8/1/2014 ● Cultura
Guglionesi: un paese, un popolo dal carattere tendenzialmente soccombente
Noi guglionesani, in genere, immemori del nostro passato , anche recente ,
siamo poco inclini a costruirci il nostro futuro con le nostre mani e preferiamo
, con poca lungimiranza, “abitare” comodamente o peggio, con manifesta dolente
insofferenza l’oggi , coltivando ,quando i lasciti ereditari per continuità
generazionale lo consentono, le scarse e poco allettanti possibilità individuali
a scapito di quelle “forti” collettive decisamente più incoraggianti , che se
ben organizzate, coordinate ed economicamente finanziate potrebbero validamente
sostenere le disattese speranze occupazionali, di crescita economica , culturale
e sociale della nostra comunità. Evito di ripercorrere la tanto saccheggiata ,
quanto fantasiosa ricostruzione di una preesistente Usconium che rimanda ad una
‘grandeur ‘ che forse di fatto non c’è mai stata ( poche ed estremamente
frammentarie sono le prove documentali, altrettanto residuali sono i reperti
certamente attribuibili all’urbe al riguardo) ; ma per semplicità , fidandomi
più della mia conoscenza diretta vengo a ciò che è ancora possibile apprendere
dalla viva voce dalla memoria dei nostri vecchi , senza consultare gli archivi
parrocchiali o i comunali al fine di corroborare la mia tesi della nostra
naturale distratta soccombenza rispetto ad una progressiva sottrazione
periferica delle istituzioni statuali nel nostro paese da parte dello Stato
centrale . Mi riferisco nello specifico alle istituzioni operanti nel nostro
paese nell’immediato dopoguerra . Guglionesi, era sede di Pretura ed aveva un
carcere mandamentale ; aveva una sede del catasto ed un ufficio extracomunale di
riscossione dei tributi ; contava su una sede staccata del Corpo forestale dello
Stato . Rispetto ad oggi il mai dimenticato Don Carlo Maglia , arciprete in
Guglionesi ( fautore il politico locale avv. Errico Carissimi), aveva istituito
l’Ospizio “S, Adamo “ , la Casa del fanciullo : una struttura d’accoglienza per
orfani e disagiati ; e, gestito dalle suore del S. Cuore era operativo l’asilo
infantile “Mimì Del Torto”, con annesso Collegio per educande frequentanti
l’istituto Magistrale . Le attività ricreative di circolo si svolgevano al CRAL
,alla “Casina” ; paesani meno biscazzieri facevano aggio delle partecipate
proiezioni serali che tenevano cartellone presso il Cinema Nuova Italia, il
Cinema Fulvio , ( ricordo “ I dieci Comandamenti” a 55 lire, Ben Hur ; le saghe
dei vari Maciste, la filmografia del terrore tratta da E. Allan Poe …). Nelle
osterie , nelle trattorie ( da Maresca ) , “cantinole” , poi nei bar “,
s’intrattenevano coloro che accompagnavano le chiacchiere al bicchiere . Il
calcio di squadra di serie competitiva era l’attrattiva molto seguita che
lasciava, nelle interpartite per familiarizzare con la sfera , sul campo a
giocare gruppi organizzati e non, nella speranza che “ i pulcini” potessero
avere un giorno un posto in squadra e dar lustro alla orgogliosa maglia della
nero-verdi . Anche gli storici partiti post costituzionali avevano una loro
sede: la Democrazia Cristiana , Il partito Comunista , il Partito Socialista ;
non mancava, anche in ragione della vocazione agricola del territorio, la sede
dei Coltivatori diretti ; tutte, specie a sera , anche per via della TV
collettiva , frequentate sedi associative. Di questa presenza a presidio del
territorio , favorente la socialità comunitaria resta ben poco. Pretura ,
Carcere mandamentale , Corpo forestale dello Stato , catasto e servizio di
riscossione tributi da tempo non sono più operativi . E, la recuperata
continuità gestionale dell’asilo “Mimì del Torto “ non sappiamo ancora fino a
quando potrà continuare la sua attività poiché stando al numero di matrimoni
dell’anno scorso , le future nascite saranno presumibilmente poche (nel 2013, le
nascite sono state 39 , contro un numero di decessi pari a 67 )è improbabile che
dato il trend tra qualche anno sia possibile mantenere attivi sia la Scuola
dell’infanzia sia l’Asilo infantile . Delle altre strutture a carattere politico
sociale prima menzionate resta funzionante ( forse perché derivante da un
lascito), dopo una serie di mutamenti antropologici degli ex comunisti , solo la
sede del PD ( ex PCI) . Sopravvivono a stento in paese alcune strutture a
carattere sociale e ricreativo che associano soprattutto anziani , che tuttavia
non hanno significativa risonanza al di fuori della cerchia dei soci .Il perché
nel corso della nostra storia recente abbiamo consentito, senza colpo ferire ,
la netta sottrazione di istituzioni che un tempo davano lustro e creavano
invidia nel territorio non ha spiegazioni univoche ; d’altronde neppure il lento
ritrarsi da una socialità diffusa che un tempo, favorita dal comune dialetto,
creava una fitta rete di relazionalità anche intergenerazionali non ha una unica
motivazione .Quali le cause della nostra lontana distratta indifferenza alla
sottrazione di segmenti istituzionali dello Stato operanti in paese , della
dismissione di istituzioni caritatevoli quali l’Ospizio S. Adamo e la Casa del
fanciullo, poi, a seguire il lento , concomitante incrinarsi e perfino disfarsi
del collante sociale associazionistico, politico e culturale che forte , spesso
perfino condizionante ,permeava la socialità paesana? Una prima verosimile
spiegazione è da ricercarsi nella mancanza di una rappresentatività politica
extracomunale che con continuità potesse sorvegliare, perorare e all’occasione,
in sede decisionale, difendere gli interessi del paese . In modo non secondario,
nel tempo si è accentuata la tendenza socio-culturale della élite guglionesana
residente a riferirsi più alla similare élite termolese o larinese, così… tanto
per accreditarsi in contesti sociali più vivaci e stimolanti , privando così la
nostra comunità di occasioni di condivisione culturale e di consolidamento di
rassicuranti relazionalità. Ne sono esempio la prima presentazione a Larino o in
altri luoghi di libri scritti da autori locali , facendo in tal modo mancare le
già rare , ma propizie occasioni per dare visibilità e merito al nostro paese
,tant’è che oramai è diventata prassi consolidata il decentramento personale e
di o di gruppo del riferimento territoriale , da parte di tanti guglionesani
anche in altri ambiti associativi politici e culturali . Purtroppo , costituisce
un aggravante molto locale una certa , indolente a volte spocchiosa latitanza
partecipativa ai già rari eventi di ogni sorta ( in particolare per eventi a
carattere culturale )organizzati in paese che trova presumibile fondamento su
anacronistiche divisioni interne al campanile che, aggiuntiva contribuisce al
lento, ma inesorabile( perché sotto gli occhi di tutti) scadimento della
socialità all’interno della nostra comunità . Ne è esempio probante il graduale
svuotamento dell’ ”àgora “ guglionesano : “Lungomare e Castellara, luoghi
pubblici storici sempre più deserti, sempre più sporadicamente animate da
presenze solitarie . Lo slittamento verso altri più gratificanti lidi di parte
dei guglionesani è una spiacevole controtendenza rispetto alla conservata
coesione sociale interna di paesi a noi limitrofi quali sono Larino, S, Martino
, Montenero… ( mi soffermo solo sui paesi la cui gran parte dei residenti
conserva il dialetto; un caso a parte rappresenta la babilonia dei dialetti di
Termoli) e forse ciò è dovuto alla nostra scarsa “memoria viva” del nostro
passato . Di fatto del nostro passato anche recente abbiamo abbandonato o
riduttivamente semplificato senza tanti rimpianti molte tradizioni che un tempo
avrebbero acceso nella comunità dispute infinite , a cominciare da quelle legate
alle manifestazioni di culto . Oggi si snodano per le vie del paese itinerari di
processioni, per lo più limitate al centro storico , mentre solo un decennio fa
, con penitenziale devozione percorrenti anche i nuovi quartieri limitrofi al
centro . La processione ad alto contenuto simbolico del mattìno del Venerdì
Santo che portava al cimitero le statue della passione al cimitero è stata
abolita ; l’estremo saluto ai defunti ha smesso la coralità dell’accompagnamento
del sacerdote al confluente limitare di”Lungomare e Castellara “ : luogo
dell’ultimo saluto di popolo . La piccola imprenditoria locale, agricola (anche
legata al ritiro dei cereali), artigianale e commerciale che rischiava in
proprio è in grande sofferenza e spesso sopravvive a stento a se stessa. Di
contro con l’apertura di molteplici agenzie bancarie dedite soprattutto alla
raccolta del risparmio ( scarsi sono i finanziamenti alle imprese locali ) ci
configura, in quanto a depositi , come “ la piccola Svizzera “ nostrana che con
neutrale indifferenza finanza la macroeconia nazionale , “fregandosene” della
evidente sofferenza della microeconomia locale . Quanto scritto mi viene utile
per giustificare e spiegare la nostra precipua specificità nell’affidarci , in
quanto comunità soprattutto al nostro oggi. Ed è per questo che chiudendo mi
viene voglia per stigmatizzare il nostro carattere prevalentemente rinunciatario
sia rispetto al nostro passato, peggio perfino rispetto al nostro futuro che
dopotutto appartiene più ai nostri figli che a noi adulti .per restare in tema
con il il nostro carattere colgo l’occasione per proporre una ulteriore
declinazione dell’etimo di Guglionesi ; lo esplicito prendendo spunto da ciò che
più e meglio ci distingue dagli altri animali : il linguaggio, che di fatto
rappresenta la struttura fondativa delle nostre istituzioni sociali , quindi non
ultima del nostro paese che in sostanza essendo formata da strutture ,beni e
servizi rappresenta la nostra cultura materiale e spirituale , il nostro bene
comune e collettivo . Pertanto non deve sembrare affatto straordinario , né un
mero esercizio linguistico applicare l’analisi del linguaggio , nello specifico
il nostro dialetto , al significato del logo “ Guglionesi” che compendia nella
sua espressione orale ( anche perché in passato era proprio la cultura orale
dominante poiché gran parte dei guglionesani erano analfabeti ) due concetti
estremamente diversi tra loro; il primo è noto ( gujj) fa riferimento ad una
pianta tipica dell’ambiente palustre in cui rigogliose crescevano le guglie (
typha latifolia) ; l’altro concetto , sotteso , mai esplicitato ,ha una
accezione temporale e si riferisce all’oggi ( guij ) che associato al moto
terrestre intorno al proprio asse , inesorabile , ricorrente, scandisce il
nostro calendario e che pertanto stando a quest’ultimo il nome Guglionesi si
presta facilmente ad essere inteso come” abitanti dell’oggi”, pertanto
naturalmente calati, oserei, perfino cristallizzati nel nostro presente paesano
. Non è forse questo ( se mi è consentito di umanizzare una intera comunità
dandole con un certo arbitrio un tratto individuale) uno dei tratti salienti del
nostro carattere sociale?
Concludendo questo articolo , spero si capisca che , al di là dell’assonanza
dialettale tra guij( oggi) e gujj( la pianta palustre) l’artificio del bisticcio
linguistico è stato solo un pretesto per dar conto del nostro caratterizzante
vivere prevalentemente l’oggi , dimentichi del passato, e poco propensi a
progettare fattivamente , prefigurandone le opportunità il nostro futuro di
paese.