23/11/2013 ● Caro Direttore
La nostra terra come bene comune
(Cowboy e Granmanze movimentano la politica guglionesana)
Da giorni si avvicendano alcune prese di posizione da parte di referenti delle
istituzioni locali , gruppi e , cittadini di Guglionesi sul Progetto “Rancho
Granmanze” : un investimento che dovrebbe interessare il territorio basso
molisano ( S. Martino in Pensilis : zona boschiva torrente Saccione ). Da
quanto, da diverse fonti ufficiose è dato sapere , l’investimento prevede lo
stallaggio di dodicimila manze da crescere , governandole fino all’ età
riproduttiva ( da 15 giorni a 22 mesi ) . In seguito, un mese prima del parto,
sarà l’azienda proponente l’investimento sul territorio molisano a dover
continuare e chiudere altrove gli altri segmenti della filiera ( quelli meno
inquinanti e maggiormente interessanti dal punto di vista occupazionale e della
diversificazione della produzione ) . Il Sindaco e gli amministratori del Comune
di Larino, attraverso un consiglio comunale monotematico hanno già preso
posizione rispetto al modo in cui verrebbe impegnato il territorio basso
molisano valutando i costi ambientali che graverebbero sulle comunità locali (
poiché quasi limitrofa al sito ospitante le strutture che occuperanno 80 ettari
, ampliabili, è stata individuata e classata dalla direttiva CEE 91/676 : una
vasta area già oggi ad alta vulnerabilità ai nitrati ), a fronte dei limitati
benefici occupazionali che ad impianto a regime ammontano a cinquanta lavoratori
occupati di profilo professionale medio- basso. I rappresentanti delle
istituzioni guglionesane, per contro, fino ad oggi hanno espresso laconiche,
indefinite posizioni personali a favore/ contrari all’accoglimento delle
Granmanze. Bene ha fatto quindi l’Amministrazione del Comune di Larino ad
esprimere un parere contrario poiché è la stessa Società proponente che in modo
esplicito afferma : “ esternalizzando l’allevamento delle manze in Molise si
estrae ( si abbatte ,detraendola dalla quota di inquinanti insistenti in altre
zone della filiera . l’inciso e mio) anche il 35-40% del totale della produzione
di materia organica , pertanto il nuovo centro di accrescimento deve attivare un
programma di gestione dei residui organici e diventa responsabile della
produzione organica “ ( che è sottoposta ai limiti di legge per quanto riguarda
il rilascio nell’ambiente di sostanze azotate ). Il silenzio istituzionale della
maggior parte dei Comuni limitrofi alla zona di insediamento rispetto ad un
problematica ambientale che non è inferiore per portata e carico di inquinanti
all’atterraggio, al momento dell’insediamento strutturale , ugualmente poco
informato di altre già consolidate piattaforme industriali quali : il Polo
chimico del nucleo industriale di Termoli (in parte una filiazione della
fabbrica di insetticidi della Union carbide chemicals scoppiata con effetti
devastanti a Bhopal, in India ) e, di recente la C.le turbogas, la dice lunga su
quanto dietro le quinte della politica nostrana si stia orchestrando
all’insaputa dei cittadini . Perché lo stallaggio di dodicimila manze dovrebbe
creare dei problemi ambientali ? si chiedono in molti ; non veniamo noi da una
tradizione di allevamento zootecnico a dimensione familiare contadino in passato
diffuso in tutto il territorio ? La risposta che suscita più di qualche fondata
preoccupazione si sostanzia fondamentalmente sull’ abnorme carico di massa
biologica ( le manze ) equiparabile all’insediamento su circa l’8% del
territorio Sanmartinese di una popolazione umana , mantenuta allo stato
vegetativo di circa 22.000 persone ( un quarto della popolazione del basso
Molise); la proiezione è mia e dà conto della stazza , dell’alimentazione ,
dell’approvvigionamento idrico , delle deiezioni degli animali in
stallaggio”Ombra”, quindi in parte in tettoia, credo , “viste le miti condizioni
climatiche della zona”. Fatti un po’ di conti , si evince che a ciascuna manza
spetti una superficie che è più o meno pari alla proiezione della sua sagoma a
terra come dire quasi una segregazione da laboratorio di sperimentazione
animale. Infatti , a detta della Società proponente l’investimento si stabilirà
un felice connubio tra programmazione informatizzata ( aggiungo , magari
robotizzata)delle fasi di gestione del governo dei tempi di accrescimento delle
manze eliminando i tempi improduttivi ( e le manze ingravidabili). E , poiché ho
richiamato la nostra millenaria tradizione di allevamento bovino , mi viene
facile contrapporre a tale megaprogetto di industrializzazione dell’allevamento
di manze un principio confortato da un grande antesignano dell’ecologia pratica
Barry Commoner che la pensava esattamente come i nostri progenitori contadini e
che in sintesi affermava “ la diluizione degli inquinanti è la soluzione
dell’inquinamento dei suoli, delle acque , dell’aria “ ; ovviamente il
contrario, la loro concentrazione porta al collasso del territorio. Condivido
questo importante principio ecologico , perché era già stato messo in pratica
dalla nostra tradizione contadina da cui si evince che in passato gli
allevamenti diffusi nelle stalle di tutto il territorio molisano, abitato in
modo altrettanto diffuso, oltre che a risolvere i problemi occupazionali
familiari consentivano di: controllare il territorio di proprietà, a mezzadria …
in modo capillare attraverso la presenza costante del “vaccaro” in loco; di
prelevare gli alimenti per gli animali nelle foraggere di proprietà pertinenti
l’allevamento ; di smaltire in proprio le deiezioni bovine , che mescolate al
letto di paglia venivano per mesi fatte fermentare nel letamaio e quando erano “
mature” (diventavano compost) venivano sparse negli uliveti, negli orti … Arrivo
al punto , perché allora accettare un megaprogetto , come al solito calato
dall’alto, che comporta un impatto ambientale insostenibile per il nostro
territorio mentre è precipuo compito della nostra screditata classe politica sia
nazionale che regionale inadeguata a proporre in alternativa ai megaprogetti
alcunché che nasca dalla nostra cultura ,dalla nostra tradizione e sia anche
ecosostenibile . Provo ad esempio a suggerire un impegnativo lungimirante
progetto delle” Mille stalle” ospitanti Manzemolisane , magari cofinanziato da
Commissioni a ciò preposti dell’Unione europea e dalla Regione Molise che invece
di anticipare la Granarolo ,si è dissanguata nel sostenere uno Zuccherificio da
anni in agonia . Fondi dell’Unione europea che al Sud non riusciamo a spendere
per la nota incapacità dei nostri responsabili istituzionali e politici di
approntare in tempo utile progetti in grado di interpretare secondo la normativa
europea le vocazioni e le esigenze produttive dei territori di appartenenza .
Quindi un progetto delle” Mille stalle” diffuse nel territorio proposto in
sinergia dai nostri rappresentanti politici , in verticale, a qualsiasi livello
istituzionale, in modo da concertare ed armonizzare i diversi livelli di
intervento e responsabilità , porterebbe ad una imprenditoria diffusa sul
territorio, alla nuova costruzione nonché ad un recupero di strutture rurali
dismesse o in stato di abbandono ,ad una occupazione certa di manodopera locale
moltiplicata almeno per venti , ad un necessario completamento in loco della
filiera, con ulteriori ricadute occupazionali , a fronte dei cinquanta occupati
promessi dal piano di investimento per le risorse umane del progetto Granmanze .
Messi, già in passato , di fronte oggi all’insussistenza delle proposte di
politiche agricole e zootecniche locali è ’ facile oggi parteggiare per i “cow
boy “che verrebbero assunti nel Rancho Granmanze, com’è quasi ovvio parteggiare
per la democrazia ( chi oserebbe dirsi non democratico!), ma questo
atteggiamento di condivisione per partito preso è legato purtroppo ad una ancor
più subdola forma di irricevibile contropartita : il lavoro che manca ( e crea
disperanti, giustificatissime attese , quali che siano ) contro la libertà di
violentare un territorio già ampiamente compromesso e soprattutto incontrollato
( tralascio la sfilza di responsabili delle istituzioni indagati per reati
ambientali! ). Se proprio i molisani devono tornare a fare i “vaccari” per conto
terzi è auspicabile che lo possano fare in proprio, magari consorziandosi, visto
che c’è poco di propositivo da attendersi da una classe politica molisana che
per riacquistare credibilità e fiducia presso i cittadini dovrebbe oggi
inventarsi nel comparto i cui spazi vengono ambiti e usurpati dall’esterno (
dalla Granarolo) una politica zootecnica e agroalimentare poderosa e innovativa
; una politica che comunque , come purtroppo accerteremo dall’andamento e dalla
conclusione della vicenda “Granmanze”non è nelle corde dei nostri rappresentanti
istituzionali ed è ciò già provato dal fatto che i nostri politici di destra o
di sinistra ,non ha molta importanza ( tanto tutto è oramai omogeneizzato e
politicamente diluito dalle necessitanti “larghe intese” ), che a qualsiasi
livello corteggiano e fanno positive entrature a imprese che portano un progetto
“chiavi in mano” desiderose di insediarsi nel nostro” povero” Molise . Si
privilegia , anche in questa opportunità di investimenti esterni ala Regione
,ancora una volta la grande finanza di speculazione al posto di una
microeconomia di scala ridotta, ma solidamente radicata e diffusa nel territorio
di appartenenza .A conclusione di questo mio intervento , nel dire un forte e
motivato NO GRAZIE! all’accoglimento sul nostro territorio delle Granmanze la
cui flatulenza in vita e il cui trattamento al biodigestore delle loro deiezioni
potrebbe tranquillamente alimentare. per la quantità di biogas producibile, l’
altrettanto discutibile e avversata Turbogas di Termoli , unitamente ad altre
inquinanti cattedrali nel deserto occupazionale che hanno portato o che
promettono di portare in futuro. Noi, qualora si creerà una plurale compagine
oppositiva a tanto scempio ambientale difenderemo la nostra terra come bene
comune appartenente a tutti, soprattutto alle nuove generazioni , cioè ai non
ancora nati di oggi che hanno diritto a vivere in un ambiente salubre e
incontaminato come quello che abbiamo ereditato dai nostri avi.
Grazie per la cortese ospitalità nella rubrica caro direttore
Arcangelo Pretore
Guglionesi 22 novembre 2013