21/12/2013 ● SOS
Erminia e… il presepe diffuso
Ermina ha comprato delle nuove palline per l’albero di Natale, ma le ha
scelte di plastica.
Alcune di quelle storiche, in vetro, sono state disintegrate dall’irruenza del
piccolo Luigi, lo stesso che adesso gioca ad aiutare suo nonno Gino
nell’accatastare la legna destinata ad arrostire le anguille.
A Erminia non spaventa certo il dover preparare per tante persone.
Anzi, lei è felice quando deve farlo. Spesso invita amici, amici dei figli,
parenti o conoscenti.
Le piace sentirsi la gente attorno e ampliare così le proprie vedute nutrendosi
delle esperienze che ognuno trasferisce naturalmente agli altri.
Quando poi è presa ad armeggiare tra i fornelli distoglie la mente dai cattivi
pensieri che qualche volta la assalgono, senza ragione apparente, pensando a se
stessa e alla sua famiglia.
I ragazzi sono ormai grandi e hanno la loro vita, ma per un genitore i figli
restano tali per sempre.
Però, la cena che dovrà preparare la prossima settimana sarà davvero molto
speciale.
Le farfalle che sente svolazzare nello stomaco quando ci pensa, le confermano
l’emozione dell’attesa.
Questa serata si organizza ogni anno, facendo attenzione a cambiare casa,
“location” e stavolta gli amici andranno tutti da lei.
Non sono più di una decina di famiglie, da paesi e anche da regioni diverse e
per nessuna ragione mancherebbero a quest’appuntamento, divenuto ormai un vero
rito, qualcuno direbbe un “cult”.
Le prime volte furono caratterizzate dalla confusione e dall’allegria tipica
delle riunioni familiari in cui ci sono tanti bambini che giocano, bisticciano e
urlano. Si faceva davvero fatica a tenerli buoni.
Adesso, anche se ci sono in ogni caso dei bambini, sono in numero inferiore e
non sono più figli ma nipoti.
Segno che davvero tanto tempo è passato ma anche che quest’appuntamento
natalizio ha superato ogni prova.
Gino, con tavole e cavalletti, ha costruito nella tavernetta un’ampia base ad
altezza di circa un metro.
L’ha fatto velocemente e bene giacché esperto nell’arte di costruire sia per
indole sia per mestiere.
Ermina ha ingentilito il palchetto rivestendolo con la carta da presepe.
Ha poi creato le colline sullo sfondo innevate abbondantemente con la farina
scaduta e conservata per questo scopo.
Tre i piccoli viottoli in ciottolato che conducono verso la piazzetta centrale
dove Gino ha messo la capanna, il riparo di fortuna destinato ad accogliere il
piccolo Gesù nella notte di Natale.
Gino l’ha costruito mettendo insieme delle belle e colorate cortecce di pioppo
che ha riportato da lavoro e trovate chissà dove.
Erminia, al termine, non gli ha fatto mancare la giusta dose di neve a farina.
Dal sottoscala poi, hanno estratto un grosso cartone da cui, ulteriormente
imballati con carta dei quotidiani, hanno liberato l’asinello e il bue.
Posta la paglia e mimetizzata la lampadina tremula che simula il fuoco a
illuminare la sacra scena, i due animali hanno trovato così il loro posto
naturale.
Guardano entrambi verso il punto in cui dovrà essere posto il bambino ma, Gesù e
gli altri personaggi non ci sono ancora. Arriveranno tutti la sera della
vigilia.
Ogni famiglia porterà il personaggio che custodisce a casa sua e poi spunterà
anche una chitarra, per cantare insieme “ …tu scendi dalle stelle o re e del cie
e e lo…”.
Come nuovi magi ridaranno vita alla sacra rappresentazione proposta nel 1223 da
San Francesco dopo il suo viaggio in Palestina.
E’ bello che questi amici si ritrovino insieme a ogni Natale portando sotto il
braccio non il solito panettone ma l’incarto della statuetta con la voglia di
vivere ancora una volta insieme l’evento che ha cambiato per sempre il mondo.
A Erminia e Gino è toccata la custodia dell'asinello e del bue e se è vero che
nulla è casuale, è facile costatare come Gino somigli, senza ironia, al somaro,
che accarezza sulla groppa liberandolo dalla polvere.
Per chi lo conosce, la sua inclinazione a lavorare sodo nell’umiltà e nel
silenzio non è un mistero.
Il bue invece, è come Erminia, docile e forte nello stesso tempo, “pesante” e
presente nella sua centralità familiare, così lei è il perno intorno a cui tutto
ruota e da cui tutto dipende: insieme
“ il bue e l’asinello” curano la loro casa perché sia sempre accogliente, con la
gratuità e la letizia dei veri figli di Dio.
Gino non vuole indagare su questi aspetti così amorevoli del suo essere perché,
in qualche maniera gli provocano imbarazzo, ma Erminia che conosce il suo cuore,
è consapevole della grazia che ha avuto nell’incontrarlo.
Il loro amore, tumultuoso quanto precoce nella gioventù è diventato sempre più
saldo con la maturità.
La vita non è tenera con nessuno e le prove che ci riserva sono tante,
condividerle con chi si ama è il modo più giusto e umano di affrontarle.
Questo è quanto accade quando questa sorta di “Compagnia del presepe diffuso” si
ritrova davanti al presepe che da liquido torna ancora una volta solido.
L’idea geniale venne tanti anni fa a una signora sul gruppo che comprò l’intero
presepe di terracotta in Basilicata e divise i componenti tra gli amici più
stretti, creando questo incredibile filo invisibile che induce, anno dopo anno,
a ritrovarsi per far memoria come “chiesa” del mistero del Natale.
Un’idea semplice quanto stupefacente, sicuramente degna di essere imitata.
Buon Natale!