11/2/2014 ● Cultura
L'associazionismo culturale come bussola di progettualità coordinata
Si consoce il numero esatto delle associazioni culturali e di volontariato
giuridicamente costituite e operanti a Guglionesi? C’è una qualche forma di
mappatura dell’associazionismo locale? C’è un coordinamento nel coinvolgimento
di attività nell’interesse collettivo di Guglionesi? C'è una visione pubblica di
condivisione progettuale nella cultura dell'associazionismo?
Forse non c’è una risposta alle domande poste, e non vi sarebbero comunque
risposte a tante altre domande in merito.
A titolo di sensibilità nella "comunicazione mediatica", per la Pro Loco, ad
esempio, lo scorso agosto avevamo assistito ad un animato dibattito, su varie questioni, tra ex e
nuovi amministratori pro-tempore dell’associazione Pro Loco e alcuni consiglieri comunali di recente elezione popolare [cfr.
Il commissario
della Pro Loco Guglionesi invia alla redazione i verbali di rendicontazione].
Sul confronto web poi è sceso un silenzio tombale, aggiungerei anche su tutto
il resto, e come lettori di "fenomeni culturali" a Guglionesi "mediaticamente"
siamo rimasti al commissario Pro Loco nominato dal Sindaco in persona.
Benché, da tempo e non solo da ora, sulle politiche relative all'associazionismo come comunità
eroghiamo ed esibiamo pubblicamente una delega specifica con indennità mensile, è bene precisare,
nella mia riflessione, che non è la questione burocratica degli atti, dei suoi
presidenti pro tempore, dei commissari "traghettatori" e dei suoi amministratori
di turno e/o comunque le vicende di una singola associazione, ad angosciare l'orizzonte culturale della comunità, intesa nella sua collettività.
Pur riconoscendo l'impegno lodevole a tante forme di associazionismo culturale e sociale nonché gli sforzi al dialogo dei delegati pubblici di turno, sempre più
spesso va evidenziandosi nella società odierna - a scanso di equivoci,
puntualizzo in generale in Italia! – un associazionismo a ristretta intraprendenza
imprenditoriale, dunque svincolato da una serie di obblighi fiscali (per fortuna!) eppure
concorrenziale al fare impresa (purtroppo!), che quindi, oltre a sottrarsi dalla
discussione comparata sull’effettiva qualità del “prodotto cultura”, strappa
(più volte?) risorse pubbliche con azioni concretamente e non più culturalmente
sostenibili. Senza neppure l'opportuna valutazione della concorrenzialità.
In effetti, nel settore “cultura”, in materia di sostegno e di finanziamento
pubblico, come giudicare l’opportuna valutazione della concorrenzialità di talune scelte? Solo sul piano politico-elettorale? Forse dal costo (magari ribassato, ma probabilmente a
carico della collettività!) del biglietto di uno spettacolo? Dalla effettiva
partecipazione agli eventi? Dall’accessibilità di tutti cittadini (di ogni
fascia e condizione sociale!) ai contenuti? Dalla crescita socio-culturale
dell'intera collettività, nella sua eterogeneità?
Mentre, in qualche modo, si alimenta un certo modello di associazionismo, in termini di investimento generazionale c’è da riflettere sulla circostanza che le due opere d’arte rubate qualche anno fa nella
chiesa di San Nicola a Guglionesi – trattasi di tele del Settecento strettamente
legate, anche in tematica, con la Storia Patria – non siano (ri)conoscibili, in
un contesto di (im)probabile rinvenimento, dalla maggioranza dei guglionesani. E
ci sarebbe eventualmente da scommettere sulla probabilità che tale prospettiva
di conoscenza patrimoniale permanga (o addirittura cresca!) tra gli
amministratori della “res publica” di ieri, di oggi e di domani, nonché tra gli
operatori dell’associazionismo, pure nei settori culturali.
Ricordando(mi) ancora una volta che solo il blog di Fuoriportaweb segnalò,
sensibilizzando l'emergenza culturale
all’epoca del fatto, il tragico furto d’arte... ecco, forse, come provare ad orientare in
futuro la bussola sulla qualità del “prodotto cultura”, in termini di
investimento pubblico nella progettualità, nel coordinamento e nella
sostenibilità anche dell’associazionismo locale: (ri)conoscere l’aspetto
patrimoniale dell’identità culturale come opportunità di progresso e di sviluppo per tutta la
collettività.
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ASSOCIARE
A scuola le mie maestre mi insegnarono l'inutilità dell'associare la parola "tutta" con la parola "collettività": "tutta la collettività".
La "collettività" è già "tutta" per definizione!
Poi, invecchiando, ho inteso restituire un altro senso culturale al concetto
associativo. Perciò, come da bambino, nei miei "pensierini" sono tornato a
scrivere "tutta la collettività". Le mie maestre comprenderanno?