21/1/2014 ● Politica
Amministrazioni pubbliche elettive, da 5 a 4 gli anni del mandato elettivo?
Il “ciclone Renzi” ha portato il dibattito politico italiano, ma anche un
qualificato interesse culturale su scala internazionale, a riflettere
profondamente sull’innovazione dello Stato.
Gli argomenti sul tavolo della dialettica politica di questi giorni hanno un
forte riscontro sull’opinione pubblica, alla quale poco interessa chi vincerà la
prossima
tornata elettorale. Piuttosto, da ogni ambito, si tende alla concreta garanzia
di una stabilità governativa, sulla base dell’efficienza amministrativa.
Da qualche decennio, ad ogni livello di pubblica amministrazione di origine
elettiva (aggiungendo nel contesto elettivo anche la funzione legislativa), si
registra un’evidente fatica nel completare con energia produttiva il mandato
elettorale sulla base dei 5 anni, per varie ragioni legate alle dinamiche politiche,
espressioni di coalizioni dove convivono (non di rado anche all’interno di
partiti maggioritari per definizione a vocazione aggregante!) anime eterogenee,
spesso vincolate da un patto elettorale anziché da una seria condivisione degli
obiettivi politici, sociali e culturali.
Come per tante democrazie moderne al mondo, la soluzione dei 4 anni alla
periodicità amministrativa forse restituirebbe, anche alla politica italiana,
una certa serenità amministrativa, oltre ad incentivare ragionevolmente i
processi di ricambio generazionale della classe dirigente come atto di
trasparenza nella gestione collettiva del bene comune, confermando alla politica
la dignità di partecipazione rigenerativa.