22/8/2014 ● Cultura
Il bisogno di un Mo(li)sé
Rileggendo il libro di Floris “Oggi è un altro giorno” (sottotitolato: La
politica dopo la politica) ho trovato nel suo richiamo alle due figure bibliche
di Noè e Mosè, in riferimento alla vicenda nazionale, molti punti di assonanza
con la realtà regionale. Nell’anno appena trascorso, messo alle spalle il
decennale diluvio universale rappresentato dal governo di un centrodestra teso
solo a creare clientele per immediati ritorni elettorali - rispetto alle crepe
sempre più evidenti in una collettività fiaccata persino nelle sue profonde
convinzioni etiche e valoriali, frutto di una lunga tradizione di usi e costumi
- speriamo che l’invocato e tanto atteso Noè abbia salvato il salvabile cercando
di recuperare i fondamenti di una civiltà. Terminata la tempesta, si potrà dare
finalmente inizio alla ricostruzione. Tutti i molisani si augurano che l’anno
trascorso sia stato utilizzato per preservare dalla minaccia la ragione stessa
di una regione la cui identità politica e costituzionale fu ottenuta grazie a
lunghe battaglie parlamentari dai politici di allora, veri padri costituenti
della ventesima regione. Speriamo che sull’arca non abbiano trovato posto i
soliti furbi, coloro adusi a salire sul carro dei vincitori, i voltagabbana, i
riciclati, i dissipatori di finanze pubbliche per clientele e prebende, coloro
che cavalcano la bufera per ottenere vantaggi politici e che abusano del termine
“bene comune” e, infine, i bugiardi che proclamano formalmente i valori solo in
campagna elettorale, salvo poi disattenderli del tutto nel corso del mandato
elettorale. Noè risponde al compito affidatogli da Dio, lo esegue e lo porta
diligentemente a termine, salvo poi restare disorientato circa il successivo
percorso da affrontare. In seguito ad un terremoto, nell’immediatezza, si rende
opportuno mettere in sicurezza gli immobili, ma successivamente occorre
progettare la ricostruzione. Ecce Mosè! Il personaggio biblico che “porta la
responsabilità di un intero popolo e ha in mente una direzione e un progetto”.
Da sottolineare come Mosè rinunci ai fasti garantiti dal Faraone per guidare il
popolo israelita verso la Terra promessa, in una missione certo non facile, ma
potendo contare sul sostegno di Dio. Ciò non vuol dire che si ha bisogno
dell’uomo solo al comando, del pifferaio magico poiché, anzi, egli ha dalla sua
parte una destinazione, la certezza delle difficoltà che lo attendono, ma
soprattutto è investito della responsabilità di condurre un popolo,
particolarmente difficile da guidare, alla meta tanto agognata. Nel Molise di
oggi abbiamo senz’altro bisogno di un Mosè, ma pure di un popolo che sappia
abbandonare le scorciatoie illusorie di una vita facilitata dagli opportunismi
di sorta, poiché per vincere le difficoltà di una pesante crisi occorre il
contributo di tutti, a partire da coloro che più degli altri sono animati da un
sano spirito di sussidiarietà, che ha sempre caratterizzato la gente molisana
prima del diluvio. Le ultime elezioni regionali hanno affidato al centrosinistra
il compito di tirarci fuori dalla crisi, ma sinora è incerto il progetto così
come il percorso. Ma è soprattutto la giusta valorizzazione del popolo che
manca, verso cui si elevano a volte degli strali data la pressante richiesta di
interrogativi sul proprio futuro: attenti alla riproduzione di illusori “vitelli
d’oro”! Quando si passerà finalmente dalla politica dell’emergenza a quella
della programmazione? … da Noè a Mosè per intenderci. Al vero politico spetta il
compito non solo di risolvere problemi, ma anche e soprattutto di prevenirli.
Per un governo che si richiama ai valori del centrosinistra, ad esempio, non è
lecito politicamente indugiare sulla moratoria degli sfratti per gli alloggi
popolari concessi a soggetti venutisi a trovare in particolari condizioni
economiche, mentre si attarda a enfatizzare una visita istituzionale in un dato
territorio regionale attribuendone un significato taumaturgico per la soluzione
ai suoi problemi. In attesa di un vero Mo(li)sé, la speranza del popolo molisano
è che emergano sempre più politici che interpretino il loro ruolo come la più
alta forma di carità, e che si mettano all’angolo gli opportunisti, come ci ha
suggerito il Papa in occasione della sua recente visita in Molise.
Giuseppe Vaccaro