13/9/2004 ● Libro
Cavalli e Cavalieri: "la Fonte di Nallo per il ristoro"
Anche nel Molise il rapporto dell'uomo con il cavallo conta almeno duemila e
cinquecento anni di storia. A partire dall'epoca italica questo territorio vanta
una secolare tradizione equestre. forse la parte meno conosciuta e studiata
della sua storia millenaria.
Il volume, che raccoglie gli atti dell'omonimo convegno di Pescolanciano, vuole
essere il primo passo verso il giusto approfondimento che la materia merita.
Storia, letteratura e architettura legate al più nobile degli animali sono
passati in rassegna attraverso il contributo di autorevoli studiosi e
appassionati cultori del settore.
È l'inizio di un prezioso recupero della memoria relativo all'insieme delle
conoscenze legate all'allevamento e all'utilizzo del cavallo in Molise,
anch'esse componenti essenziali della cultura e della identità di questa
piccola. grande regione.
All'interno l'intervento di Luigi Sorella sul tema "La Fonte di Nallo per il
ristoro di cavalli e cavalieri".
Editore: Palladino Editore, 2003
Pagine: 256
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La Fonte di Nallo per il ristoro di cavalli e cavalieri | Luigi Sorella
Dal libro
“CAVALLI E CAVALIERI” a cura di Nicola Mastronardi -Palladino
editore- Campobasso 2003
Da pag.177 a 182
Infiltrarsi nel “mondo del cavallo”, attratti dal fascino delle leggende e
dalle grandi epopee della storia, in particolare quelle dei cosiddetti “ordini”,
militari e monastici, può riservare delle piacevoli sorprese, soprattutto quando
si è alla determinata ricerca di una traccia, possibilmente inconfutabile,
innegabile: quella che riesca, in qualche modo, ad illuminare concretamente la
più indiscreta delle vicende sepolte nella disinteressata opulenza della nostra
cultura regionale. Per quanto ci è possibile, in competenza e in attendibilità
scientifica, lontani dalla saggezza dell’esperienza in materia, tentiamo di
segnalare alcune orme di cavalli e ripercorrendo i sentieri dei loro cavalieri.
Siamo infatti convinti che una presenza cavallerizza, ossia non solo umana,
abbia segnato alcuni passaggi strategici del territorio molisano, quei “luoghi
della memoria”, dove si sono consumate la fatica e la gioia della
contemporaneità, oggi rifugio della Storia per la nostra quotidianità.
A volte l’attuale assetto territoriale del Molise può falsare la lettura
antropologica della sua gente, culturalmente ricca e varia: pastori sulle cime
del Sannio e pescatori sulle rive della Frentania. Una classificazione troppo
semplicistica, ma condivisibile, purché si perdoni generosamente una sintesi
geografica così forte. Ogni valutazione culturale sul nostro Molise, dunque,
deve calarsi storicamente in due province: il Contado di Molise e l’alta
Capitanata, almeno secondo la suddivisione del Regno di Napoli in dodici
distretti amministrativi. D’altra parte ogni studioso scrupoloso, intento ad
approfondire le proprie ricerche, deve fare i conti con gli archivi che sono
custoditi presso le varie intendenze di appartenenza nel Regno preunitario.
Le relazioni umane, in modo particolare lo scambio delle risorse, commerciali,
artigianali, artistiche, religiose costituiscono la base di sviluppo per una
qualsiasi rete sociale, in cui intrecciare e contrattare i propri interessi. I
canali della comunicazione, che talvolta hanno appellativi tanto suggestivi
nella loro evocazione, quali la strada “del sale”, “dello zafferano”, “delle
pecore”, “dei pellegrini”, e così via, rappresentano un motivo di sospetto e
allo stesso tempo uno strumento di ricerca. Tra documenti cartacei, tra pietre
monumentali e tra ipotesi di illustri studiosi, più o meno rigorose, si
concentra e si scioglie ogni sforzo del sapere.
Ecco allora, che ci si rende conto come l’alto Molise, immaginando come tale
tutto il Contado, non abbia uno sbocco sul mare e che una parte della
Capitanata, l’antica Daunia, settentrionale, costituisca una piccola zona di
comodo “varco”, un “valico di mare” tra l’Abruzzo e il Gargano, tra la Puglia e
i piccoli Ducati del settentrione, tra l’oriente e l’occidente. In definitiva un
comodo corridoio di costa che si lascia tracciare tra due margini ben delineati:
il mare e le prime colline. Focalizzando l’attenzione su un lembo di terra
molisana, appartenuto certamente al supposto corridoio di costa, possiamo
riscoprire, dall’impassibilità del tempo, un’oasi per il ristoro di cavalli e
cavalieri del Medioevo, estremamente interessante – peraltro di recente
rinvenimento – in grado di arricchire il patrimonio culturale, storico ed
architettonico non solo della Regione.
Qualche anno fa, poco distante dal tratturo Foggia-Lanciano-L’Aquila, nell’agro
di Guglionesi (Campobasso), quasi inghiottita dalla campagna, tra i primi colli
dell’ultimo Biferno, è stata individuata una fonte, ben conservata in una
struttura arcata, un misto di pietra e mattoni, un piccolo monumento eretto in
epoca medioevale, tra il XIII e XIV secolo, a protezione di una sorgente
d’acqua, localmente e volgarmente chiamata Fent de Nalle, probabilmente da
tradursi, secondo qualche documento, in Fonte di Nallo.
Costituita a doppia vasca, quella di destra assolve ad abbeveratoio degli
animali a media e bassa statura, mentre la struttura di sinistra, dove affiora
la sorgente, è destinata all’acqua più pulita, dunque alla potabilità e
all’approvvigionamento umano.
Il fronte è lungo oltre 14 metri, alto in media circa 2,20 metri, per una
profondità di circa un metro. Con poca differenza in lunghezza, la Fonte di
Nallo si divide in due parti: a sinistra chiusa e protetta da una copertura
voltata a botte, aperta solo nel fronte con quattro archi ben impostati; a
destra del tutto aperta e non coperta da alcuna tettoia. L’orientamento è
rivolto a levante, in asse con il sole che sorge sul mare del solstizio estivo.
Ben visibile risalendo il corridoio di costa, da meridione a settentrione, oggi
la fonte si presenta recuperata dal suo ritrovamento, libera dalla massa di
terreno che lo avvolse per lungo tempo, abbandonata ma evidentemente “sicura” e
protetta.
Suscitano un notevole interesse artistico e storico alcuni conci in scultura
architettonica i quali, incastrati nel fronte di sinistra in corrispondenza di
punti simmetrici del disegno architettonico, emergono dalla piattaforma muraria.
Sui tre pilastrini in pietra delle imposte arcate spiccano tre scudi, molto
consunti e araldicamente illeggibili.
La realizzazione scultorea di tali elementi venne realizzata a basso rilievo,
incidendo la pietra a fivelli, dalla decorazione araldica alla base di appoggio
della sagoma scudettata. Quindi, sebbene resta evidente la forma scultorea,
nella consunzìone dell’arenaria si è quasi del tutto persa la lettura del
blasone. Probabilmente si tratta di emblemi appartenuti a diversi ordini
cavallereschi, che durante il Medioevo hanno condiviso il possesso della Fonte
di Nallo. Perciò è attendibile un ruolo di ristoro per questa oasi, una tappa
lungo il tragitto del corridoio di costa.
Agli studiosi competenti in materia, agli appassionati di architettura
tedioevale, soprattutto di monumenti ai margini del prestigio e della sacralità,
forniamo un ulteriore intrigante elemento di lettura. Sopra due dei quattro
conci in chiave degli archi – evidentemente altri due sono stati trafugatí – si
incastrano due elementi in scultura architettonica il cui disegno sembra
iscriversi in una forma piuttosto circolare. A differenza degli scudi, risultano
icisi nella loro rappresentazione, praticamente illeggibili. Tuttavia l’elemento
di sinistra del fronte arcato, in particolari condizioni di illuminamento, in un
gioco di luci ed ombre, riesce a mostrarsi una piccola croce, molto vicina al
vessillo della cavalleria templare.
La tentazione di accostare la Fonte di Nallo all’epopea dei Cavalieri del tempio
è molto forte, suggestiva, tutta da dimostrare, affascinante quanto illusoria.
Eppure gli elementi ci sono tutti: il percorso della transumanza, il ristoro di
cavalli e dei cavalìeri, l’immediata vicinanza di un borgo dove reperire
necessità al viaggio (Guglionesi),l’orientamento ad oriente, gli scudi araldici;
il Gargano così prossimo, con il culto già secolare all’Arcangelo San Michele,
gli approdi pugliesi per la Terrasanta, a qualche giorno di cavallo dalla tappa
della fonte di Guglionesi. Ma evidentemente tali considerazioni, se possono da
un lato giustificare la eventuale presenza dei Templari in questo territorio,
dall’altro sono troppo labili per una deduzione che si possa definire
attendibilmente storica. Il ruolo della Fonte di Nallo può diventare importante
in tale contesto se riesce a legarsi ad altre tracce, che supportino in tempi
coevi la tesi di un’oasi non solo di ristoro umano ed animale, ma pure
spirituale. Ciò rafforzerebbe, addirittura, l’ipotesi di un controllo diretto
del territorio da parte dell’ordine cavallersco-monastico. In questo senso si
può associare, con una certa onestà storica, la Fonte di Nallo alla chiesa di
San Nicola di Bari, sempre nel territorio di Guglionesi, uno splendido esemplare
di monumento romanico del Molise, dove sul pilastro di destra della prima linea
è dipinta una croce nell’inconfondibile rosso sangue. La chiesa, cítata nel
Codice diplomatico benedettino di Tremiti per una donazione egistrata nell’anno
1049, addirittura prima della traslatio delle reliquie di San Nicola a Bari,
avvenuta il 9 maggio del 1087, potrebbe essere stata ricostruita su un’antica
cripta, o un’originaria e primitiva chiesa preesistente, intorno al secolo XIII.
Il sospetto che in tale ricostruzione, per lo stile architettonico e per il
notevole investimento finanziario supportato, lo spirito templare sia stato
forse protagonista, se da un lato continua a far discutere, dall’altro fa
sperare in una rivalutazione storica e definitiva del monumento di Guglionesi.
La chiave di tale risposta è proprio nella Fonte di Nallo, coeva e ad occhio
molto simile nella impostazione strutturale e tipologica alla edificazione della
chiesa, quasi una matrice delle maestranze coinvolte nell’allestimento dell’oasi
di ristoro.
Resta da chiarire, tra i tanti dubbi, il nome Nallo, in dialetto locale Nalle.
Si racconta tra gli anziani del posto che il versamento dell’acqua, dalla vasca
all’abbeveratoio, avvenisse tramite una testa dalle sembianze demoniche, forse
un diavolo. Difficile spiegarne l’allegoria, ma non può escludersi un legame
simbolico con gli scudi e le croci del fronte.
A conclusione di questa segnalazione architettonica, si deve “invocare” un
urgente intervento di valorizzazione della fonte, oggi praticamente
inaccessibile infatti è “scomparsa” la strada vicinale, peraltro comunale.
Il suo reintegro nel tessuto urbanistico di Guglionesi e nella cultura molisana
restituirà un piccolo gioiello medioevale alla nobile tradizione del “cavallo” e
dei suoi cavalieri.
[Vietata la riproduzione del testo e dei disegni senza
consenso scrito dell'autore]
Riferimenti bibliografici
-Cfr. L. SORELLA, Un intrigo… forse templare, in «Made in Molise», anno IV, n.
7, Campobasso 2002, pp. 16-19.
-G. MORLACCHETTI, F. PAOLONE, L. SORELLA, La Chiesa di San Nicola a Guglionesi,
Parrocchia Santa Maria Maggiore, Guglionesi 1997.
-A. M. ROCCHIA, Cronistoria di Guglionesi e delle tre gloriose traslazioni di
Sant’Adamo abate suo protettore, ristampa a cura di G. Morlacchetti, Vasto 1991.
-D. ACETO, Atti del Notaio G. Leonardo de Manfrodinis 1546, Guglionesi 2001.
-F. CUOMO, Storia ed epopea della cavalleria, Roma 1995.
-E BRAMATO, E CARDINI, S. CERRINI, A. DEMURGER, C. DONDI, A. Luttreli, Templari,
la guerra e la santità, cura di S. Cerrini, Rimini 2000.