31/10/2013 ● Cultura
Anche il cinema può dare una mano al Molise poco conosciuto
Il terzo film di Luca Medici in arte Zalone, scritto in coppia con il regista
Gennaro Nunziante, esce in molte sale con il numero record di 1250 copie. Il
comico pugliese interpreta un venditore di aspirapolveri con il mito dei soldi
facili, che però non riesce a fare. Promette al figlio una vacanza straordinaria
a patto di prendere tutti dieci a scuola. Il ragazzo ci riesce e lui è costretto
a mantenere la parola. Prima lo porta da una anziana zia in Molise, poi si
ritrova in un ambiente di ricconi. “Il mio personaggio – spiega Checco
Zalone a Repubblica – è il frutto di vent’anni di berlusconismo. Lo racconto
senza sconti sui difetti, è uno che pensa solo ai soldi, ma anche senza
ideologia: alla fine gli vuoi anche bene”. Il regista Nunziante gli fa eco:
“Ci sentiamo figli della commedia all’italiana, che attingeva alla realtà.
Perché quando te ne stacchi, il film perde le fondamenta”. Le riprese sono
state effettuate in Molise a Petrella Tifernina, Sepino, Casacalenda, Limosano,
Provvidenti. Inoltre, in Toscana, a Venezia, Padova, Santa Margherita Ligure,
Portofino.
Si capisce dunque come la cinematografia, in quanto fenomeno culturale, possa
contribuire a valorizzare un territorio.
Continuando sull’argomento, ho letto che il regista Mario Martone ha iniziato a
Recanati le riprese del film sul grande poeta Giacomo Leopardi interpretato da
Elio Germano (nato a Roma da una famiglia originaria di Duronia, in Molise). Il
giovane favoloso è il titolo del film. “Leopardi è più che attuale –
dichiara il regista – parla al futuro e ci parla di questioni fondamentali
della vita: natura, scienza, felicità… Questa impresa è anomala per il cinema
italiano di questi anni ed è un rischio. Ma forse qualcosa sta cambiando”.
Gli è stato chiesto: quanto pesa il poter contare sul talento di Elio Germano
come protagonista? Risposta: “Molto. Ho pensato subito a lui. Senza Elio non
avrei fatto il film. Si è immerso in Leopardi con un entusiasmo contagioso (…)
Devo ringraziare Rai Cinema e la Fondazione Marche, gli industriali marchigiani
che hanno finanziato per quasi un terzo il film…”.
Tornando al nostro Molise, ipotizzando che una ‘Fondazione Cultura’ riuscisse a
trovare i finanziamenti necessari, a quale illustre molisano del passato si
potrebbe far riferimento per un film in costume d’epoca? Questa domanda vuole
coinvolgere il lettore in merito alla propria preferenza. Personalmente, per
riallacciarmi all’epoca leopardiana, penserei in primo luogo a Gabriele Pepe
(1779-1849) appartenente alla nobile famiglia Pepe di Civitacampomarano,
generale e scrittore. Compose varie opere di carattere storico e letterario, fra
cui il famoso Galimatias (cfr. Wikipedia, l’enciclopedia libera). A
Firenze si legò al gruppo dell’Antologia, fu membro del circolo Viesseux e
dell’Accademia dei Georgofili, conobbe e frequentò personalità come il Leopardi,
Ranieri, Manzoni, Troya, Poerio e si mantenne impartendo lezioni di storia,
letteratura e scienze ai giovani della nobiltà fiorentina. Nel 1826 sfidò a
duello il poeta Lamartine, in quel periodo diplomatico francese a Firenze, che
aveva offeso l’Italia definendola come ‘terra dei morti’. La clamorosa vittoria
al duello assurse a simbolo di patriottismo ed integrità del rinato spirito
unitario alle soglie del Risorgimento italiano.
Una mia scelta ulteriore cade sulla figura di Francesco Jovine (1902-1950), nato
a Guardialfiera, scrittore, giornalista e saggista. Il suo romanzo più famoso
‘Le terre del Sacramento’, pubblicato postumo nel 1950, vinse il Premio
Viareggio. “E’ un romanzo – come si legge su Wikipedia – che può venir
definito una specie di epopea del lavoro contadino, che trova nella gente meno
agiata socialmente una commossa celebrazione rivolta pure alla loro terra (…).
L’opera di Jovine, narratore di tradizione essenzialmente naturalista cresciuto
nella realtà contadina del Molise, propone al lettore un tema reale e scottante
della vita nel meridione che, grazie pure alla sua passione per la storia, viene
mescolato all’espansione del regime fascista che porterà alla famosa ‘questione
meridionale’. E’ dunque autore di uno dei più importanti romanzi del Novecento”.
Dopo il servizio militare svolto a Roma, ottenne l’abilitazione magistrale nel
1923 insegnando a Guardialfiera e poi a Roma dove si laureò nella facoltà di
Magistero e divenne direttore didattico.
Desidero concludere queste brevi riflessioni con le parole del nostro Presidente
della Repubblica in occasione del convegno svoltosi a Bari su ‘Mezzogiorno e
cultura’: “il Sud deve recuperare un ruolo che sta perdendo nello sviluppo
generale del paese. Una delle leve per recuperare questo ruolo è la
valorizzazione delle sue risorse e delle sue potenzialità culturali”. E
l’istituzione università “rappresenta in qualche misura lo strumento principe”.