21/11/2013 ● Cultura
Un “Manifesto per la Cultura” per ritornare a crescere
I 5 punti del “Manifesto per la Cultura”
1. Una costituente per la cultura.
Un’azione assolutamente necessaria perché senza cultura non c’è sviluppo. Dove
per "cultura" deve intendersi una concezione allargata che implichi educazione,
istruzione, ricerca scientifica, conoscenza. E per "sviluppo" non una nozione
meramente economicistica, ma la capacità di valorizzare i saperi, di guidare il
cambiamento.
2. Strategie di lungo periodo.
Se vogliamo davvero ritornare a crescere dobbiamo pensare a un’ottica di
medio-lungo periodo. La cultura e la ricerca innescano l’innovazione, creando
occupazione e producendo progresso e sviluppo. Questo tema deve tornare al
centro dell’azione di tutto il governo ed è una condizione assolutamente
necessaria per il futuro dei giovani: chi pensa alla crescita senza ricerca,
senza cultura, senza innovazione, ipotizza per loro un futuro da consumatori
disoccupati, e inasprisce uno scontro generazionale senza vie d’uscita.
3. Cooperazione tra i ministeri.
Strategia e scelte operative per lo sviluppo della cultura devono essere
condivise dal ministro dei Beni Culturali con quello dello Sviluppo, del
Welfare, della Istruzione e ricerca, degli Esteri e con il Presidente del
Consiglio. E il Ministero dei Beni Culturali e del paesaggio dovrebbe agire in
stretta coordinazione con quelli dell’Ambiente e del Turismo.
4. L’arte a scuola e la cultura scientifica.
L’azione pubblica deve contribuire a radicare a tutti i livelli educativi, dalle
elementari all'università, lo studio dell’arte e della storia, non disgiunto
dalla formazione di una mentalità scientifica e antidogmatica, per rendere i
giovani i custodi del nostro patrimonio, e per poter fare in modo che essi ne
traggano alimento per la creatività del futuro, formando nel contempo i giovani
ad una cultura del merito, che deve attraversare tutte le fasi educative.
5. Merito, complementarietà pubblico-privato, sgravi ed equità fiscale.
La complementarità pubblico/privato deve divenire cultura diffusa e non
presentarsi solo in episodi isolati. Può nascere solo se non è pensata come
sostitutiva dell’intervento pubblico, ma fondata sulla condivisione con le
imprese e i singoli cittadini del valore pubblico della cultura. E per creare le
condizioni per una reale complementarità tra investimento pubblico e intervento
dei privati non devono mancare provvedimenti legislativi a sostegno di
quest’ultimo attraverso un sistema di sgravi fiscali.
[cfr. Manifesto della Cultura]