16/6/2014 ● Caro direttore
Un calcio alla politica: l'Italia, probabilmente
In quanto italiani non ci unisce la politica (dovrebbe farlo la cultura) che, se mai divide. Non ci unisce neppure il campionato più bello del mondo ( in passato!) che pure divide le opposte tifoserie in tante inossidabili appartenenze di squadra ; ci unisce la nostra Nazionale . A proposito di tifoserie, spesso l’appartenenza alla squadra del cuore , mette in evidenza, specie a Sud patenti cortocircuiti identitari territoriali poiché localmente si supportano squadre i cui assetti societari e i cui vessilli sono fortemente incardinati a Settentrione. Si tifa per la Juventus, per il Milan ,Inter , poco per la Roma, ancor meno per il Napoli , quasi per niente per le squadre calcistiche insulari . Comincio da questa , da noi diffusa , stramba, appartenenza di squadra ( ma è solo un gioco ) per arrivare a quel coacervo di giocatori che forte di significative provenienze territoriali formano la “nazionale” : l’unica squadra capace ancora di mantenere per un po’ idealmente unita questa altrimenti sbirindellata Nazione. Ed è appunto l’inno nazionale “accoratamente” cantato con la mano sul cuore ,indice di fedeltà, che rinsaldando il concetto di Patria fa da preludio e presentazione dell’intero Paese , per una volta unito, presso il resto del mondo , al fine, probabilmente, di poter vincere , mettendo in campo , tattica, gambe , cervello e genio italico per un riscatto che lungi da venire dalla politica economica la cui “scienza triste” mediante la sua aritmetica, da anni ci condanna ad una perdurante recessione . Almeno nel calcio ,rispetto all’estenuante lentezza dell’azione politica, con immediatezza di risultati, le abilità , favorite da una corroborante aggressiva sprizzata di adrenalina possono incarnarsi nelle gambe dei giocatori con maggiore umanità nel senso bello dell’intelligenza del gioco , della fatica fisica , della possibilità di riscatto personale e collettivo . Una progettata , attesa , ricerca del risultato , sottratta almeno per una volta alle leggi dei mercati , perfino al mercato calcistico ( non si acquistano i giocatori per la Nazionale!...anche se l’operazione Mondiali non è esente da business , anzi! ) . La nazionale, con alterne fortune , al ritmo dell’avvicendarsi dei mondiali , fa da vero collante per la Nazione . Infatti, quale altra memorabile manifestazione, se non la partita Italia–Inghilterra del 14 c.m. avrebbe potuto mantenere incollati davanti ad uno schermo televisivo circa tredici milioni di italiani, più o meno il 70% dello share dalla mezzanotte alle due del giorno dopo .Undici giocatori della nostra Nazionale ed undici dell’Inghilterra che condividendo le stesse regole di gioco devono essere in grado in un tempo finito di risolvere la partita con un risultato certo : vittoria, sconfitta, pareggio ( non come in politica : un campo in cui spesso al di là dei numeri, che sono certi, spesso vincono tutti ). Ventidue uomini più l’arbitro che attraverso l’intrigo del gioco riescono a mantenere al loro posto decine di migliaia di tifosi paganti che neppure migliaia di agenti in un contesto diverso riuscirebbero a controllare, per non parlare del grand’angolo mondiale della televisione che amplifica a dismisura la partecipazione a questo grande spettacolo, giustamente mondiale . Di più ed a volte, molto più coinvolgente ,delle deprimenti” partite” parlamentari , queste si, giocate sugli interessi e sulla pelle dei cittadini, che pure mettono in campo i nostri capillari rappresentanti la nazione , i nostri 945 parlamentari (630+315). Partite politico- economiche che appassionano sempre meno i cittadini. E’ impensabile che una seduta parlamentare , sia pure importante riesca a fare il 10% dell’audience di una partita di calcio dei mondiali . Ma , il calcio che ci unisce” una tantum” , dopotutto, è solo una transitoria ricreazione, una temporanea distrazione , da noi , dagli altri , dal mondo reale . Poi , passata la “sbornia collettiva “ dei mondiali , prepotente , anche se squalificata , tornerà in primo piano la politica che istituzionalizza le leggi ed incorpora nel complesso sistema economico vicino e lontano il senso reale delle nostre vite . Il pallone , come anticipavo ,un mappamondo in miniatura, così immaginabile specie nei Mondiali , fatte le debite proporzioni con la geografia reale degli Stati del mondo, è una gioiosa simulazione del mondo reale di cui prendersi gioco : una sfera da calciare in una specie di carnevale (Rio calza a pennello) che prelude già la quaresima . E, mettendo in campo altre analogie e similitudini , mentre la tecnica, che è il vero motore della nostra economia , è affidata al fine gioco dell’ abilità creativa delle mani ( che se, in partita, toccano palla commettono un fallo ) attraverso la supervisione del cervello , il gioco del calcio in modo similare è all’opposto un’attività ri(creativa) giocata con la testa e con i piedi , la cui spettacolare abilità fine a se stessa si mostra all’istante a tutti , improduttiva per il tifoso-spettatore, così com’erano le attività ludiche , prima dell’inizio della civiltà .