28/7/2014 ● Politica
Gestione coordinata delle energie rinnovabili e la tutela della biodiversità in Molise
Il territorio della Regione Molise risulta, per la maggior parte, soggetto a
vincoli paesaggistici, in gran parte caratterizzati dalla presenza, nei medesimi
contesti, di rilevanti testimonianze archeologiche, diffuse sul territorio in
maniera capillare in ragione del peculiare sistema di insediamento territoriale
delle popolazioni sannitiche, non concentrato in realtà urbane, ma disperso sul
territorio, in particolare a presidio dei rilievi montuosi, data la loro
rilevanza strategica per il controllo dei percorsi tratturali, lungo i quali si
svolgevano i traffici e gli spostamenti degli armenti, fonte della ricchezza di
tali popolazioni. Conseguentemente, in un territorio di estensione limitata
(poco più di 4400 km quadrati) dove, secondo informazioni recentemente diffuse
dallo stesso Servizio regionale per le politiche energetiche (con nota n. 11898
del 13 marzo 2014) risultano autorizzati impianti per circa 425 pali, al
momento, a fronte di istanze presentate per la realizzazione di impianti
articolati, complessivamente, su ulteriori 2451 pali eolici, rimangono con
procedimento ancora attivo richieste per la realizzazione di campi eolici per
ulteriori 923 pali. Il che, già allo stato attuale dei procedimenti
effettivamente autorizzati, e senza tener conto di quelli in corso, tenuto conto
del rapporto fra numero di pali e superficie territoriale regionale, fa del
Molise la regione d’Italia con la più alta densità di distribuzione degli
impianti eolici. Al riguardo la rammentata nota regionale chiarisce,
nell’ordine, che:
a) “Per quanto riguarda la taglia media dei campi eolici, in Molise si registra
al 2012 una potenza media installata superiore a quella del resto del Paese,
quindi campi eolici mediamente più ampi”. Infatti la potenza media dei campi
eolici, espressa in MW, in Molise è pari a 13,7 MW, mentre nel resto d’Italia è
pari a 7,7 MW;
b) “… il confronto con il resto d’Italia mette in luce il fatto che in Molise
c’è un campo eolico ogni 164 km quadrati, vale a dire che, mediamente, i campi
sono distanti tra di loro circa 13/14 km. La media nazionale è di un campo ogni
286 km quadrati, quindi meno addensati sul territorio.”. Il che determina,
all’evidenza, un impatto paesaggistico inevitabilmente negativo su un contesto
peculiare, quale quello testé descritto.
Pertanto, la proposta di legge di moratoria è finalizzata, appunto, ad evitare
che, nelle more della doverosa attività di pianificazione territoriale, doverosa
sia perché prefigurata dallo stesso decreto legislativo n. 387/2003,
allorquando, all’articolo 12, comma 10, terzo periodo, prevede che le regioni
procedano “… alla indicazione di aree e siti non idonei alla installazione di
specifiche tipologie di impianti”, sia perché ribadita dalle stesse Linee guida
regionali, di cui alla delibera di Giunta n. 621/2011, nelle quali, alla Parte
IV, paragrafo 16.1, lettera i), è espressamente stabilito che: “in applicazione
di quanto previsto dalle Linee guida nazionali, la Regione Molise, al fine di
conciliare le politiche di tutela dell’ambiente e del paesaggio con quelle di
sviluppo e valorizzazione delle energie rinnovabili, allorché sarà assegnata la
quota minima di produzione di energia da fonti rinnovabili [cosa ormai avvenuta
da oltre due anni, com’è noto, posto che il decreto ministeriale relativo è del
marzo 2012], … adotterà atti di programmazione congruenti con la detta quota
minima, volti ad individuare aree e siti non idonei alla installazione di
specifiche tipologie di impianti…”, possa continuare l’attività di esame di
progetti la cui realizzazione rischia di cancellare i tratti identitari del
territorio sannita.
Ciò che urgentemente occorre regolamentare è l’inserimento di impianti
industriali eolici sul territorio regionale, in tal modo potrebbe, forse,
superarsi una scontata pronuncia di illegittimità della legge in questione,
stante i precedenti pronunciamenti della Corte Costituzionale in materia.
Infatti, limitando la sospensione dell’iter autorizzativo ai soli impianti
eolici, la Regione giustifica tale misura:
a) con la necessità e l’urgenza di debellare il preoccupante fenomeno
insediativo dell’eolico e, quindi, con la necessità, evidente, di correttamente
legiferare, nell’ambito dei poteri ad essa riconosciuti in materia di tutela
ambientale. E ciò anche in aderenza al PRINCIPIO DI PREVENZIONE di cui all’art.
174, paragrafo 2 del Trattato CE, recepito dall’art. 301 e 300 (danno
ambientale) ai sensi del D.Lgs 3 aprile 2006, n. 152. In virtù di tale
principio, infatti, ben può ipotizzarsi un danno ambientale e paesaggistico
conseguente ad una proliferazione di pale eoliche in numero maggiore a quelle
già esistenti, insopportabile nell’ambito del ristretto territorio regionale,
caratterizzato da numerose aree che esprimono alti valori naturalistici,
paesaggistici e storico-archeologici. Il principio della “massima diffusione”
delle fonti rinnovabili sollecitata a livello nazionale ed europeo non può non
tener conto delle connotazioni geografiche, morfologiche, ambientali e culturali
delle singole regioni, essendo impensabile di assimilare vaste superfici
territoriali, perdippiù fortemente antropizzate e spesso già deturpate, a
regioni che, invece, conservano tipici elementi di incontaminatezza sui quali
viene a prospettarsi, finalmente, un possibile sviluppo di forme turistiche
alternative e culturali; b)con la considerevole percentuale di produzione
energetica resa dal Molise; c) con la opportunità, per i motivi di cui ai
precedenti punti a) e b), di approvare un nuovo piano energetico regionale.
Anzi, il vero tema oggi sul tappeto non è tanto se debba ottemperarsi o meno a
quelli che, come sopra esposto, rappresentano degli ineludibili obblighi
derivanti tanto dalla legge nazionale quanto dai successivi atti amministrativi
regionali, quanto piuttosto se, a distanza di oltre due anni dalla sua
emanazione, il decreto ministeriale di riparto fra le varie regioni delle quote
di energia rinnovabile da produrre rispetto ai relativi consumi sia o meno
perequato, posto che una realtà territoriale come il Molise, estesa poco più di
4400 km quadrati, si è fatta carico di produrre mediante fonti rinnovabili ben
oltre il 35% del proprio fabbisogno energetico [traguardo imposto dalla
normativa in materia e da raggiungere entro il 2020 (cd Burden sharing)], mentre
regioni ben più grandi, popolose e ‘consumatrici’ di energia, come ad esempio la
Lombardia, si sono fatte carico di produrre da fonti rinnovabili solo l’11,3%
del proprio fabbisogno energetico.
Il che vuol dire, posto che il Paese nel suo complesso deve attestarsi, al 2020,
al 20% del proprio fabbisogno di energia prodotto da fonti rinnovabili, che il
Molise, come del resto il Sud nel suo complesso (significativamente, un’altra
piccole regione meridionale, la Basilicata, si è impegnata a produrre il 33,1%
del proprio fabbisogno energetico da fonti rinnovabili) si è fatto carico di
quote di energia rinnovabile eccedenti il proprio target (20% del fabbisogno,
complessivo, target già raggiunto allo stato attuale, secondo quanto evidenziato
dal Servizio per le politiche energetiche di questa stessa regione con nota n.
9652 del 10 marzo 2014), scaricando da tale peso altre parti d’Italia. In cambio
di nulla, e con il rischio di perdere la propria identità sociale e storica. E
la scelta dell’una o dell’altra fonte energetica rinnovabile, dettata da
esigenze di salvaguardia ambientale e paesaggistica garantite da una norma (art.
9 comma 2) inserita tra i principi fondamentali della nostra Costituzione, non
comporterebbe, stante la fungibilità delle stesse, alcun distaccamento dai
principi regolanti le leggi nazionali e le direttive comunitarie.
Tali osservazioni assorbirebbero anche le questioni sollevate dall’ANEV con la
nota inviata al Presidente della Giunta Regionale, dal chiaro contenuto non
condivisibile, e relative al prospettato contrasto di una eventuale moratoria
con l’art. 12, comma 4, del D. Lgs. N. 387 del 2003.
Ed appare francamente disdicevole che mentre, come classe politica regionale,
siamo chiamati ad affrontare un problema di tale portata, associazioni di
industriali privati tentino di interferire con il libero esercizio della
funzione di rappresentanza delle istanze politiche territoriali paventando
violazioni di principi costituzionali ed altre fantasiose violazioni che la
doverosa azione di tutela del territorio a loro dire determinerebbe, facendo
balenare, in modo neppure troppo velato, eventuali azioni risarcitorie in danno
della Regione.
E’ un metodo che non ci spaventa ma, anzi, ci convince ulteriormente, qualora ce
ne fosse bisogno, della bontà, per il Molise ed i molisani, dell’iniziativa
legislativa presentata a questa assemblea [Michele Petraroia].