13/12/2013 ● Solitudini d'autore
I tre Papi viventi
[...] La vera povertà della Chiesa è la mediocrità dei suoi membri, (un
grande Santo diceva che “il mondo va male perché la Chiesa va male!”). E
se nel mondo stanno dilagando calamità, disoccupazione, crollo economico a
livello mondiale, omicidi e perversione, è perché sta inesorabilmente crollando
anche l’ultimo, vero baluardo contro il male e il peccato costituito dalla forza
divina della Chiesa cattolica nel mondo, lasciando imperversare il potere delle
tenebre! Perché qui non si tratta solo di scontri politici ad alto livello,
bensì di una lotta soprannaturale fra il potere delle tenebre e quello della
Luce, laddove la Luce è rappresentata da una Chiesa nella quale gli stessi Preti
non credono più perché ormai la concepiscono (non tutti ovviamente) come puro
potere temporale.
A questo punto mi sono proposta di uscire allo scoperto. Non sono pochi quei
cattolici fedeli e praticanti che sono presi da terribili sensi di colpa e da
grande sofferenza per non sentirsi in sintonia con il Papa. [...] Se è vero che
un cattolico deve obbedire al Papa, è altrettanto vero che l’obbedienza non è
mai cieca e incondizionata perché trova innanzitutto il suo fondamento nella
legge naturale, in quella divina e nella Tradizione della Chiesa, di cui il Papa
è custode e non creatore o rivoluzionario, o ciclone, come viene definito. Un
ciclone ovunque passi, porta solo danno e sofferenza perché spazza via tutto. La
moda oggi diffusa di rifiutare la trascendenza per cercare il divino negli
uomini e nella storia in una sorta di moderno panteismo, può rappresentare un
pericolo perché c’è il rischio di fermarsi alla persona, (la chiamano papolatria)
a tal punto da divinizzarla e sostituirla a Cristo stesso, anche se
inconsapevolmente e molte volte in buona fede.
Le prime delusioni le abbiamo avute proprio sin dalla sera della sua elezione
quando, presentatosi in abito bianco senza la mozzetta rossa che normalmente
portano i Papi almeno nelle occasioni solenni, esordì con quel suo saluto più da
politico che da ecclesiastico: “Cari fratelli e sorelle, buonasera!”, al
posto di “Sia lodato Gesù Cristo” oppure “Il Signore sia con tutti
voi!”, saluto che ci ha lasciati di gelo, anche se ci ha rasserenato poi il
suo invito a pregare per lui in silenzio e a fuggire il demonio che sempre
insidia le anime. I grandi Papi della storia chiamavano i loro fedeli “Figli!
Cari figli!” e ci sentivamo veramente figli del Papa, figli della Chiesa,
figli di Dio con santo orgoglio! Adesso ci sentiamo orfani in mezzo a tanto
frastuono, per alcuni motivi che spiegherò.
E’ stato presentato come segno di povertà, ad esempio, il fatto che Papa
Francesco abbia pubblicamente rinunciato, oltre che alla citata mozzetta, anche
all’abito bianco di fattura e tessuto particolare riservato ai Papi, (ne porta
uno qualunque di stoffa leggera orribilmente trasparente), al pettorale e
all’anello d’oro, per fermarsi solo all’abbigliamento personale, senza parlare
delle famose scarpe rosse e della rinuncia all’appartamento papale.
Sembrano dettagli insignificanti, ma in realtà ognuno di quegli oggetti contiene
un significato simbolico particolarissimo che travalica l’aspetto puramente
venale del valore dell’oro, o delle perle o altro. Il pettorale ad esempio, che
consiste in una croce d’oro, contiene un frammento della reliquia della Santa
Croce di Gesù, e l’anello d’oro detto del “Pescatore” ricorda al Papa che Egli,
come S. Pietro, è innanzitutto “pescatore di uomini”. Il materiale usato, l’oro,
ha sempre significato la regalità, la maestà, e sono comunque oggetti preziosi
antichissimi perché vengono tramandati da Papa a Papa come simbolo di un
qualcosa che li trascende e li impegna, cioè come segno di fedeltà e di
continuità con il Mandato che Cristo ha voluto affidare al Primo Papa che è
stato San Pietro. Perché invece non pensare di portarli spiegando al popolo
quale profondo significato essi racchiudono nella loro bellezza? Rifiutare
questi oggetti è emblematico perché, in un certo senso, è come rifiutare la
continuità con i Papi precedenti!
Se noi, che nella nostra semplicità di vita, cerchiamo di trasmettere ai nostri
figli e nipoti quegli oggetti cari e preziosi ricevuti dai nonni o bisnonni come
segno di “appartenenza” ad una famiglia, ad un casato, ad una confraternita,
nobile o meno che sia, perché mai il Papa, che rappresenta nientemeno che lo
stesso Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, successore di Pietro, “Roccia” su cui
Cristo ha voluto fondare la Sua Chiesa, Voce Morale universalmente riconosciuta,
perché proprio il Papa dovrebbe rinunciare alle sue sacrosante e doverose
insegne, mescolandosi quasi “Uno inter pares” in mezzo all’anonimato della folla
che si crede confermata nella fede solo perché lo tocca, lo bacia e lo
abbraccia, nella più assoluta ignoranza della dottrina della fede?
[...] E se è vero che anche Gesù visse da povero in mezzo alla gente, perché
nacque in una grotta, cercò rifugio in terra straniera, si mantenne col lavoro
delle proprie mani passando umilmente in mezzo alla folla, ecc. sta di fatto che
questa sua povertà e semplicità non furono mai a scapito della sua identità,
dignità e autorevolezza. Infatti accettò l’oro e l’incenso dei sapienti di
questo mondo, sedette alla tavola dei ricchi e dei potenti per parlare anche a
loro del Regno dei Cieli, comandò agli spiriti immondi e questi gli obbedivano,
confuse gli Scribi e stupì i Sacerdoti che lo riconobbero come discendente di
Davide e inviato di Dio, accettò gli osanna della folla che lo chiamava “Rabbi”,
chiedendosi: “Ma chi è costui che parla con tanta autorità e sapienza?” Gesù in
pratica parlava, agiva, comandava e anche confortava con “grande autorevolezza!”
e non come uno inter pares!
In questo sta appunto il “potere” del Papa di legare o di sciogliere come
Vicario di Cristo, potere che alla fine è servizio, perché significa governare,
e questo implica anche il dovere di giudicare, di dare un giudizio sul bene o
sul male, cioè sul grado di colpevolezza del penitente in base alla sincerità
delle sue disposizioni. Ebbene, quando Papa Bergoglio è uscito con quella sua
storica frase “Chi sono io per…?” è come se avesse smentito la sua
Autorità e il suo altissimo ruolo di Vicario di Cristo dal momento che non c’è
Autorità al mondo più alta e idonea della sua per esprimere un giudizio morale
su qualunque fatto, o evento, o persona della storia!
Realtà preoccupante ma significativa di una crisi gravissima, che lo Spirito
Santo si incaricherà di chiarire, se lo invochiamo con forza, perché non è la
prima volta nella storia della Chiesa che la presenza di due o tre Papi viventi
contemporaneamente mette in dubbio la validità della loro elezione. Infatti io
chiedo agli esperti di diritto canonico: “Se un Papa eletto sia pure
regolarmente dal collegio cardinalizio, si comportasse non in piena sintonia con
la tradizione e il Magistero perenne della Chiesa, sarebbe da considerare vero
Papa? O ci troveremmo, come alcuni suppongono, in una situazione di
sede-vacantismo, o di ambiguo “papismo” camuffato da buonismo, ecumenismo,
irenismo?” Questo va chiarito al più presto se davvero amiamo il Papa e la
Chiesa. Che la Vergine Immacolata ci aiuti e ci protegga.
[Patrizia Stella - "L’enigma Papa Francesco" in
www.riscossacristiana.it]