
‘crescita’ se siamo in ‘declino’ demografico. Se i giovani sono pochi e quando
possono se ne vanno” (così Ilvo Diamanti). Forse, e concludo, potrà aiutarci un
economista come Jeremy Rifkin (La società a costo marginale zero, Mondadori). “
La tecnologia sta davvero creando un futuro migliore, una società più giusta
dove la creatività e l’operosità saranno premiate (…). Creare una Super Internet
delle Cose in modo da far spazio ad una società ‘collaborativa’ e superare il
capitalismo…. Molte cose già esistono, basta collegarle. E poi dire che non ci
sono soldi per investimenti è una scusa. Ce ne sono tanti fra fondi europei,
regionali, capitali privati. Basta indirizzarli in una visione. Fatelo e in 24
mesi vedrete i primi risultati”. (cfr. Repubblica , 1settembre).