28/1/2014 ● Cultura
L’esfoliazione culturale
Da qualche anno si assiste all’inesorabile accelerazione nella dissoluzione
del patrimonio culturale di Guglionesi. Un degrado, non solo di sensibilità
culturale, che colpisce anche una delle materie prime dell’arte: la “dura pietra”.
Tra un po’ sarà avviato l’intervento di recupero della facciata della chiesa di
Santa Maria Maggiore, dove diversi conci sono notevolmente danneggiati da una
serie di aggressioni.
Oltre un decennio fa, per gli stessi motivi di conservazione, furono restaurate
le facciate delle chiese di San Nicola e di Sant’Antonio di Padova, mentre
qualche lustro fa si è provveduto al restauro integrale delle chiese di Santa
Maria della Grazie e del SS. Rosario (la quale, tuttavia, deve ancora
completarsi in alcune sue opere artistiche).
Compatibilmente con la disponibilità di risorse economiche, già predisposte
dagli enti interessati, e delle sensibilità culturali in campo partirà a breve
anche il completamento del recupero della facciata della chiesa di San Felice.
Al di là dell’elenco delle varie attività di recupero del patrimonio
storico-artistico svolte recentemente, un dato eloquente emerge dal monitoraggio
culturale sullo stato di conservazione della “pietra” d’arte utilizzata per i
monumenti di Guglionesi.
Soprattutto per la “sedimentaria” utilizzata tra il XVII e il XVIII secolo,
nella quale spesso rinveniamo sedimenti di origine marina (tante
conchigliette!), riferendoci ai rinnovamenti in stile “baroccheggiante” risalta
la forte predisposizione all’aggressione atmosferica nell’ultimo decennio, fenomeno
probabilmente dovuto anche alla variazione del grado di acidità delle piogge che
facilitano, in condizioni di evidenti escursioni termiche nella stagione
invernale, la esfoliazione arenaria della pietra d’arte.
Dal mio archivio bibliografico e fotografico riporto una circostanza che rende
“visibile” l’enorme difficoltà conservativa del nostro patrimonio culturale.
Per la rivista “Made in Molise” (Palladino Editore), nel 2001 pubblicai
l’articolo “Sulle orme tempo” presentando ad un vasto pubblico di lettori
alcuni riferimenti alla cultura francescana conservati da secoli a Guglionesi.
Per la cronaca, lo studio dell’articolo su “Made in Molise” fu alla base di
operazioni culturali, anche di opportune sinergie politico-amministrative a
livello locale, che introdussero il patrimonio storico-artistico di Guglionesi
nei finanziamenti dei progetti europei Leader e nei Cammini
francescani, grazie ai quali arrivarono risorse economiche per recuperare la
Piazza Municipio (ex chiostro francescano, indicato preventivamente nello
studio con la eventualità di recuperare una splendida cisterna francescana di
fine XIII secolo) e il Convento dei Cappuccini, con la successiva
implementazione del Polo civico culturale “Corrado Gizzi”.
L’immagine-copertina dell’articolo di “Made in Molise”, cioè uno scatto
che io realizzai su diapositiva nel 2000, confrontata con una fotografia che io
stesso ho scattato solo domenica scorsa (26 gennaio 2014), lascia presumere
alla collettività quale sia la effettiva priorità culturale del patrimonio
storico artistico di Guglionesi (sperando di non annoiare i lettori con le
mie osservazioni!).
La comparazione fotografica si riferisce alla pietra presente sul viale della
sagrestia della chiesa di Sant'Antonio di Padova a Guglionesi, la quale, come
probabile testimonianza dei lavori di restauro del 1731, tramanda uno degli
antichi stemmi francescani preservati non solo nel Molise.
La storia locale senza monitoraggio di alcuna voce, in silenzio, di notte,
durante un inverno, sotto la pioggia e nel freddo, magari con poca coscienza o
scarsa sensibilità… va purtroppo cancellandosi alla contemporaneità, pure sulla
“dura pietra”. A proposito di esfoliazione culturale!
Lo stemma francescano, nel 2000 e nel 2014 (archivio fotografico della famiglia di Luigi Sorella)
Lo stato di conservazione dello stemma francescano.
Lo stato di conservazione dello stemma francescano.