5/3/2014 ● Eventi
"Mercoledì delle Ceneri", 5 marzo in programma tre funzioni liturgiche in parrocchia
Con la funzione liturgica delle "Sacre Ceneri" prende il via il cammino quaresimale. La Parrocchia di Santa Maria Maggiore di Guglionesi in occasione delle "Sacre Ceneri" ha programmato tre funzioni liturgiche per mercoledì 5 marzo (chiesa di S. Antonio di Padova): ore 15.30 (dedicata ai bambini e le loro famiglie), ore 18.00 e ore 21.00 (dedicata a chi lavora).
------------
Cari fratelli e sorelle!
iniziamo oggi, Mercoledì delle Ceneri, il cammino quaresimale: un cammino che si
snoda per quaranta giorni e che ci porta alla gioia della Pasqua del Signore. In
questo itinerario spirituale non siamo soli, perché la Chiesa ci accompagna e ci
sostiene sin dall’inizio con la Parola di Dio, che racchiude un programma di
vita spirituale e di impegno penitenziale, e con la grazia dei Sacramenti.
Sono le parole dell’apostolo Paolo ad offrirci una precisa consegna: “Vi
esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio…Ecco ora il momento
favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!” (2Cor 6,1-2). In verità, nella
visione cristiana della vita ogni momento deve dirsi favorevole e ogni giorno
deve dirsi giorno di salvezza, ma la liturgia della Chiesa riferisce queste
parole in un modo del tutto particolare al tempo della Quaresima. E che i
quaranta giorni in preparazione della Pasqua siano tempo favorevole e di grazia
lo possiamo capire proprio nell’appello che l’austero rito dell’imposizione
delle ceneri ci rivolge e che si esprime, nella liturgia, con due formule:
“Convertitevi e credete al vangelo!”, “Ricordati che sei polvere e in polvere
ritornerai”.
Il primo richiamo è alla conversione, parola da prendersi nella sua
straordinaria serietà, cogliendo la sorprendente novità che essa sprigiona.
L’appello alla conversione, infatti, mette a nudo e denuncia la facile
superficialità che caratterizza molto spesso il nostro vivere. Convertirsi
significa cambiare direzione nel cammino della vita: non, però, con un piccolo
aggiustamento, ma con una vera e propria inversione di marcia. Conversione è
andare controcorrente, dove la “corrente” è lo stile di vita superficiale,
incoerente ed illusorio, che spesso ci trascina, ci domina e ci rende schiavi
del male o comunque prigionieri della mediocrità morale. Con la conversione,
invece, si punta alla misura alta della vita cristiana, ci si affida al Vangelo
vivente e personale, che è Cristo Gesù. E’ la sua persona la meta finale e il
senso profondo della conversione, è lui la via sulla quale tutti sono chiamati a
camminare nella vita, lasciandosi illuminare dalla sua luce e sostenere dalla
sua forza che muove i nostri passi. In tal modo la conversione manifesta il suo
volto più splendido e affascinante: non è una semplice decisione morale, che
rettifica la nostra condotta di vita, ma è una scelta di fede, che ci coinvolge
interamente nella comunione intima con la persona viva e concreta di Gesù.
Convertirsi e credere al Vangelo non sono due cose diverse o in qualche modo
soltanto accostate tra loro, ma esprimono la medesima realtà. La conversione è
il “sì” totale di chi consegna la propria esistenza al Vangelo, rispondendo
liberamente a Cristo che per primo si offre all’uomo come via, verità e vita,
come colui che solo lo libera e lo salva. Proprio questo è il senso delle prime
parole con cui, secondo l’evangelista Marco, Gesù apre la predicazione del
“Vangelo di Dio”: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi
e credete nel Vangelo” (Mc 1,15).
Il “convertitevi e credete al vangelo” non sta solo all’inizio della vita
cristiana, ma ne accompagna tutti i passi, permane rinnovandosi e si diffonde
ramificandosi in tutte le sue espressioni. Ogni giorno è momento favorevole e di
grazia, perché ogni giorno ci sollecita a consegnarci a Gesù, ad avere fiducia
in Lui, a rimanere in Lui, a condividerne lo stile di vita, a imparare da Lui
l’amore vero, a seguirlo nel compimento quotidiano della volontà del Padre,
l’unica grande legge di vita. Ogni giorno, anche quando non mancano le
difficoltà e le fatiche, le stanchezze e le cadute, anche quando siamo tentati
di abbandonare la strada della sequela di Cristo e di chiuderci in noi stessi,
nel nostro egoismo, senza renderci conto della necessità che abbiamo di aprirci
all’amore di Dio in Cristo, per vivere la stessa logica di giustizia e di amore.
Nel recente Messaggio per la Quaresima ho voluto ricordare che “Occorre umiltà
per accettare di aver bisogno che un Altro mi liberi del “mio”, per darmi
gratuitamente il “suo”. Ciò avviene particolarmente nei sacramenti della
Penitenza e dell’Eucaristia. Grazie all’amore di Cristo, noi possiamo entrare
nella giustizia “più grande”, che è quella dell’amore (cfr Rm 13,8-10), la
giustizia di chi si sente in ogni caso sempre più debitore che creditore, perché
ha ricevuto più di quanto si possa aspettare” (L'Oss. Rom. 5 febbraio 2010, p.
8).
Il momento favorevole e di grazia della Quaresima ci mostra il proprio
significato spirituale anche attraverso l’antica formula: Ricordati che sei
polvere e in polvere ritornerai, che il sacerdote pronuncia quando impone sul
nostro capo un po’ di cenere. Veniamo così rimandati agli inizi della storia
umana, quando il Signore disse ad Adamo dopo la colpa delle origini: “Con il
sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché
da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!” (Gen 3,19).
Qui, la parola di Dio ci richiama alla nostra fragilità, anzi alla nostra morte,
che ne è la forma estrema. Di fronte all’innata paura della fine, e ancor più
nel contesto di una cultura che in tanti modi tende a censurare la realtà e
l’esperienza umana del morire, la liturgia quaresimale, da un lato, ci ricorda
la morte invitandoci al realismo e alla saggezza, ma, dall’altro lato, ci spinge
soprattutto a cogliere e a vivere la novità inattesa che la fede cristiana
sprigiona nella realtà della stessa morte.
L’uomo è polvere e in polvere ritornerà, ma è polvere preziosa agli occhi di
Dio, perché Dio ha creato l’uomo destinandolo all’immortalità. Così la formula
liturgica “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai” trova la pienezza
del suo significato in riferimento al nuovo Adamo, Cristo. Anche il Signore Gesù
ha liberamente voluto condividere con ogni uomo la sorte della fragilità, in
particolare attraverso la sua morte in croce; ma proprio questa morte, colma del
suo amore per il Padre e per l’umanità, è stata la via per la gloriosa
risurrezione, attraverso la quale Cristo è diventato sorgente di una grazia
donata a quanti credono in Lui e vengono resi partecipi della stessa vita
divina. Questa vita che non avrà fine è già in atto nella fase terrena della
nostra esistenza, ma sarà portata a compimento dopo “la risurrezione della
carne”. Il piccolo gesto dell’imposizione delle ceneri ci svela la singolare
ricchezza del suo significato: è un invito a percorrere il tempo quaresimale
come un’immersione più consapevole e più intensa nel mistero pasquale di Cristo,
nella sua morte e risurrezione, mediante la partecipazione all’Eucaristia e alla
vita di carità, che dall’Eucaristia nasce e nella quale trova il suo compimento.
Con l’imposizione delle ceneri noi rinnoviamo il nostro impegno di seguire Gesù,
di lasciarci trasformare dal suo mistero pasquale, per vincere il male e fare il
bene, per far morire il nostro “uomo vecchio” legato al peccato e far nascere
l’”uomo nuovo” trasformato dalla grazia di Dio.
Cari amici! Mentre ci apprestiamo ad intraprendere l’austero cammino
quaresimale, vogliamo invocare con particolare fiducia la protezione e l’aiuto
della Vergine Maria. Sia Lei, la prima credente in Cristo, ad accompagnarci in
questi quaranta giorni di intensa preghiera e di sincera penitenza, per arrivare
a celebrare, purificati e completamente rinnovati nella mente e nello spirito,
il grande mistero della Pasqua del suo Figlio.
Buona Quaresima a tutti!