12/2/2014 ● Politica
A rischio soppressione: "valorizzare la Direzione Regionale MIBAC del Molise"
Fra i settori che necessitano in Italia, oggi, di un potente rilancio c’è
sicuramente quello dei BBCC. Il settore necessita sicuramente di investimenti di
tipo economico ma anche di un sereno dibattito culturale. Pertanto, ripensare il
MiBACT soltanto nell’ottica del risparmio significa partire con il piede
sbagliato.
Malgrado l’accusa di essere strutture obsolete e non più idonee in un mondo che
cambia, si deve rilevare come oggi più che mai le Soprintendenze siano un
baluardo per la tutela e lo sviluppo del territorio, ponte tra la ricerca e la
riflessione disciplinare e la complessa e non sempre efficace macchina che ne
pianifica la trasformazione. Da più parti si avverte la necessità di limitare il
consumo di suolo e di riutilizzare il patrimonio costruito contro l’uso
indiscriminato che se ne è fatto dal secondo dopoguerra. Si è inoltre, in una
fase cruciale per salvare e trasmettere la capacità di lavorare utilizzando
tecniche tradizionali, le uniche idonee per intervenire sul costruito storico.
La capacità di lavorare sui BBCC e sull’edificato storico è un bene prezioso
quanto le tradizioni popolari.
Un lavoro così impegnativo che unisce conoscenza delle risorse presenti sul
territorio, capacità amministrativa e progettuale e non si limita alla sola
attività autoritativa, è possibile se si lavora su ambiti limitati, se le
Soprintendenze gestiscono aree omogenee e non troppo grandi.
La tutela che ci viene richiesta da alcune innovazioni del codice dei BBCC va
sempre di più verso la conoscenza olistica del territorio, verso un approccio
coordinato di diversi punti di osservazione e privilegia un approccio non più
puntiforme, per singoli beni, ma esteso a tutto il territorio valorizzando le
interazioni e la visione diacronica.
Da questo punto di vista l’attività di coordinamento che le Direzioni regionali
sono chiamate a fare è un lavoro utile per mettere a sistema le conoscenze di
tutti i settori: da quello storico-archeologico, a quello architettonico,
storico-artistico ed antropologico. In questo approccio trova un posto
fondamentale anche il contributo del sistema degli archivi e delle sopr.
Archivistiche.
Se questa breve ricostruzione del lavoro che tocca agli uffici periferici del
MiBACT appare condivisibile, si capisce come le Direzioni regionali debbano
essere, appunto, regionali, pena la loro inefficacia. La visione del territorio
che scaturisce dall’azione congiunta delle Soprintendenze in ciascuna regione
deve potere essere validamente confrontata con quella dell’amministrazione
regionale competente e delle altri amministrazioni locali e dello stato. E
questo è un compito demandato alle DR.
In Molise, ad esempio, la battaglia per la razionalizzazione della invasiva
richiesta di realizzazione di “parchi” eolici o di impianti fotovoltaici, è
stata possibile con il contributo di tutti gli uffici presenti sul territorio
coordinati dal Direttore regionale. Le interpretazione del paesaggio storico: la
presenza nel territorio di resti archeologici di antichi insediamenti, la
presenza di coltivazioni e di tecniche colturali tradizionali, la
stratificazione del sistema insediativo, la presenza di singoli monumenti unite
ad una lettura degli aspetti percettivi, ha consentito una efficace azione di
tutela che ha scongiurato l’impianto di migliaia di pali e di ettari di pannelli
fotovoltaici senza una programmazione efficace e consapevole.
Non solo. In questi ultimi anni sono stati completati restauri di siti
archeologici e di monumenti. È stato allestito il Museo Nazionale di Castello
Pandone, riallestiti i musei di Campobasso e Venafro, completato ed allestito il
Museo paleolitico di Isernia, cantiere da circa trenta anni, avviato il
ripensamento e la progettazione dei musei archeologici di Isernia e Larino, del
sito di S. Vincenzo al Volturno e dell’anfiteatro di Venafro. Tutto questo è
stato possibile per la collaborazione fra le Soprintendenze.
La vicenda del Molise, che ha visto la istituzione di una Soprintendenza unica
soltanto negli anni settanta, per divisione da quella dell’Abruzzo, e
recentemente la creazione di tre uffici separati, BA/BAP/BASAE, ha causato una
azione non sempre efficace e corretta con pericolose ricadute non soltanto sulla
tutela, i vincoli sono ancora pochissimi, ma soprattutto, e questo è ancora più
grave, anche sul saper fare e sulla consapevolezza della importanza del proprio
patrimonio. Questa ultima attività di educazione al patrimonio è importante
quanto quella di tutela e comincia con il rapporto che inevitabilmente si
instaura con i proprietari di immobili tutelati, con i professionisti che vi
operano, con le amministrazioni in cui ricadono, con le scuole, le università e
così via. La perdita di una soprintendenza per un territorio come il Molise che
ha avuto una presenza degli uffici MiBACT recente nel tempo e piuttosto confusa
potrebbe portare davvero conseguenze gravi per la conservazione della sua
eredità storica e artistica.
Per queste ragioni si esprime contrarietà netta nei confronti della proposta di
riordino del Ministero dei Beni Culturali che prefigura l’aggregazione del
Molise con la Regione Abruzzo e si solleva istituzionalmente la specificità
della situazione in cui versa il patrimonio ambientale, paesaggistico,
archeologico, storico, archivistico, bibliotecario e museale della regione.
I progetti di collaborazione istituzionale avviati con l’Università del Molise
sul Museo Nazionale del Paleolitico e su diversi altri siti culturali, insieme
all’azione di tutela e valorizzazione di beni e risorse da cui possono
discendere in termini innovativi giacimenti occupazionali di qualità e
opportunità di sviluppo compatibili ed ecosostenibili, ci induce a sollecitare
il permanere di una Direzione Regionale autonoma del MIBAC in Molise
prospettando ogni alternativa possibile ad un ipotesi di
soppressione/aggregazione sbagliata, inopportuna e offensiva per la nostra
comunità.