17/4/2014 ● Solitudini d'autore
La pietà popolare
Cari fratelli e sorelle, siete stati coraggiosi a venire con questa pioggia…
Il Signore vi benedica tanto!
Nel cammino dell'Anno della fede, sono contento di celebrare questa Eucaristia
dedicata in modo speciale alle Confraternite: una realtà tradizionale nella
Chiesa, che ha conosciuto in tempi recenti un rinnovamento e una riscoperta. Vi
saluto tutti con affetto, in particolare le Confraternite venute da varie parti
del mondo! Grazie per la vostra presenza e la vostra testimonianza!
1. Nel Vangelo abbiamo ascoltato un brano dei discorsi di addio di Gesù,
riportati dall'evangelista Giovanni nel contesto dell'ultima Cena. Gesù confida
agli Apostoli i suoi ultimi pensieri, come un testamento spirituale, prima di
lasciarli. Il testo di oggi insiste sul fatto che la fede cristiana è tutta
incentrata sul rapporto con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Chi ama il
Signore Gesù accoglie in sé Lui e il Padre e grazie allo Spirito Santo accoglie
nel proprio cuore e nella propria vita il Vangelo. Qui ci è indicato il centro
da cui tutto deve partire e a cui tutto deve condurre: amare Dio, essere
discepoli di Cristo vivendo il Vangelo. Benedetto XVI rivolgendosi a voi, ha
usato questa parola: evangelicità. Care Confraternite, la pietà popolare, di cui
voi siete un’importante manifestazione è un tesoro che ha la Chiesa e che i
Vescovi latinoamericani hanno definito, in modo significativo, come una
spiritualità, una mistica, che è uno «spazio di incontro con Gesù Cristo».
Attingete sempre a Cristo, sorgente inesauribile, rafforzate la vostra fede,
curando la formazione spirituale, la preghiera personale e comunitaria, la
liturgia. Nei secoli le Confraternite sono state fucine di santità di tanta
gente che ha vissuto con semplicità un rapporto intenso con il Signore.
Camminate con decisione verso la santità; non accontentatevi di una vita
cristiana mediocre, ma la vostra appartenenza sia di stimolo, anzitutto per voi,
ad amare di più Gesù Cristo.
2. Anche il brano degli Atti degli Apostoli che abbiamo ascoltato ci parla di
ciò che è essenziale. Nella Chiesa nascente ci fu subito bisogno di discernere
ciò che era essenziale per essere cristiani, per seguire Cristo, e che cosa non
lo era. Gli Apostoli e gli altri anziani fecero una riunione importante a
Gerusalemme, un primo "concilio", su questo tema, per i problemi che erano nati
dopo che il Vangelo era stato annunciato ai pagani, ai non ebrei. Quella fu
un'occasione provvidenziale per capire meglio che cosa è essenziale, cioè
credere in Gesù Cristo morto e risorto per i nostri peccati, e amarsi come Lui
ci ha amati. Ma notate come le difficoltà furono superate non al di fuori, ma
nella Chiesa. E qui c’è un secondo elemento che vorrei richiamarvi, come fece
Benedetto XVI, e cioè l’ecclesialità. La pietà popolare è una strada che porta
all’essenziale se è vissuta nella Chiesa in profonda comunione con i vostri
Pastori. Cari fratelli e sorelle, la Chiesa vi vuole bene! Siate una presenza
attiva nella comunità come cellule vive, pietre viventi. I Vescovi
latinomericani hanno scritto che la pietà popolare di cui siete espressione è
«una modalità legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della
Chiesa» (Documento di Aparecida, 264). E’ bello questo! Una modalità legittima
di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa. Amate la Chiesa!
Lasciatevi guidare da essa! Nelle parrocchie, nelle diocesi, siate un vero
polmone di fede e di vita cristiana, un'aria fresca!. In questa Piazza vedo una
grande varietà prima di ombrelli e adesso di colori e di segni. Così è la
Chiesa: una grande ricchezza e varietà di espressioni in cui tutto è ricondotto
all’unità; la varietà ricondotta all'unità è l’incontro con Cristo.
3. Vorrei aggiungere una terza parola che vi deve caratterizzare: missionarietà.
Voi avete una missione specifica e importante, che è quella di tenere vivo il
rapporto tra la fede e le culture dei popoli a cui appartenete, e lo fate
attraverso la pietà popolare. Quando, ad esempio, voi portate in processione il
Crocifisso con tanta venerazione e tanto amore al Signore, non fate un semplice
atto esteriore; voi indicate la centralità del Mistero Pasquale del Signore,
della sua Passione, Morte e Risurrezione, che ci ha redenti, e indicate a voi
stessi per primi e alla comunità che bisogna seguire Cristo nel cammino concreto
della vita perché ci trasformi. Ugualmente quando manifestate la profonda
devozione per la Vergine Maria, voi indicate la più alta realizzazione
dell’esistenza cristiana, Colei che per la sua fede e la sua obbedienza alla
volontà di Dio, come pure per la sua meditazione della Parola e delle azioni di
Gesù, è la discepola perfetta del Signore (cfr Lumen gentium, 53). Questa fede,
che nasce dall'ascolto della Parola di Dio, voi la manifestate in forme che
coinvolgono i sensi, gli affetti, i simboli delle diverse culture... E così
facendo aiutate a trasmetterla alla gente, e specialmente alle persone semplici,
a coloro che nel Vangelo Gesù chiama «i piccoli». In effetti, «il camminare
insieme verso i santuari e la partecipazione ad altre manifestazioni della pietà
popolare, portando con sé anche i figli e coinvolgendo altre persone, è in se
stesso un'azione di evangelizzazione» (Documento di Aparecida, 264). Quando voi
andate ai santuari, quando portate la famiglia, i vostri figli, voi state
facendo proprio un’azione di evangelizzazione. Bisogna andare avanti così! Siate
anche voi veri evangelizzatori! Le vostre iniziative siano dei “ponti”, delle
vie per portare a Cristo, per camminare con Lui. E in questo spirito siate
sempre attenti alla carità. Ogni cristiano e ogni comunità è missionaria nella
misura in cui porta e vive il Vangelo e testimonia l’amore di Dio verso tutti,
specialmente verso chi si trova in difficoltà. Siate missionari dell’amore e
della tenerezza di Dio! Siate missionari della misericordia di Dio, che sempre
ci perdona, sempre ci aspetta, ci ama tanto!
Evangelicità, ecclesialità, missionarietà. Tre parole! Non dimenticarle!
Evangelicità, ecclesialità, missionarietà. Chiediamo al Signore che orienti
sempre la nostra mente e il nostro cuore verso di Lui, come pietre vive della
Chiesa, perché ogni nostra attività, tutta la nostra vita cristiana sia una
testimonianza luminosa della sua misericordia e del suo amore. E così
cammineremo verso la meta del nostro pellegrinaggio terreno, verso quel
santuario tanto bello, la Gerusalemme del Cielo. Là non c’è più alcun tempio:
Dio stesso e l’Agnello sono il suo tempio; e la luce del sole e della luna
cedono il posto alla gloria dell’Altissimo. Così sia.
GIORNATA DELLE CONFRATERNITE E DELLA PIETÀ POPOLARE OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO - VI Domenica di Pasqua, 5 maggio 2013