9/8/2013 ● Scuola
Il Governo non investe nella conoscenza e blocca le retribuzioni per tutto il 2014
Mentre il Governo del fare continua a non intervenire sulle cause strutturali
della crisi ed il Parlamento rinvia le decisioni riguardanti le riforme
strutturali, la legge elettorale, i costi della politica (conservando i
privilegi dei pensionati d’oro), le uniche decisioni assunte riguardano le
penalizzazioni per il pubblico impiego. Il Consiglio dei Ministri del 7 agosto
ha deciso di bloccare i contratti pubblici e le progressioni di carriera,
rinviando le risposte alle tantissime emergenze nei comparti della conoscenza.
Si rimandano decisioni urgenti e non si danno soluzioni al personale precario
amministrativo e tecnico della scuola; non si risolve la vergogna nei confronti
del personale inidoneo all’insegnamento, costretto coattivamente a transitare
sui ruoli amministrativi e tecnici. Così come non si danno risposte sulla
stabilizzazione dei posti di sostegno per gli alunni disabili, il
dimensionamento e la realizzazione dell’organico funzionale che avrebbe
consentito alle scuole di organizzare una diversa offerta formativa.
Non si è affrontato il tema riguardante il personale della scuola che, avendo i
requisiti prima della riforma Fornero (la cosiddetta “quota 96”), non è potuto
andare in pensione. Ciò ha comportato la riduzione significativa dei posti
disponibili ed ha reso sempre più lunga l'attesa di un posto stabile. Gli unici
investimenti riguardano l'edilizia scolastica e gli arredi, importanti ma
rappresentano una parte degli interventi necessari per la scuola pubblica.
Il risultato di queste politiche per il Molise è il seguente: il 1° settembre
2012 ci sono stati 230 lavoratori della scuola andati in pensione. Per il
prossimo anno scolastico 2013/14 ci sarà una vera e propria falcidia. I
pensionati saranno appena 82. In questo modo, considerando anche i 1600 posti di
lavoro che si sono persi negli ultimi quattro anni, per effetto delle devastati
politiche del duo Tremonti - Gelmini con la riduzione del personale ATA, del
tempo scuola nella secondaria superiore, la soppressione del modulo nella scuola
primaria e del tempo prolungato nel I° grado, le immissioni in ruolo saranno
ridotte al lumicino.
Sull’università gli interventi sul diritto allo studio sono molto parziali e si
profila un ulteriore aumento delle tasse. Per questo abbiamo chiesto al Rettore
dell’Università del Molise di considerare la posizione delle famiglie disagiate
ed alla Regione di incrementare le risorse per il diritto allo studio. Si deve
passare dalle parole ai fatti. Non si può sempre giustificare l'assenza di
risposte con la ristrettezza delle risorse dopo aver massacrato con i tagli
epocali la scuola e l'università.
Senza una inversione di tendenza ci sarà una forte mobilitazione a partire dai
primi giorni dell'inizio del nuovo anno scolastico.