1/7/2014 ● Lettera a FPW
Lettera aperta a Papa Francesco I
Santo Padre,
esternando la mia non facile decisione di scrivere questa lettera, Le porto
testimonianza
e saluti di noi tanti “cafoni” agricoli e delle nostre famiglie dalla dignità
calpestata, da sempre gli “inascoltati” e bistrattati da tutti, politici e non.
Faccio parte di un comitato spontaneo agricolo molisano “Uniti per non morire”.
Sono un coltivatore diretto ,o meglio, un contadino. Sento il dovere, moralmente
parlando, di cercare, in qualche modo, di far arrivare la voce ormai flebile,
mia e di tanti come me, che avvertono in un modo latente, ovattato, lento ma
costante, la morte di questa nostra agricoltura da decenni in crisi, oggi quasi
irreversibile, dovuta alla superficialità, al disinteressamento, all’essere da
sempre “pedina di scambio” per il vile denaro e che ora tanti “cavallini di
Troia”, sponsorizzati da leggi comunitarie ad hoc, stanno cercando di
disintegrarla a vantaggio di quella globalizzata e senza scrupoli che “altri” ci
stanno imponendo piano piano, in modo silente.
Prezzi di vendita al ribasso e svalutati rispetto a trenta anni fa, costi di
produzione in progressivo aumento, mercati poco trasparenti, stretta creditizia,
agropirateria, mancanza di misure reali di sostegno al settore, etc. definiscono
il quadro chiaro della nostra situazione agricola del nostro Paese e di quella
molisana in particolare.
Senza accorgercene siamo diventati sudditi, schiavi della terra da difendere da
quel “sistema” che interessa solo il profitto.
Il problema dell’ambiente e dell’agricoltura ecocompatibile, oggi ancor di più,
è il fulcro sia per il presente che per il futuro della specie umana. E si deve
tenerne conto. E’ la nostra unica ancora di salvezza.
Sono venuto a conoscenza che in occasione della Sua visita in Molise il prossimo
5 luglio, a nome di tutti gli agricoltori molisani un giovane corregionale,
laureato in Agraria, offrirà la sua testimonianza.
Tra i vari argomenti, uno che tratterà in modo particolare mi lascia alquanto
perplesso.
Mi riferisco al nuovo sistema “innovativo” di semina su sodo, che nonostante
tutto, si cerca di propagandare anche in Molise, regione meravigliosa con un
territorio ricco di biodiversità.
Quella biodiversità, anche mondiale, che oggi sembra essere ristretta in poche
ed inquietanti mani di chi la sta utilizzando male.
I “favorevoli”, i conoscitori progressisti dicono: “… che è un modo, la
necessità di rilanciare l’agricoltura sotto il segno dell’innovazione e della
eco-sostenibilità vista nell’ottica delle tecnologie e delle conoscenze”; “….
che può essere una soluzione economicamente vantaggiosa circa i tempi di lavoro,
i consumi di carburante, l’inquinamento ambientale”.
Su quest’ultimo punto rimango perplesso perché l’unica cosa, il punto di
fondamentale importanza che nel concetto di semina su sodo viene bypassato
(volutamente?) o addirittura ignorato dagli “addetti ai lavori” è “l’agente
chimico”: l’uso indispensabile del gliphosato, principio attivo di questo
diserbante, ed il suo metabolita AMPA che rappresentano il 50% di riuscita della
semina su sodo e che non se ne può fare a meno.
L’”innovazione” può essere economicamente valida ma sbagliata al vero problema
che nessuno dei sostenitori dice del principio attivo di questo erbicida: che è
il fattore più importante della distruzione della biodiversità; dell’inibizione
alle varie colture agrarie, tutte, all’assorbimento di microelementi; della
crescita di piante infestanti ormai diventate potenti “macchine da guerra” che
“colonizzano” aggressivamente sempre più territori ( pare che, da stime del
2011, alcune erbe infestanti resistenti al gliphosato, come Kochia e Amaranto,
abbiano resi incoltivabili 5,6 milioni di ettari di mais, soia e cotone negli
USA); delle gravi malattie, tante, causate alla razza umana.
Santità, nella “Sua” Argentina , un nome su tutti svetta per l’impegno
ambientale: Sofia Gatica.
Una donna che insieme ad altre 16 madri argentine prosegue tuttora e mira a
bandire del tutto l’uso del gliphosato nella nazione. Queste donne hanno
organizzato incontri e conferenze per avvertire il pubblico sui pericoli di
questo erbicida.
La sig.ra Gatica, vincitrice del Goldman Environmental Prize 2012, uno dei
principali riconoscimenti mondiali per l’impegno ambientale, ha detto: “Quello
che è successo a noi avviene in altri posti. Non è solo una lotta per il nostro
quartiere, ma anche per tutti gli altri luoghi, perché in altri luoghi ci sono
altre persone che si trovano in condizioni anche peggiori delle nostre. Hanno
bisogno del nostro aiuto e noi dobbiamo aiutarle a capire i loro diritti”.
Mentre in Argentina ne hanno vietato/limitato l’uso; in Italia, in Molise lo
promuoviamo anche se in modo indiretto?
Santità, non si mettono in dubbio l’esperienza, la professionalità e la ricerca
applicata in materia di semina su sodo ma si nutrono forti criticità sugli
aspetti agronomici e pedologici visti sotto l’ottica di tutela della
biodiversità e della difesa della salute umana come alimentazione buona, sana e
sostenibile.
Il rapporto cardine tra ambiente-salute e tra agricoltura-cibo-salute deve
essere convinzione assoluta!
Ovviamente si deve parlare di una forma di agricoltura responsabile atta a
tutelare la salute delle persone, delle specie vegetali ed animali.
Fondamentale è, allora, il ragionamento sull’agricoltura pulita dove si può fare
molto per la prevenzione delle malattie e per la salute non solo delle attuali
generazioni, ma anche di quelle future.
Si vuole che anche nel nostro Molise si sostituisca la nostra ricca biodiversità
con lo standard globalizzato come già successo in altri Paesi di Oltreoceano?
Questo “agente chimico” viene usato sia in campo agricolo (terreni incolti,
frutteti, vigneti, oliveti, semina su sodo) che negli spazi urbani (argini delle
strade, dei marciapiedi ed incolti siano essi di proprietà comunali,
provinciali, nazionali, strade ferrate, etc.).
Viene finanche irrorato in pre- raccolto ( pre-harvest) sul grano duro in Canada
e Nord Dakota (USA)!
Pratica molto diffusa che consiste nell' “essiccamento artificioso” del grano in
campo per portare così a maturazione le derrate trattate. I chicchi diventano
sterili, non germineranno più. E i residui significativi di tale principio
attivo? Cosa ci dicono “i tecnici” a tal proposito?
Vorrei vedere “quelle persone” se utilizzerebbero mai per il consumo alimentare,
magari delle proprie famiglie, derrate che hanno subito tale trattamento!
Mangiamo anche o forse soprattutto quel “tipo” di grano? Con quali riscontri
negativi? Nessun “esperto” lo dice in modo esplicito o lo vuol dire; perché?
Perché i nostri enti pubblici nazionali, regionali, la nostra locale università
non analizzano il residuo di tale agente chimico o addirittura non compiono
studi di routine?
NON SI PUO’ ANCORA BARATTARE LA VITA DI TANTI CON L’ARRICCHIMENTO DI POCHI!!!
Così, come sta già succedendo nel mondo, storia insegna, a rimetterci saranno
sempre i contadini da una parte, come da sempre …una mucca da mungere, ossia un
dente dell’ingranaggio da usare per poter far funzionare “il loro sistema”; e,
dall’altra, i consumatori “non acculturati” su ciò che mangiano o meglio: su
quello che “altri” fanno mangiare. Siano essi indiani, argentini nicaraguensi,
italiani, francesi, statunitensi.
E quando si parla di OGM, di semi brevettati da multinazionali, i “futuristici
innovativi” semi RR (Roundup Ready) sono in stretta correlazione col gliphosato
essendo il partner essenziale.
Mi torna in mente la frase degli anni ’70 detta da Henry Kissinger, il
Segretario di Stato americano: «Controllate il petrolio e controllerete le
nazioni. Controllate il cibo e controllerete i popoli».
Questa frase, ancora attuale, porta alla conclusione che nel modo in cui si
tratta il cibo, in cui si fa la programmazione agricola, c’è un modo anomalo di
rapportarsi con la democrazia.
L’agricoltura, quella vera, deve ritornare ad occupare quel ruolo primario che
merita di diritto perché l’agricoltura è bene comune, è rispetto per l’ambiente,
è tutela del territorio e, non per ultimo, il diritto alla salute delle persone,
delle generazioni future e dei popoli di tutto il mondo che non si compra, lo si
fa insieme.
Santità, invochi la benedizione del Signore sulle tante famiglie contadine,
molisane e non, che in silenzio soffrono, le “senza voci” da sempre, e sul mondo
agricolo, quello vero. Ne abbiamo davvero bisogno.
Illumini le menti, tocchi le coscienze, infiammi i cuori di chi ha il potere di
decidere, di chi fa ricerca; per tutelare davvero il pianeta Terra, per
preservarlo e non per danneggiarlo.
Con ogni migliore augurio a Sua Santità, cordialmente
Giorgio Scarlato
Termoli, 27 giugno 2014